L’Algeria dice addio alla benzina Super, quella con il piombo. La notizia non è da poco, perché l’Algeria era l’ultimo Paese al mondo in cui quel tipo di carburante, dannoso per la salute, oltre che inquinante, era ancora disponibile e usato (in Europa, per esempio, non ne circola più dal 2002).
Un quadro, quello della messa al bando della benzina con il piombo, singolarmente omogeneo, in un mondo nel quale si litiga per tutto. E un quadro nel quale spiccava l’eccezione dell’Algeria che, ancora, si ostinava a produrre, vendere e usare, un carburante la cui tossicità sui corpi umani, in particolare su quelli dei bambini, è stata ampiamente provata e riconosciuta.
Un’eccezione, quella algerina, che ora sembra essersi conclusa. Lo scorso settembre il governo del Paese ha annunciato che avrebbe esaurito le sue scorte di benzina con piombo entro la fine dell’estate e avrebbe sostituito la sua rete di distribuzione, rendendo disponibile per le auto solo la cosiddetta benzina verde, ossia quella senza piombo.
La chiusura dei distributori Super algerini, porta con sé due notizie.
La prima è la definitiva e completa messa al bando di una sostanza altamente tossica. La seconda è che la chiusura del cerchio dei divieti della benzina con il piombo potrebbe essere, per la prima volta dai tempi dell’asbesto, un esempio di concordia mondiale sul tema della tutela dell’ambiente e della salute.
La benzina senza piombo, infatti, ha sostanzialmente dominato il mercato del carburante per auto per gran parte del XX secolo. I primi dubbi circa la sua nocività per la salute sono arrivati alla fine degli anni ‘50, e poi, nel 1979, la ricerca americana Deficits in Psychologic and Classroom Performance of Children with Elevated Dentine Lead Levels mise in luce come il piombo presente nella benzina (e dunque nei gas di scarico, e nell’aria delle città) era altamente nocivo e portava problemi di salute, soprattutto nei bambini.
Negli anni successivi, lo studio fu in parte criticato, ma i suoi risultati si confermarono veri nella sostanza e, dagli anni ‘80 in poi, iniziò una lenta ma mai interrotta dismissione dei carburanti con piombo che arrivarono a sparire del tutto dai Paesi occidentali all’inizio degli anni 2000, sostituiti dalle cosiddette benzine verdi.
Da allora, dal 2002, le Nazioni Unite, hanno avviato la campagna Partnership for Clean Fuels and Vehicles (PCFV), un’alleanza pubblico-privata volta a far cessare in tutto il mondo la produzione e l’uso di benzina con piombo. La campagna, anche se ci ha messo vent’anni, alla fine ha funzionato. La chiave del successo, probabilmente, è stata quella di essere riusciti a far lavorare insieme attori pubblici e privati, facendo in modo che l’eliminazione del piombo convenisse praticamente a tutti.
«L’iniziativa – dice il sito ONU – ha riunito tutte le parti interessate e le sue attività hanno incluso la sensibilizzazione e il superamento delle resistenze dei commercianti di petrolio locali e dei produttori di piombo, nonché investimenti negli aggiornamenti delle raffinerie e nell’assistenza tecnica».
I vantaggi dal punto di vista ambientale e di salute della dismissione della benzina con piombo potrebbero essere enormi: secondo le stime ONU si prevede che la mossa farà risparmiare all’economia globale 2,45 trilioni di dollari. «La fine dell’uso della benzina con piombo – ha detto il segretario ONU António Guterres – eviterà più di un milione di morti premature ogni anno per malattie cardiache, ictus e cancro, e proteggerà i bambini il cui QI è danneggiato dall’esposizione al piombo».