Europei milanesiChe cosa propongono i riformisti di Alleanza Civica del Nord

È nei comuni settentrionali che si sperimenteranno nel dopo pandemia le soluzioni produttive e di riorganizzazione della vita nelle città che ci porteranno fuori dal tunnel della pandemia. L'apporto di Acn al dibattito sulla nuova Milano

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Alleanza Civica del Nord (Acn) aveva, per prima, in occasione del suo Non Congresso e sulle colonne de Linkiesta, lanciato la proposta di unità dei riformisti tradottasi a Milano nella lista I Riformisti (Azione, Italia Viva, Base e altre associazioni) con Beppe Sala sindaco e, con analoghe adesioni, a Savona e nei comuni del Lecchese dove si vota, a partire dalla condivisione dell’importanza strategica, senza se e senza ma, dell’Unione europea a difesa degli interessi nazionali. Principio condiviso anche da molte liste civiche, sostenute da Acn, a Torino, Bologna e in diversi altri comuni del Nord Ovest.

Un imprinting che viene da lontano, che non è dovuto solo ai cambiamenti culturali e politici in atto nelle istituzioni dell’Unione Europea, a partire dagli ingenti fondi messi a disposizione con Next Generation Ue che possono ridisegnare le condizioni di vita e di lavoro di decine di milioni di persone nei prossimi decenni. I promotori e i sostenitori di Acn, infatti, ancor prima dei cambiamenti innescati da Covid-19, si sentivano, e si sentono, non solo europeisti ma cittadini europei a pieno titolo e guardavano, e continuano a guardare, con estremo interesse alle proposte di una politica internazionale e di una difesa comune europea, che, in queste settimane, a seguito della crisi in Afghanistan, stanno animando un’accelerazione del dibattito politico nei diversi paesi europei. Proposte che, nel momento della loro concretizzazione, trasferiranno altri poteri fondativi dello stato nazionale a livello comunitario, dopo quelli legislativi e della moneta.

Proprio perché radicalmente riformista, Alleanza Civica del Nord si interroga sulla nuova infrastruttura istituzionale necessaria a governare funzioni e territori a fronte dell’indebolimento progressivo dello stato nazionale, oltre che dei cambiamenti tecnologici e delle innovazioni socio-economiche in atto.

Nella convinzione che i problemi vadano gestiti nella dimensione in cui si manifestano con autonomia decisionale e di risorse, Acn, al riguardo, ha definito la propria identità a partire da un’idea di riorganizzazione federalista dell’Italia, fortemente inserita in un contesto di sovranismo europeo. Una riorganizzazione in grado di valorizzare le competenze, il lavoro, l’imprenditorialità e la responsabilità civile e sociale del Nord.

È nei comuni, nelle conurbazioni, nelle filiere produttive del Nord, infatti – stante la sua diversa e maggior complessità economica e sociale – che si sperimenteranno nel dopo pandemia le soluzioni produttive, di riorganizzazione della vita nelle città e nei territori, che ci porteranno fuori dal tunnel e oltre l’eccezionale situazione creata dalla pandemia.

Anche per questo, Acn ha messo al primo posto, tra i suoi principi fondativi, il termine «Autonomia», assieme a «Competenza» e «Semplificazione», e non certo per una priorità alfabetica ma come questione essenziale della sua identità cultural-politica. Ciò significa, anche, la ricerca di alleanze con forze sociali e soggetti politici che sono fuori dal perimetro cosiddetto progressista, ma che ne condividono valori e programmi. È recente, ad esempio, l’accordo politico con la Rete 22 Ottobre per l’Autonomia, che ha tra i suoi esponenti l’ex ministro leghista Giancarlo Pagliarini, a partire dalle prossime elezioni comunali di Milano.

Pur riservando una particolare attenzione al dibattito sulle ragioni del Nord animato da esponenti del PD, tra cui Giorgio Gori, sindaco di Bergamo e Stefano Bonaccini, presidente della Regione Emilia Romagna, è giusto non ignorare le condivisibili prese di posizione di singoli esponenti di centrodestra su antifascismo, federalismo ed europeismo.

A Milano, anche se ancora dentro i vecchi assetti istituzionali, finanziari e normativi, si dovranno: affrontare i complessi problemi della riorganizzazione del lavoro, dell’istruzione e della formazione professionale in presenza e a distanza; sperimentare originali e innovative modalità dell’organizzazione della medicina territoriale; organizzare una mobilità ancor più efficiente e sostenibile, sostenerne la vitalità culturale e creativa. Lo si dovrà fare, con la consapevolezza che le soluzioni non sono tutte attuabili e governabili solamente dentro le “mura” della vecchia cinta daziaria, ma occorreranno fantasia e forzature per andare efficacemente oltre.

Alleanza Civica del Nord, al riguardo, non mancherà di portare il proprio contributo.

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