Pulita, sostenibile, e anche remunerativa. È l’economia elicoidale incentrata su un piccolo mollusco invertebrato: la chiocciola.
A Cherasco, nell’omonimo Istituto Internazionale di Elicicoltura guidato dal 2016 dall’imprenditore Simone Sampò, questo settore è al centro di una rivoluzione etica e green. Una filiera dalle grandi potenzialità: tutt’oggi la produzione nazionale copre appena il 20% della domanda interna.
Eppure, in soli 5 anni gli allevamenti elicicoli italiani che seguono il Metodo Cherasco sono triplicati, passando da 200 a 715, offrendo lavoro ad oltre 9000 persone e garantendo un aumento di fatturato da 32 a oltre 350 milioni di euro.
Il Metodo Cherasco è basato su un sistema di allevamento a ciclo naturale completo in cui gli impianti elicicoli si autosostentano: questo perché la chiocciola si ciba di ciò che viene appositamente prodotto e che cresce direttamente dalla terra. Il metodo dispone di un disciplinare per garantire un impianto dal potenziale di reddito alto e un prodotto totalmente naturale e biologico. Di fatto, si fonda su sei pilastri: allevamento all’aperto, alimentazione vegetale, riproduttori certificati, migrazione naturale, rete helitex e agricoltura simbiotica.
L’allevamento è senza coperture ma anche senza l’utilizzo di qualsiasi struttura che garantisca agli animali un riparo dagli agenti atmosferici. «Questa modalità – ha spiegato Simone Sampò – serve a ricreare le condizioni dello sviluppo in natura, senza concessioni a situazioni artificiali che possano in qualche modo alterare il peculiare rapporto con l’ecosistema che gli animali vivono in libertà». Per quanto riguarda invece l’alimentazione deve essere costituita da vegetali freschi, autoprodotti, specifici per la zona di riproduzione e la zona di ingrasso. Il disciplinare prevede che, oltre alla coltivazione dei vegetali freschi, venga destinata una zona di alimentazione supplementare pari al 30-60% della superficie dell’impianto, per garantirsi una quota di prodotto disponibile nei periodi di maggiore esigenza nutritiva.
Ma che fare quando la vegetazione presente in allevamento non risponde pienamente alle esigenze, per quantità e qualità? Si può utilizzare uno speciale integratore alimentare, Helix Integra, per assicurare alle chiocciole il giusto livello energetico ed uno sviluppo organico di carne e guscio. Il suo utilizzo non deve comunque superare il 15% della razione totale di cibo, in peso, relativamente alla quantità immessa dall’esterno e non presente nei recinti.
Per una migliore gestione dell’allevamento e per tutelare gli animali, la delimitazione dell’area dei recinti e delle zone di riproduzione e ingrasso deve essere effettuata con rete Helitex. Per questo, la sua struttura è stata progettata a maglie strette, con doppie balze per impedire la fuga, in polietilene atossico, ombreggiante ed è trattata per essere resistente al potere corrosivo della bava.
Con l’adesione al sistema di agricoltura simbiotica, il disciplinare Metodo Cherasco prevede inoltre l’inoculazione di fertilizzanti naturali nel terreno sia all’interno dei recinti di allevamento che nella zona di alimentazione supplementare così come il ricorso ai funghi micorrizati nella fase di semina e in quella della crescita, tecnica funzionale al miglioramento dell’apparato radicale delle piante e della loro capacità di veicolare i nutrienti.
All’Istituto Internazionale di Elicoltura di Cherasco l’economia elicoidale è considerata vincente in quanto sistema completo che non ammette sprechi, dove tutto si trasforma e rigenera reddito. Una realtà dove la terra è il valore in assoluto più grande e quindi va tutelata.
Riguardo la sostenibilità ambientale, alla base delle Chiocciole Metodo Cherasco c’è un prodotto di cui non si butta via niente. La carne è ricca di proteine e povera di grassi (0,7%). Inoltre, la bava di lumaca è utilizzata per le sue proprietà cicatrizzanti, nutrienti e antiossidanti ma funge anche da gastroprotettore naturale.
Gli intestini di questi invertebrati vengono impiegati per alimentare altri animali e il guscio, fonte di calcare, è utilizzato nei prodotti ortodontici e per gli scrub nei massaggi così come per lo sviluppo di applicazioni tecnologiche avanzate negli impianti come sensoristica e blockchain.
«Nell’economia elicoidale basata sul Metodo Cherasco c’è spazio per nuovi agricoltori che abbiano la voglia e il desiderio di diventare imprenditori – ha sottolineato Sampò – Il potenziale di crescita è altissimo considerando che, a fronte di una richiesta in Italia di 4500 tonnellate annue, i 1150 ettari di impianti attuali in Italia provvedono solo al 20% della domanda interna. L’80% del prodotto arriva da Paesi esteri – Romania, Turchia, Indonesia in primis – dove la produzione è però di scarsa qualità perché proviene da filiere lunghe e non soggette ai dovuti controlli sanitari. L’Istituto Internazionale di Elicicoltura ha stretto accordi per lo sviluppo di una elicicoltura verde, sostenibile e rispettosa anche in altri Stati dove le condizioni atmosferiche consentono di ottenere un prodotto di eccellente qualità da allevare secondo il nostro disciplinare. Ma per il colmare il gap c’è spazio anche in Italia, per più di altri 3400 ettari di impianti».