Sirine Charaabi risponde sottovoce da una camera di hotel. Dice che è a Pompei, anzi lo sussurra, perché non vuole svegliare nessuno. Nonostante ciò, non riesce a trattenere una risata: si era completamente dimenticata della telefonata. Non è in vacanza, ma come spesso accade nei weekend è in giro per l’Italia, sul ring, nei tornei più importanti della penisola.
Nel recupero, tra un incontro e l’altro della Women Boxing League, abbiamo chiacchierato. Prende la borsa e lascia la camera, il tono della sua voce si fa più incalzante. Mentre fa colazione, racconta come le è capitato di diventare uno dei migliori prospetti della boxe italiana.
Sirine Charaabi è una boxeur di talento, ha 22 anni. I suoi genitori sono entrambi tunisini. Lei e la sua gemella sono nate in Tunisia, e ci sono rimaste per 18 mesi. Poi, nel 2001, grazie al ricongiungimento famigliare, hanno raggiunto il padre in Italia, in provincia di Caserta.
«L’arrivo in Italia è stato semplice, naturale. Sono sempre stata a mio agio, non mi sono mai sentita estraniata o diversa. Pure da piccolina, sono sempre stata ben integrata, anche per il mio carattere: sono una persona che fa amicizia, che sa farsi accettare». Dalla simpatia genuina e contagiosa che traspare dalla sua parlata campana, non fatico a crederle. L’infanzia di Sirine a San Prisco, in provincia di Caserta è spensierata, scorre tranquillamente. Non si discosta di molto da quella della maggior parte delle persone. Almeno fino ai suoi 5 anni.