La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha da poco celebrato un importante traguardo sanitario: il 70% di persone completamente vaccinate contro il Covid19 nell’Unione Europea. Nella città dove risiede, però, la campagna non viaggia così spedita. La città di Bruxelles e la rispettiva regione registrano al momento tassi di somministrazione sensibilmente più bassi rispetto al resto del Paese. Per accelerare i progressi, le autorità regionali stanno dando fondo alla fantasia, mettendo in campo una varietà di incentivi di diversa natura per spingere le persone a vaccinarsi.
Nella regione di Bruxelles sono completamente vaccinate circa 600mila persone, pari al 62% dei maggiorenni. Si tratta di una percentuale parecchio inferiore rispetto sia alle Fiandre (90%), che comprendono le province settentrionali del Belgio, sia alla Vallonia, che include quelle meridionali e francofone (79%). Il piccolo Ostbelgien, cantone prevalente germanofono del Belgio orientale registra invece il 73% di immunizzazioni complete. Le proporzioni sono simili anche per quanto riguarda la prima dose: a Bruxelles e dintorni l’ha ricevuta il 65% di chi ha più di 18 anni, mentre nell’Ostbelgien si arriva al 75%, in Vallonia all’80% e nelle Fiandre persino al 92%.
«Sono sicura che i numeri reali siano superiori: a Bruxelles risiedono migliaia di stranieri, che in molti casi hanno ricevuto il vaccino nei Paesi d’origine», dice a Linkiesta Inge Neven, responsabile della risposta all’epidemia di Coronavirus nella regione. «La città è cosmopolita e questo comporta ulteriori difficoltà: tante persone non comprendono le lingue utilizzate per comunicare i benefici del vaccino e 4 su 10 non hanno un medico di base che possa fare da tramite».
Secondo Neven, la regione di Bruxelles capitale non può essere paragonata a Fiandre e Vallonia proprio per la differente composizione della sua popolazione, che incide significativamente sull’utilizzo dell’assistenza sanitaria. «Per la prevenzione dei tumori abbiamo lo stesso problema: percentuali sempre più basse rispetto alle altre regioni». Da considerare c’è anche la componente legata all’età: «I residenti a Bruxelles sono in media più giovani del resto del Paese, quindi hanno avuto per ultimi la possibilità di vaccinarsi. Su anziani e persone a rischio siamo in linea: abbiamo già coperto oltre l’80% degli over 65».
La differenza però non è solo tra la capitale e le province fiamminghe e vallone, ma anche all’interno dei 19 comuni che compongono questa regione. Nella fascia settentrionale ci sono zone come Molenbeek e Schaerbeek che presentano minori livelli di reddito, di scolarizzazione, di accesso a internet. Per Inge Neven, tutte queste condizioni contribuiscono a determinare una maggiore difficoltà nell’accesso alle somministrazioni.
Anche a causa dei dati sulle vaccinazioni, la regione di Bruxelles manterrà almeno fino al 30 settembre determinate misure anti-contagio che invece sono state revocate in Vallonia e nelle Fiandre. Bar e ristoranti continueranno a chiudere all’una, a uno stesso tavolo potranno sedersi al massimo 8 persone e tra i vari tavoli dovrà esserci sempre una distanza di almeno un metro e mezzo.
Bus, dj e vaccini al supermarket
Con l’inizio dell’anno scolastico e l’arrivo dell’autunno, il Belgio rischia seriamente una quarta ondata dell’epidemia da Covid19, ha avvertito il virologo Steven Van Gucht, a capo della task force dell’Istituto di sanità nazionale, Sciensano. I contagi sono in crescita e l’ultima settimana di agosto ne ha fatti registrare oltre 2mila, il dato più alto dallo scorso maggio. Il Paese (11,5 milioni di abitanti) conta dall’inizio della pandemia più di 25mila morti e si teme una situazione analoga a quella dello scorso anno: a inizio ottobre il numero dei positivi quadruplicò in una sola notte e a fine mese, con più di 100 decessi al giorno, fu proclamato un rigido lockdown nazionale.
Il periodo a Bruxelles è particolarmente delicato anche per il rientro dei tanti lavoratori stranieri dai rispettivi Paesi. Le autorità regionali, infatti, stanno facendo di tutto per aumentare il numero delle vaccinazioni. Dal 18 marzo la società di trasporti bruxellese Stib mette a disposizione viaggi andata/ritorno gratuiti per chi si reca al punto vaccinale con i mezzi pubblici.
Per coloro che non intendono allontanarsi troppo da casa c’è anche il «bus vaccinale», un centro di somminsitrazione itinerante che ogni giorno passa in rassegna i comuni della regione, fermandosi in orari e luoghi prestabiliti, dove chiunque, senza prenotazione, può ricevere la monodose del vaccino Johnson & Johnson. Lo stesso siero è di solito utilizzato per i cosiddetti vax-day, eventi che puntano a coinvolgere il maggior numero di persone nella somministrazione. Nel distretto di Heysel si è perfino organizzata una sessione musicale con due famosi dj, per spingere i giovani all’iniezione. Da metà luglio il vaccino è disponibile anche presso il proprio medico di base e un progetto pilota punta a rendere hub vaccinali anche le farmacie. A partire da lunedì 30 settembre, inoltre, gli abitanti di Bruxelles possono ricevere la propria dose pure al supermercato o al centro commerciale: una strategia che, conferma Inge Neven, potrebbe essere replicata pure nelle scuole.
Alcuni incentivi alla vaccinazione sono più sottili: ad esempio, per tutta l’estate la regione ha offerto dei test anti-Covid molecolari gratuiti a chi ne aveva bisogno per un viaggio. Ma il bonus è riservato soltanto a coloro che non hanno ancora ricevuto l’invito per la somministrazione, oppure ai non completamente vaccinati che hanno fatto la prima dose di un siero anti-Covid entro i 35 giorni dalla chiamata personale. In questo modo, resta escluso soltanto chi, per scelta, non si è ancora sottoposto alla vaccinazione.