Anche i professionisti più giovani e quelli dei settori senza ordine potranno ambire agli incarichi nella pubblica amministrazione legati al Recovery Plan. È uno dei due correttivi, insieme allo stop alla mobilità libera negli enti locali senza autorizzazione preventiva, approvati ieri sul decreto reclutamento nella pubblica amministrazione in vista del Recovery Plan. Il provvedimento ha concluso ieri sera – come spiega Il Sole 24 Ore – l’esame alle commissioni riunite Affari e Giustizia del Senato e arriverà oggi al voto in aula, accompagnato dalla fiducia. Una scelta dettata dal calendario serrato, ma anche dalla necessità di tenere il decreto al riparo dalle pressioni per le nuove assunzioni nei ministeri che si erano viste in partenza.
A settembre il ministro della Pubblica amministrazione lancerà il portale per il reclutamento, dove verranno riunite tutte le selezioni. Da questa piattaforma, sul modello di Linkedin, passeranno anche gli incarichi di collaborazione ai professionisti che – insieme ai contratti a tempo determinato per il personale di «alta specializzazione» – rappresentano per il governo una delle leve principali per rinforzare in fretta la capacità amministrativa pubblica. Con l’emendamento approvato ieri, però, la platea dei professionisti che potranno ambire agli incarichi si allarga in due direzioni: cade il requisito che chiedeva almeno cinque anni di iscrizione all’ordine o all’albo per partecipare alle selezioni, e l’offerta si estende alle professioni non ordinistiche.
Un altro emendamento va invece incontro alle richieste degli enti locali, che temevano il rischio di fuga del personale verso altri comparti con l’avvio della mobilità senza obbligo di autorizzazione. Il dipendenti di Comuni, Città metropolitane e province dovranno dunque continuare a chiedere il via libera all’amministrazione di appartenenza. Si liberalizza invece la mobilità tra le amministrazioni per i dirigenti, finora vincolati a limiti percentuali.
Un ulteriore correttivo, infine, prova a rafforzare le possibilità di successo del concorso Sud dopo il magro risultato ottenuto dalla prima edizione, con il 47% dei posti rimasto scoperto. Si introduce il requisito del titolo di studio «coerente» con i profili richiesti in alternativa a quello delle «professionalità correlate» alla capacità di gestione dei fondi Ue, nel tentativo di superare i vincoli fissati dalla legge di bilancio del governo Conte 2, colpevoli – secondo Brunetta – del flop della prima selezione.