Ispirandosi agli imballaggi piatti dei mobili Ikea, un team di ricercatori della Carnegie Mellon University di Pittsburgh, in Pennsylvania (Usa), ha creato un prototipo di pasta piatta che, durante la cottura, si trasforma assumendo la forma tridimensionale dei formati classici. Lo scopo dell’esperimento è ridurre il volume degli imballaggi e, di conseguenza, lo spazio necessario al trasporto e allo stoccaggio.
Ma questa è solo l’ultima di una serie di novità appena arrivate sul mercato, segno di come il mondo della pasta in questi mesi sia in pieno fermento creativo: dopo i Cascatelli, il nuovo formato creato dal giornalista americano Dan Pashman, subito andato a ruba nonostante il prezzo stellare (18 dollari al pacco), è in arrivo un’altra novità che porta la firma dello studio di architettura Veneziano+Team. Si chiama Rigacuore, è un maccheroncino a forma di cuore prodotto da La Molisana e confezionato in un pack interamente riciclabile. La doppia piega crea una piacevole corposità, assicura l’azienda, mentre la trafilatura al bronzo garantisce la tenuta del condimento.
Partendo da queste suggestioni abbiamo chiesto a dieci menti creative di immaginare un formato di pasta che ancora non esiste.
1 L’omaggio di Lissoni Associati a Bruno Munari
«Ispirata alle sculture da viaggio di Bruno Munari e ai metamateriali, abbiamo immaginato una pasta che nasce piatta per poi trasformarsi in un oggetto tridimensionale durante la cottura grazie al gioco di tagli e incisioni. Questa soluzione permette di ridurre le dimensioni del packaging e, una volta cotta, di catturare al meglio i sughi».
Fondato nel 1986 da Piero Lissoni insieme con Nicoletta Canesi, lo studio interdisciplinare Lissoni Associati spazia dall’architettura all’interior design. Le collaborazioni toccano i maggiori brand del mondo arredo – Alessi, Alpi, Boffi, Cappellini, Cassina, De Padova, Fantini, Flos, Glas, Kartell, Knoll, Lema, Living Divani, Lualdi e Porro – con qualche incursione nel food. L’ultimo esempio è il kit per realizzare gli gnocchi a mano disegnato da Piero Lissoni per Molino Pasini.
2 Dorina Palombi: lo spaghetto con dentro il pomodoro
«Credo fortemente nello spaghetto al pomodoro per il grande potere di inclusione che ha: è portabandiera del Mediterraneo e della sua alimentazione, è tradizionale, è un piatto semplice (anche se non facile) e non prevede restrizioni etiche o religiose. E poi non deve essere infilzato ma si avvolge dolcemente intorno alla forchetta ed è bellissimo anche questo. Se vogliamo dare una nuova interpretazione, immagino una pasta secca dove già gli aromi vengano condensati all’interno per esaltare il condimento».
Dorina Palombi è giornalista freelance nel mondo food&wine. È stata vicedirettore di James Magazine e collabora con varie testate e guide. Di origini marchigiane e venete, con un certificato di adozione ligure, trova sempre il modo per battezzare una Moleskine con profumi, sapori e suggestioni legate a luoghi e cibo, per scrivere i testi suoi e degli altri.
3 Franco Arminio e gli anelli da spezzare
«La prima cosa che mi è venuta in mente è una catena di pasta formata da tanti anelli, che si spezza quando la mangi e ti fa assaporare una rinnovata sensazione di libertà».
Franco Arminio da anni viaggia e scrive in difesa dei piccoli paesi; è ispiratore e punto di riferimento di molte azioni contro lo spopolamento dell’Italia interna. Ha ideato la Casa della paesologia a Bisaccia, il suo paese natale in Irpinia, e il festival “La luna e i calanchi” ad Aliano, in provincia di Matera. Il suo ultimo libro, “Lettera a chi non c’era. Parole dalle terre mosse” è edito da Bompiani.
4 Il mix&match di Studio CTRLZAK
«Anche il cibo subisce discriminazioni. Quello non esteticamente perfetto è considerato scarto e viene eliminato. Noi siamo convinti che tutto il cibo sia buono e non vada sprecato. La nostra pasta ideale è fatta di diversi formati, un mix&match di tipologie, scelte tra quelle già esistenti e magari difettose nella forma, che danno vita a un nuovo formato più inclusivo».
Fondato da Katia Meneghini e Thanos Zakopoulos, lo studio CTRLZAK si occupa di direzione artistica e design di prodotto. Tra i lavori più recenti, la linea di wallpaper Contemporary Murals per Wall&Deco e l’ormai storica collezione Hybrid per Seletti. Con il progetto Fossiled Waterness partecipa alla mostra In the Age of Post-Drought, una riflessione sull’emergenza idrica che coinvolge l’intero pianeta (fino al 25 luglio all’interno del CID Grand Hornu di Bruxelles).
