Guarigione PrimeLa strategia di Amazon per dominare il mondo della sanità

La multinazionale di Jeff Bezos punta a costruire da zero un proprio servizio sanitario alternativo seguendo il modello usato per rivoluzionare lo shopping online. Senza appesantirsi con strutture e ospedali, può coprire quasi tutti i passaggi fondamentali del settore: le visite, gli appuntamenti dei dottori, la gestione delle cartelle cliniche e la consegna istantanea dei farmaci

di National Cancer Institute, da Unsplash

Dopo una lunga attesa, anche Amazon è partita alla conquista della sanità. A lungo indicata come un gigante dormiente, la società fondata da Jeff Bezos è pronta per affrontare la concorrenza nel settore degli altri colossi digital già presenti, come Google e Microsoft, o anche di Walmart, che ha già aperto centri di servizi sanitari in tutti gli Stati Uniti.

Se funzionerà le conseguenze saranno enormi sia per il suo ruolo nella vita dei cittadini che per le trasformazioni che avverranno.

Come spiega questo long read del Financial Times, Amazon ha già stretto alcuni accordi importanti per semplificare la vita di dottori e pazienti negli ospedali. Ad esempio con lo Houston Methodist Hospital (una catena di otto ospedali), dove offre i servizi del suo ramo di cloud computing Amazon Web Service. Le sedute e le visite, per esempio vengono ascoltate dai suoi dispositivi (previo il consenso del paziente), registrate e aggiunte alla cartella. Il contenuto viene spedito via mail al paziente.

Ma non solo: ai medici è messo a disposizione anche un assistente vocale (che funziona con la stessa tecnologia di Alexa) che risponde ai suoi comandi vocali. Un chirurgo, per esempio, detta le diverse fasi dell’operazione e la macchina le trascrive in automatico. A una revisione successiva, si può verificare e controllare tutti i passaggi fatti in sala operatoria.

Si tratta di una tecnologia che – sostiene Amazon qui – facilita il lavoro dei dottori, li libera dall’obbligo di scrivere e archiviare digitando su tastiere e favorisce il rapporto con il paziente, non più separato dallo schermo di un computer.

Il punto è che siamo solo dell’inizio. Amazon è pronta a lanciare un’ampia serie di prodotti e servizi per la sanità, da un lato per raggiungere la concorrenza (Google e Microsoft sono già molto avanti, anche sul piano degli accordi), dall’altro per far valere la sua doppia natura di gigante della logistica e di fornitore di servizi di cloud computing.

C’è molto da guadagnare: soltanto negli Stati Uniti il costo per la sanità è destinato a salire in modo sostenuto. Nel 2021 ammonteranno a 4mila miliardi (il 18% del Pil), nel 2025 saranno 5mila miliardi. Per i datori di lavoro (cui spetta il pagamento delle prestazioni sanitarie dei dipendenti) nei prossimi 10 anni il costo diventerà insostenibile. La presenza di nuovi strumenti tecnologici mira a contenere o ridurre le spese, oltre che consentire di semplificare la burocrazia della sanità – promessa rinnovata ogni quattro anni ma mai mantenuta dalla politica.

Sarebbe una rivoluzione, ma le prospettive sono promettenti: le tecnologie ci sono e la popolazione è pronta, ormai abituata (anche a causa delle restrizioni da Covid) a consultarsi con il medico a distanza e a impiegare app per la salute. Resta solo da investire e il mondo del Big Tech sotto questo aspetto c’è: insieme, aziende come Facebook, Amazon, Microsoft, Google e Apple hanno già versato 3,7 miliardi nel 2020.

L’azienda di Bezos, come si è detto, ha un potenziale diverso. Può costruire da zero un proprio servizio sanitario alternativo seguendo il modello usato per rivoluzionare lo shopping online. Senza appesantirsi con strutture e ospedali, può coprire quasi tutti i passaggi: le visite, gli appuntamenti dei dottori, la gestione delle cartelle cliniche, la consegna istantanea (con servizi come Prime) dei farmaci.

Il suo percorso finora è stato segnato da successi, battute d’arresto e, soprattutto, un modello molto chiaro e replicato più volte: sperimentare i servizi in casa, cioè nelle proprie aziende, e poi aprirli al vasto pubblico.

Tra gli esperimenti semi-falliti figura Haven, una joint venture creata con JPMorgan e Berkshire Hathaway nel 2018 e durata tre anni. Il suo obiettivo era quello di ridurre i costi per le cure per i dipendenti delle tre società. La sua chiusura, avvenuta appena prima che scoppiasse la pandemia, aveva portato Bezos a una certezza: il know-how per andare avanti da solo era ormai acquisito, come dimostra l’accordo tuttora valido con Crossover Health, azienda californiana con cui la società si è garantita l’accesso a una serie di centri di cure in vari Stati americani sia per i suoi dipendenti che per i loro familiari.

Sempre nel 2018 Amazon ha comprato PillPack, servizio di farmacia online del New Hampshire ma capillare in tutti gli States. Da qui nasce alla fine del 2019 Amazon Pharmacy. È il nuovo soggetto che offre sia delivery di medicine che sconti nei suoi punti di vendita. Come sempre, il servizio era stato sperimentato sui dipendenti e poi lanciato sul mercato.

A marzo ha annunciato che sarà disponibile per le aziende americane il servizio di telemedicina Amazon Care, con cui si possono avere chiamate video con dottori e infermiere a ogni ora del giorno e, in certe occasioni, anche visite a casa da parte del personale medico (anche questo è una vecchia conoscenza per i dipendenti Amazon di Seattle). A luglio ha lanciato Amazon DX, con cui l’utente riceve il kit per tamponi Covid a casa e, una volta rispedito al quartier generale, riceve entro 24 ore i risultati dell’analisi.

E ancora: con Amazon Web Service, è stato messo a punto una serie di strumenti e software a disposizione di medici e reparti, il cui esemplare più recente è AWS Healthlake, usato per assorbire e standardizzare i dati sanitari grazie a una tecnologia di machine learning. Tutto questo mentre a fine settembre saranno lanciate 10 nuove startup del campo medicale, incubate da AWS che – più o meno come Apple Store – ha sottoposto a verifica la stabilità e la legalità di ogni applicazione.

Insomma, il futuro della salute può finire nelle mani di Amazon. Se da un lato la cosa porterà vantaggi concreti, come la riduzione dei costi e il taglio dei passaggi burocratici, dall’altro inquieta i regolatori (come Elisabeth Warren, in prima fila) spaventati dalle dimensioni e dal potere che potrebbe assumere, sopratutto se decidesse di aprire i suoi ospedali e promuovere un proprio servizio assicurativo.

In realtà in entrambe le situazioni Amazon potrà sempre appellarsi al fatto che la concorrenza è grande e agguerrita: la posizione dominante, insomma, rimane lontana. E anche se la possibilità che entri in possesso di dati sensibili come quelli sanitari dà davvero i brividi, ci sono ancora alcuni ostacoli sulla sua strada. Tra questi il fatto che scegliere di comprare farmaci online anziché in farmacia non è (per ora) come comprare libri online e non in libreria. Per certi cambiamenti di mentalità ci vuole tempo. Ma la scommessa del gigante di Bezos è quella di essere già pronti a raccoglierne i frutti.

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