Contro la retorica misoginaLe donne afghane hanno bisogno di aiuto, non di paternalismo

Laura Quagliolo ha fondato nel 1999 il Cisda, la onlus italiana che sostiene la resistenza di associazioni in opposizione al regime dei talebani: «Gli afghani che sono riusciti ad arrivare sino a qui sono colti, sanno l’inglese e sono laureati. Le persone analfabete come faranno?»

LaPresse

Le donne afghane hanno sempre dovuto lottare contro la violenza maschile, sia sotto l’amministrazione americana, sia sotto i talebani. È passato un mese da quando i talebani hanno ripreso il controllo del Paese, pochi giorni dall’annuncio di un governo ad interim composto di soli uomini, molti dei quali ricercati dall’Fbi, con a capo Mullah Mohammad Hassan Akhund, e le parole per il destino delle donne afghane si sprecano. Sì, le donne afghane hanno bisogno del nostro aiuto ma non del nostro paternalismo, come dice a NRW Laura Quagliuolo, una delle fondatrici del Coordinamento italiano sostegno donne afghane (Cisda). Il Cisda è una onlus italiana con sede a Milano che lavora dal 1999 con associazioni di donne afghane, sostenendole nei loro progetti politici, spesso clandestini, ed è testimone della resistenza delle donne afghane contro una cultura misogina che le perseguita, a prescindere dai vertici al comando del Paese.

«Le associazioni di donne afghane che sosteniamo hanno iniziato le loro attività clandestinamente già nel 1999, quando c’era ancora il primo regime talebano. Parliamo di associazioni come Rawa (Revolutionary association of women of Afghanistan), Hawca (Humanitarian association of women and children of Afghanistan) e altre che all’epoca avevano bisogno di uscire allo scoperto e ottenere l’attenzione del mondo», ci spiega Laura Quagliuolo.

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