Stop al televotoSi comincia a vedere che Rai ha in mente Carlo Fuortes (ed è un bel vedere)

Il nuovo amministratore delegato scelto da Draghi sembra la persona giusta per riformare l’azienda meno riformabile del Paese

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Piccoli ma significativi indizi del metodo Fuortes in Rai. Il nuovo amministratore delegato scelto da Mario Draghi a quanto pare ha in animo di usare il machete contro certe abitudini consolidate, certi privilegi delle “star” di Saxa Rubra, quegli “intoccabili” che fanno spesso come gli pare.

E dunque, Carlo Fuortes ha inviato una circolare interna in vista del periodo elettorale di settembre per le amministrative del 3 e 4 ottobre: «Con riferimento alle consultazioni elettorali in oggetto nonché alla normativa in materia di c.d. “Par condicio”, si comunica la temporanea sospensione della possibilità di partecipazione del personale Rai (giornalistico e non) a trasmissioni televisive o radiofoniche di Emittenti concorrenti per tutto il periodo di vigenza della normativa sopra richiamata».

La direttiva di Fuortes in sostanza inibisce a tutti i dipendenti Rai di apparire sulle reti Mediaset, Sky, La7 e tutte le altre «emittenti concorrenti» in un momento politicamente caldo come quello delle elezioni amministrative: il che significa che i big dell’informazione del servizio pubblico dovranno evitare comparsate come quelle alle quali alcuni di loro ci hanno abituato.

Ognuno stia al suo posto. È un messaggio chiaro, per fare solo degli esempi, al direttore del Tg2 Gennaro Sangiuliano, spesso “opinionista” su Mediaset e La7, o Bianca Berlinguer, volto stranoto della Terza Rete che andò a lamentarsi del mancato rinnovo del contratto di Mauro Corona negli studi della tv di Urbano Cairo.

Il senso e il tono perentorio della circolare-Fuortes probabilmente è solo un antipasto di una “dieta” cui i volti noti dell’azienda dovranno attenersi anche in futuro, fatto salvo ovviamente il diritto individuale di accettare l’invito da parte di altre emittenti: ma non può sfuggire la raccomandazione – anzi, l’obbligo – a evitare di prestare il fianco ad ogni possibile utilizzo politico delle professionalità della Rai.

Il nuovo amministratore delegato insomma ha iniziato da qui la sua battaglia per serrare i ranghi ed evitare “abusi” nell’esternazione di opinioni politiche su altre reti.

Chi vuole capire capisca: nell’éra Fuortes l’aria cambia. Sulla scia del metodo-Draghi. D’altronde fu capace di cambiare l’aria quando, alla direzione dell’Auditorium di Roma e del Teatro dell’Opera, non si fece problemi a disboscare persistenti privilegi e a rovesciare quell’istituzione come un calzino, con i risultati brillanti che gli furono riconosciuti da tutti.

D’altronde, insieme alla presidente Marinella Soldi, è stato chiaro fin dalla lettera inviata a tutti i dipendenti dopo l’insediamento: «La Rai svolge un ruolo primario nella costruzione della coesione e inclusione sociale e ha bisogno di avere il coraggio e le energie positive per innovare e sperimentare».

Dopo di che non si è fatto problemi a mettere la mano su Rai Sport tagliando il budget e non confermando il vicedirettore Enrico Varriale, molto impegnato sui social a battagliare da ultrà del Napoli, e per questo criticato dentro e fuori l’azienda. E se il buongiorno si vede dal mattino, nessuno può escludere novità negli assetti delle redazioni giornalistiche e delle reti. Ce la farà, il manager romano, a fare un po’ di pulizia nell’azienda meno riformabile del Paese? Si vedrà alla fine. Ma intanto qualcosa sta già cambiando.

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