5 La pasta già salata e porzionata di RadiceOrlandini
«Io amo la pasta – racconta Folco Orlandini – per me è davvero un piatto speciale! Ciclicamente torna a galla il desiderio di rinnovarne l’immagine, forse perché la si considera l’ambasciatrice consolidata della tradizione culinaria italiana, poco coerente con gli stili alimentari più recenti. La pasta d’altronde è un’icona dell’italianità così radicata nella cultura internazionale che ogni tentativo di upgrade o restyling (i termini inglesi non sono casuali) risulta una forzatura. Soprattutto se si comincia a fantasticare su nuove forme ardite il rischio di fallire è davvero alto. Lo è stato in passato e temo lo sarà sempre. Ho provato comunque a chiedermi cosa si potrebbe migliorare, magari evitando di indagare nuovi impasti, aromi o geometrie, e perfezionando il processo di preparazione.
Le mie considerazioni nascono dal vissuto quotidiano, quindi non posso che partire da una cosa che spesso mi capita: dimenticare di mettere il sale nell’acqua di cottura. Mi chiedo quindi se una pasta già salata nell’impasto potrebbe risolvere i frequenti drammi familiari.
Un altro scoglio da superare è il giusto dosaggio della pasta. Le confezioni sono principalmente da 500 e 1000 grammi quindi ogni volta si scatena la bagarre per ricavare la giusta dose tramite pesature, equivalenze e proporzioni. Perché quindi non realizzare una confezione con finestra graduata che mi dia immediatamente la misura, seppur approssimativa, di quanta pasta ho versato in pentola? L’ultimo aspetto riguarda i tempi di preparazione.
La liturgia necessaria per avere un piatto di pasta fumante si aggira intorno alla mezz’ora e forse poco si sposa con i ritmi accelerati delle nostre esistenze. Ormai siamo abituati a tempi di consegna ultrarapidi quindi forse una pasta pronta in pochi secondi sarebbe più congeniale. Credo però che il rito della pasta sia un punto importante nelle nostre giornate, l’occasione per ritrovarsi, parlare e confrontarsi, bere un bicchiere di vino e stare insieme godendosi il relax della serata aspettando che si completi la cottura. Ridurre tutto questo all’ennesima pratica da sbrigare e archiviare in tutta fretta sarebbe davvero un errore».
Andrea Radice chiosa: «La pasta per un italiano è come la religione, non devi cercare di trovargli i difetti ma ti devi fidare di lei rispettando i suoi tempi (di cottura) e accettando i suoi carboidrati che ti permetteranno di affrontare la giornata nel modo migliore! Alla fine la tua preferita sarà sempre quella che ti riporterà col pensiero alla tua infanzia quando è nato il tuo amore per lei».
Lo studio RadiceOrlandini collabora con diverse aziende dell’arredamento tra cui Potocco, Scab, Baleri Italia, Calligaris, Casprini, Elite e Domitalia.
6 Studio Kind e lo spaghetto infinito
«In quest’ultimo anno il nostro modo di mangiare è cambiato. Le nostre abitudini si sono adeguate alla situazione di emergenza in cui ci siamo improvvisamente trovati, abbiamo vissuto lontananze obbligate e la dimensione di convivialità a cui eravamo abituati si è modificata. Abbiamo quindi immaginato uno spaghetto infinito, prolungabile quanto serve, che unisca chi sta lontano, chi si manca, chi ancora si deve incontrare, che unisca ricette tradizionali a soluzioni improvvisate e nuove».
Studio Kind è uno studio creativo milanese specializzato in moda, beauty, food e design, nato nel 2015 da un’idea di Sara, Alessandro e Marta Gentile; insieme con la fotografa Fosca Piccinelli lavora su progetti visivi che indagano l’origine storico-culturale delle abitudini alimentari.
7 L’haiku nel piatto di Chiara Messineo
«La pasta nasconde significati imprevedibili, storie importanti. Nel mio ultimo lavoro per Searching for Italy abbiamo fatto delle scoperte molto interessanti. Nel programma dedicato a Roma, per esempio, raccontiamo la forte identità antifascista della pasta, ricordando come Mussolini la bandì, trasformandola senza saperlo in uno dei simboli più forti e popolari della lotta partigiana. Il cibo e anche la pasta può portarci in posti che non ci immaginiamo, può condurci alla ribellione e alla poesia. La mia suggestione? Una pasta a forma di parole: ogni piatto diventa una composizione, un sonetto o un haiku da sposare con sapori sublimi. Ogni forchettata, ogni morso, si trasforma in un viaggio romantico di combinazioni e creazioni create per ogni singolo ospite».
