La storia di Mario Molina è interessante perché racconta forse il più grande trionfo ambientale e climatico dell’umanità, spiega Nicolas Lozito a Greenkiesta. È a questo scienziato che il giornalista friulano ha voluto dedicare la seconda puntata del suo podcast Climateers.
Negli anni ‘80 il mondo scopriva il problema del buco dell’ozono, un nome che ancora oggi evoca scenari apocalittici in chi ha vissuto gli ultimi decenni dello scorso millennio. «Il buco nell’ozono si “allargava” sempre di più, o meglio, lo strato dell’ozonosfera era sempre più sottile, uno strato fondamentale per proteggere la terra dai raggi ultravioletti del sole più dannosi – sottolinea Lozito – Con un’ozonosfera più sottile non solo la Terra si scalda di più, ma tutti gli animali, umani compresi, rischiano cancri alla pelle e cecità. Mario Molina è stato lo scienziato a intuire per primo l’origine di quel buco: non cause naturali, non fenomeni eccezionali, ma noi stessi. Che usavamo in grandissima quantità dei gas, i cfc (clorofluorocarburi), che riuscivano a risalire nell’atmosfera e spezzare i legami chimici dell’ozono».
Mario Molina, scienziato militante, si è battuto perché venissero banditi i cfc dal commercio e dall’industria: erano presenti nelle bombolette spray e nelle serpentine dei refrigeratori. «Si è fatto tanti nemici ma il suo lavoro ha contribuito al traguardo del trattato di Montreal del ‘87, che ha bandito in tutto il mondo i cfc. Un trattato definito da Kofi Annan – ex segretario Onu – come il migliore accordo internazionale di sempre, per la sua efficacia e importanza storica. Oggi il buco dell’ozono è forse l’unico grande successo ambientale della comunità internazionale. Ci dimostra che se ci mettiamo davvero d’impegno e cooperiamo con tutti, possiamo risolvere anche i problemi peggiori», spiega il giornalista.
«Molina è morto a fine 2020, per tutta la vita ha alimentato la sua curiosità scientifica, fin da quando era piccolissimo e non si spiegava come mai i suoi compagni di classe non amassero come lui la chimica – conclude Lozito – Ecco questa storia è anche una bellissima ispirazione per tutti quelle ragazze e ragazzi là fuori che sognano di diventare un giorno scienziate e scienziati da Nobel».