Ha convinto Elon Musk, durante un pranzo del 2003, che i veicoli elettrici avrebbero avuto un futuro. Spesso considerato la mente che ha partorito Tesla, il 45enne originario dell’Iowa JB Straubel ha ricoperto per 15 anni, fino al 2019, il ruolo di chief technology officer per l’azienda americana di veicoli elettrici, progettando le prime batterie, gestendo la costruzione della rete di stazioni di ricarica e guidando lo sviluppo della Gigafactory in Nevada.
Poi, nel 2017, ha deciso di fondare Redwood Materials, start-up che mira a servirsi delle batterie scartate per recuperare i metalli necessari per la progettazione di nuovi veicoli elettrici, rendendo a impatto zero il processo di estrazione, produzione e smaltimento.
«Oggi questo settore è tutt’altro che sostenibile e non c’è un piano imminente che punti a renderlo realmente tale», ha spiegato Straubel al Financial Times. «Questo mi ha sempre un po’ tormentato quando lavoravo per la Tesla e con il tempo è diventato sempre più evidente che anche noi abbiamo incrementato il problema».
Il magazzino di Redwood è la chiara testimonianza di come la spazzatura sia in realtà una risorsa. Quotidianamente, dai due a tre camion pesanti scaricano qui circa 60 tonnellate di vecchi smartphone, utensili elettrici e batterie per scooter. Il team – circa 130 dipendenti – guidato da Straubel separa i metalli – inclusi nichel, cobalto e litio -, li polverizza e li tratta con sostanze chimiche. Successivamente, vengono reimmessi nella catena di approvvigionamento come elementi costitutivi delle nuove batterie agli ioni di litio.
Se è vero che i metalli utilizzati nelle batterie, oggi estratti da miniere a cielo aperto o da laghi desertici evaporati, sono tipicamente originari della Repubblica Democratica del Congo, dell’Australia e del Cile, Straubel vede però grandi potenzialità altrove. Precisamente, nel garage dell’americano medio. A suo dire, qui ci sarebbero almeno 1 miliardo di batterie dimenticate in vecchi laptop o cellulari. Tutte contenenti metalli preziosi.
Il processo di scomposizione e riutilizzo delle batterie si chiama “estrazione urbana”. Secondo Gene Berdichevsky, amministratore delegato della start-up Sila Nano, farlo su larga scala è un’impresa, visto che la quantità di materiale di una batteria in un veicolo elettrico di fascia alta è circa 10mila volte quella di uno smartphone. Tuttavia, continua Berdichevsky, la quantità di cobalto utilizzata in una batteria per auto è circa 30 volte inferiore a quella di una batteria per telefono, per kilowattora. «Quindi da 300 smartphone recuperati si ottiene la quantità di cobalto necessaria per la batteria di un’auto elettrica».
Redwood è attualmente impegnata nella realizzazione di una partnership con Amazon, il produttore di autobus elettrici Proterra e quello di e-bike Specialized per ricevere i loro “rifiuti” e riconvertirli in risorsa.
Già oggi, la start up di Straubel è impegnata nell’attività di estrazione urbana per inviare le risorse recuperate alla multinazionale giapponese Panasonic, che produce celle per batterie a pochi chilometri a nord della Gigafactory della Tesla.
Straubel sta scommettendo sul fatto che Redwood possa avere un ruolo da leader nello sviluppo dell’economia circolare, concetto accolto da alcune delle più grandi aziende internazionali come la Apple, il cui amministratore delegato Tim Cook ha imposto all’azienda la regola di «non privare la terra di nulla per realizzare i nuovi iPhone».
Diversi studi indipendenti ricordano che i veicoli elettrici causano meno danni ambientali rispetto alle loro controparti con motore a combustione. Tuttavia, come ricorda lo stesso Straubel, le possibilità di miglioramento sono vaste: secondo il fondatore di Redwood Materials, le emissioni delle auto elettriche possono essere più che dimezzate se le loro batterie vengono continuamente riciclate.
A luglio, Redwood ha voluto dare maggior impulso al suo progetto, ottenendo oltre 700 milioni di investimenti impiegati incrementare l’organico di 500 unità. Con una valutazione di 3,7 miliardi di dollari, l’azienda è ora il gruppo di riciclaggio di batterie più importante del Nord America. Quest’anno, prevede di trattare 20mila tonnellate di rottami e ha già recuperato materiale sufficiente per costruire 45mila batterie per veicoli elettrici.
Nel 2019 il World Economic Forum ha stimato che la catena del valore della batteria circolare potrebbe rappresentare il 30% dei tagli alle emissioni necessari per raggiungere gli obiettivi fissati nell’accordo di Parigi e creare 10 milioni di posti di lavoro sicuri e sostenibili in tutto il mondo entro il 2030.
Secondo Kristina Church, responsabile delle soluzioni sostenibili presso Lombard Odier Investment Managers, il trasporto è centrale nella creazione di un’economia circolare, non solo perché rappresenta un sesto delle emissioni globali di CO2 ma perché si interseca con l’estrazione mineraria e la rete energetica.
L’estrazione urbana è destinata a crescere in questo decennio, forte anche dell’ampio sostegno politico verso i veicoli elettrici. Jennifer Granholm, segretario all’energia degli Stati Uniti, ha chiesto un impegno nazionale per costruire una catena di approvvigionamento nazionale per le batterie al litio. L’amministrazione Biden si è posta il traguardo di raggiungere il 100% di elettricità pulita entro il 2035 e tagliare la meta delle zero emissioni nette entro il 2050. Granholm ha anche affermato che il mercato globale delle tecnologie per l’energia pulita varrà 23 trilioni di dollari entro la fine di questo decennio
«Ci sarà una corsa di massa per questi materiali», ha affermato Paul Anderson, professore all’Università di Birmingham. «C’è una grande preoccupazione collettiva nell’immettere nel mercato la propria tecnologia innovativa mentre non si pensa abbastanza al riciclaggio».
Secondo Monica Varman, investitore in tecnologie pulite alla G2 Venture Partners, la domanda di metalli per batterie supererà l’offerta in due o tre anni, spingendo il mercato a riprogettare le batterie con materiali sostenibili. In base a quanto si legge sul Financial Times, i materiali riciclati potrebbero aiutare ad alleviare le preoccupazioni sull’offerta ma saranno sufficienti a coprire al massimo il 20% della domanda nel prossimo decennio.
Oltre ad aiutare i vincoli di approvvigionamento e ad aiutare l’ambiente, l’estrazione urbana potrebbe anche rivelarsi più economica. Secondo uno studio del 2018 sul riciclaggio di oro e rame da televisori scartati in Cina, il processo sarebbe 13 volte più economico dell’estrazione vergine. È stato lo stesso Straubel a confermato al quotidiano britannico, ricordando che la concentrazione di materiale prezioso è considerevolmente più alta nelle batterie esistenti rispetto ai materiali vergini estratti.