Chiara Messineo è produttrice e regista per la televisione britannica e americana. Laureata in teatro all’università di Canterbury, ha realizzato programmi di arte, storia, archeologia, religione, scienza e gastronomia per Bbc, National Geographic, PBS, Discovery e Cnn. Quello che ama di più del suo lavoro sono le scoperte inattese, come quando trovò degli scarabocchi di Picasso nascosti in una vecchia casa parigina.
8 Hub 09: pace, amore e fantasia
«La pasta è l’anima degli italiani, è casa, convivialità e gioia. In un momento così difficile in cui il clima di conflittualità è cresciuto a dismisura e in cui rischiamo di dimenticare i valori più profondi, crediamo che sarebbe bellissimo regalare un simbolo di pace a tutti. Una pace in cui s’incontra la natura del grano e il saper fare dell’uomo: la storia del nostro Paese. È per questo che proporremmo un formato nuovo ma portatore di significati antichi: Peace and Pasta. Perché la pace conquisti noi tutti e possa essere condivisa con chiunque. Perché un piatto di pasta salverà il mondo!».
Hub 09 è un’agenzia creativa torinese fondata da Marco Faccio. Tra i lavori più recenti, il relooking della bottiglia Infinita di Ferrarelle, in plastica recuperata al 100%, e la nuova skill Alexa per il consorzio dell’Asti Docg, realizzata in collaborazione con lo chef Alessandro Borghese.
9 Luisa Longo e lo spaghetto che unisce
«Immagino un momento di condivisione, di amici di famiglia, seduti uno accanto all’altro ma a distanza di un metro, per star tranquilli. Sarebbe bello vederli condividere un’unica grande tavolata, su una lunghissima tovaglia, un tavolo chilometrico, che li vede tutti insieme a condividere la stessa pietanza. E poi degli spaghetti, lunghi, lunghissimi che da un piatto arrivano all’altro senza interruzione, come fili che uniscono, come trame di una storia senza fine fatta di affetto e di amicizia. Ognuno potrebbe poi versare un mestolo di salsa diverso nel proprio piatto e scegliere così il colore che la propria storia deve prendere e anche il suo sapore, se farla diventare succosa o agrodolce, se mischiare più condimenti o lasciarla in bianco».
Fiber artist, vive e lavora a Roma, nel suo atelier e boutique hotel Buonanotte Garibaldi, nel cuore di Trastevere. Nata a Bologna in una famiglia di appassionati e collezionisti d’arte, Luisa Longo ha frequentato l’Ecole du Louvre a Parigi, la prestigiosa accademia di storia dell’arte, unendo lo studio alla pratica della pittura su stoffa nell’atelier di Christine De La Haye. L’incontro con l’artista Camillo Bersani orienta la produzione verso tessuti che rendono effetti complessi di luce, come la seta e l’organza. Nel corso della sua lunga carriera, iniziata nei primi anni Settanta, ha esposto in alcune delle maggiori istituzioni internazionali d’arte e di design nel mondo.
10 Patrizia Boglione e il sipario di tagliatelle
«Da piccola sapevo di vaniglia. Sono nata fra le codette di cioccolato e le nocciole tostate. Mio padre era pasticciere e ho sempre avuto un rapporto intenso col cibo, coi profumi e i sapori. Uso il cibo per far incontrare persone, per far scoprire loro nuovi mondi. Il cibo che unisce e divide allo stesso tempo ma inevitabilmente entra dentro e apre nuove prospettive. Penso a una grande stanza in cui ci sono molti invitati ma nessuno conosce l’altro. Il tavolo è pieno di profumi, di erbe. Al centro del tavolo una cascata di tagliatelle, appese al soffitto come un sipario. Le tagliatelle si muovono, si sente il fruscio dell’aria che le sposta. E fra una e l’altra si intravedono le persone. Ognuno prende una tagliatella, la assaggia, prende il condimento dal tavolo, sperimenta nuovi sapori uno dopo l’altro e la tenda di tagliatelle è sempre più rada. Ed ecco uno sguardo, un sorriso, un gesto che arriva al cuore. Le persone, una di fronte all’altra, possono ora scoprire, a poco a poco, il proprio vicino, il suo viso, il modo di sorridere, di gioire della pietanza o di allontanare il piatto con sospetto, di cercare lo sguardo dell’altro o di sottrarsi con timidezza».
Patrizia Boglione, dopo 25 anni in McCann-Erickson come art director, nel 2012 diventa direttore creativo strategico di Angelini Design, agenzia indipendente di branding, con focus su Europa e Asia. Fondatrice di Trend Alchemy, studio di trend research con base a Roma, da maggio 2019 è creative director di Translated, digital company nel settore delle traduzioni professionali.
8 Luglio 2021