Come un’orchestra Proposte per il rilancio del settore agroalimentare

Il futuro del Made in Italy è stato al centro del dibattito in un incontro che ha visto la partecipazione di quattro Consorzi di tutela, tra nuove abitudini di consumo e scenari internazionali in continuo cambiamento

Le colline dell'Astigiano

I suoni melodici e ritmici di un’orchestra provengono dal lavoro di squadra delle numerose voci che la compongono, dove ogni elemento è tenuto a conoscere perfettamente il proprio compito, ad ascoltare e a suonare assieme agli altri per la perfetta riuscita di una sinfonia. È ciò che deve imparare a fare il Made in Italy agroalimentare promuovendo non un singolo prodotto quanto la nostra cultura, il nostro territorio, il nostro stile di vita. E facendolo con operazioni concrete. Questo è il messaggio universale di quattro Consorzi di tutela che hanno avviato una riflessione comune su problemi e prospettive per un settore-pilastro del nostro tessuto economico, in un recente incontro che ha avuto luogo alle porte di Bergamo, orchestrato dagli chef stellati Chicco e Bobo Cerea. 

Il progetto, patrocinato dal Ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali, ha visto la partecipazione del Consorzio vino Chianti, che rappresenta alcuni tra i vini più conosciuti al mondo e che vanta un disciplinare dalle origini antichissime, il Consorzio di tutela della pasta di Gragnano IGP, custode della lunga tradizione che ha reso celebre la «Città della Pasta» a livello mondiale, il Consorzio tutela provolone Valpadana, formaggio a pasta filata che presenta la maggior varietà di forme e pesi di qualunque altro prodotto caseario, e infine il Consorzio per la tutela dell’Asti DOCG, tra le bollicine più conosciute in tutto il mondo. 

Ciascuno dei quattro Consorzi ha avanzato una proposta per affrontare il cambiamento e cogliere la storica opportunità offerta dal Recovery e dal piano europeo Farm to Fork, strategia studiata per rendere più sostenibile il sistema alimentare europeo. Comune denominatore delle proposte è l’idea di unire le forze, incentivare il brainstorming e mettere sul tavolo alcune indicazioni da cui ipotizzare un salto di qualità per il prossimo futuro. 

Massimo Menna, presidente del Consorzio pasta di Gragnano IGP, ha precisato l’importanza del rafforzare l’efficacia dell’azione consortile nell’attività di promozione e tutela a beneficio della denominazione, del consumatore e del patrimonio gastronomico italiano. Proprio come nel caso del settore della pasta, alimento simbolo del Made in Italy e caposaldo della dieta mediterranea che, nei momenti più difficili della pandemia, ha dovuto affrontare un’impennata di produzione e di richieste dall’Italia e dall’Estero, senza mai venire meno ai principi di eccellenza produttiva. 

Il patrimonio gastronomico italiano si rafforza anche grazie all’export e alla comunicazione all’estero della storia dei nostri prodotti e della nostra cultura. Come nel caso dell’Asti, che ha acceso i riflettori sulle prospettive dell’export, specificando tuttavia che in patria il livello di conoscenza di questo prodotto vinicolo non è all’altezza della sua ricchezza e della varietà proposta. Sarà importante, quindi, lavorare per rendere d’appeal anche per i giovani un prodotto storico nel panorama enologico italiano, nonché contrastare gli stereotipi più diffusi su questi prodotti. 

Il Consorzio vino Chianti, dal canto suo, ha invece teso una mano a tutte le aziende italiane, che troppo spesso vengono sommerse da procedure burocratiche che rallentano le attività e lo sviluppo delle imprese. La proposta è stata quella di individuare un unico soggetto regolatore per i controlli per poter ridurre il carico burocratico. 

Infine, tra le proposte avanzate dal Consorzio provolone Valpadana, c’è l’esigenza di individuare canali alternativi per la valorizzazione del prodotto DOP. Infatti, nel periodo di emergenza, molte aziende hanno fatto del loro meglio per cercare soluzioni originali da proporre al consumatore finale, incentivando innovazione, sostenibilità e delivery. 

Un lavoro di squadra, dunque, che dovrà essere portato avanti da tutti i Consorzi, per far ripartire il settore del Made in Italy agroalimentare e per promuovere le nostre eccellenze anche oltre i confini nazionali.

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