Che grandissima mancanza di rispetto nei confronti di quel sacramento che è l’estate italiana è nominare i nuovi vertici Rai in un venerdì di luglio, quando il quadro medio della Rai aveva già prenotato da Saporetti, era già in macchina per Sabaudia, e ora invece deve occuparsi di studiare chi sia questo tizio che entro lunedì sarà l’uomo cui lui ha sempre guardato, il faro che ha sempre illuminato le sue politiche culturali, e insomma: un bel direttore.
Se pensate che l’estate italiana non sia più non dico quella di Vestivamo alla marinara ma neanche quella di Sapore di mare ma neanche quella di fine Novecento, se pensate che è già tanto riuscire a imbastire una settimana di ferie, orsù, non diciamo baggianate, chi è che fa due o tre mesi di vacanze, oggidì, se pensate che a Roma (o nel resto d’Italia, del quale Roma è perfettissimo capro espiatorio) si lavori nei venerdì di luglio, allora non vi guardate intorno da un po’.
Vi sono sfuggiti tutti – Conte, Salvini, Casalino – coloro che prima o poi ci hanno rinfacciato l’aver dovuto lavorare d’estate, per scrivere una legge o per il crollo d’un ponte (uno fisico, non uno tra la domenica e un martedì festivo).
Vi è sfuggito il marito della Ferragni, che mercoledì ha presentato il referendum sull’eutanasia di Cappato dicendo «lui non si fa l’estate», e nel tono si sentiva l’eroismo con cui viene percepito uno che, con questo caldo, raccolga firme invece di farsi mettere ombrellini nei cocktail (magari un ombrellino piccino picciò, a fine giornata, se ha raccolto abbastanza firme).
Vi è sfuggito il candidato sindaco di Milano per il centrodestra, tal Luca Bernardo, pediatra, al quale fare il sindaco di Milano non pare poi così impegnativo, dice che continuerà a fare il medico, magari la mattina, e il sindaco al pomeriggio. A mezze giornate, come le commesse di Luca Carboni. Senza neanche dire che il part-time lo riserva al caldo: certe estati italiane durano tutto l’anno.
Insomma Carlo Fuortes è il nome proposto come nuovo amministratore delegato della Rai, e andrebbe tutto bene, l’estate italiana sarebbe salva – i palinsesti sono fatti, prenoto un tavolo da Saporetti e ci vediamo a settembre – se non ci fosse un problema piccino picciò: Sanremo.
Sanremo la cui incognita non è stata sciolta, bisogna ancora capire chi lo presenterà nel 2022, la dirigenza Rai è in ritardo rispetto alle abituali tabelle di marcia (e già questo non fa bella impressione), e a questo punto certo non può decidere Fabrizio Salini, i cui giorni come amministratore delegato sono contati.
I nuovi direttori verranno nominati, una volta confermati amministratore delegato e presidente (il nome proposto è quello di Marinella Soldi), non prima di settembre (con un po’ di rispetto per l’estate italiana, diamine), e quindi nel frattempo di Sanremo decideranno l’amministratore entrante, Fuortes, e l’attuale direttore di Rai 1, Stefano Coletta.
Forse vi ricordate di lui, probabile ispiratore dei versi di Niccolò Contessa «che meraviglia, che parapiglia, passa il poeta», e faro delle conferenze stampa dello scorso Sanremo. Coletta ha già – ovviamente – diverse proposte tra le quali decidere, la più supercalifragilistica delle quali è quella che lo vedrebbe condotto da un terzetto di donne, un po’ occhi di gatto un po’ dolcemente complicate: Fiorella Mannoia, conduttrice per ora dilettante ma che in autunno accumulerà ore di video nel programma già annunciato per la seconda serata di Rai 3, e che comunque è una presenza sanremese quarantennale (esordì nell’81 con Caffè nero bollente); Vanessa Incontrada, perché qualcuna che sappia quando mandare la pubblicità ci vuole; ed Elodie, già provata per una sera sola nel Sanremo pandemico.
Chissà se è il caso di presentare questo pacchetto a Fuortes, manager culturale di lunghissimo corso, certamente consapevole degli equilibri di cui bisogna tener conto, ma ancora non si sa se appartenente alla quota (ampia) di coloro che s’iscrivono volentieri alla mozione «se ci mettiamo una donna poi nessuno può lamentarsi», o a quella (amplissima) di coloro che di quella mozione non ne possono più, la trovano il ricatto più scemo nella storia dei ricatti scemi, e pensano che se c’è una cosa che la vita e la morte di Raffaella Carrà hanno dimostrato è che le donne, in televisione, certo non sono una minoranza bisognosa di protezione.
Comunque vada, l’estate italiana Coletta se la farà con Fuortes, e se intuisce al volo che proposte il nuovo amministratore gradisce magari riesce pure a ottenere – «a svoltare», direbbero sulla Pontina, che ai non indigeni occorre specificare sia la strada tra Roma e Sabaudia – una riconferma.
Comunque vada, ogni volta che cambiano le dirigenze Rai io ripenso a quella scena della Terrazza, il film di Scola, in cui il funzionario Rai vedeva arrivare dei facchini che facevano posto a quello nuovo, improvvisamente più importante di lui, riducendogli la metratura della stanza grazie ad apposite pareti modulari.
Comunque vada, speriamo valga la pena spostare quella prenotazione da Saporetti, e che nel palazzo di viale Mazzini non si rompa l’aria condizionata.