Spillover bipopulistaIl virus populista ha contagiato destra e sinistra e non ha ancora un vaccino

La cosiddetta istituzionalizzazione del Movimento 5 stelle con il governo Conte II e della Lega salviniana con il governo Draghi non ha modificato l’ecosistema politico determinato dal cataclisma elettorale del 2018. Ora c’è una versione più contagiosa aggressiva: quella fascio-sovranista di Fratelli d’Italia

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In uno dei suoi ultimi infortuni televisivi, Matteo Salvini ha spiegato l’imporsi di varianti via via più aggressive e contagiose del virus Sars-CoV-2 come reazioni all’effetto del vaccino.

La rappresentazione dell’evoluzione del virus come l’esito di una guerra intelligente contro gli ostacoli frapposti alla sua azione, comporta come conseguenza il timore che qualunque intervento contrario possa incattivirlo, per così dire. Se quindi vaccinarsi porta a selezionare una variante più forte, non è più logico vaccinare meno gente possibile (solo gli anziani e i fragili che rischiano di più) e sperare che il virus, sentendosi meno sfidato, si normalizzi fino a diventare una banale influenza?

Questa antropomorfizzazione del virus suona fortunatamente grottesca alle orecchie della gran parte dell’opinione pubblica, ma sembra riscuotere un ben maggiore successo nella sua trasposizione politica, visto che i maggiorenti del mondo democratico continuano a ritenere il populismo un virus non da affrontare e sconfiggere con un vaccino cultural-politico che immunizzi la maggioranza degli elettori, ma da addomesticare nelle sue varianti migliori, per scongiurare il rischio di varianti peggiori.

Molti si sono affrettati a spiegare che l’errore di Salvini era di ritenere che le varianti non derivassero dalle replicazioni del virus – più contagi uguale più varianti – cioè da una sorta di gioco del virus con sé stesso, ma dalla lotta del virus contro il vaccino, che per il fatto di ridurre i contagi invece riduce anche la possibilità di varianti particolarmente perniciose.

Occorrerebbe ora anche spiegare che i propugnatori del compromesso bi-populista commettono di fatto lo stesso errore, ritenendo che non sia la vaccinazione contro il virus populista (che implica un’azione di pedagogia civile ben più complicata di un’iniezione – infatti il vaccino ancora non c’è), ma la convivenza con le varianti meno letali del virus a favorirne l’indebolimento e a rendere possibile la convivenza con la pandemia politica più aggressiva del nuovo secolo.

Le vicende politiche dell’ultima legislatura sono un esempio straordinario di questo processo. La cosiddetta istituzionalizzazione del Movimento 5 stelle con il governo Conte II, e successivamente della Lega salviniana con il governo Draghi, non ha modificato l’ecosistema politico determinato dal cataclisma elettorale del 2018, che rimane dominato dal virus populista, di cui oggi appare più competitiva – in metafora: più contagiosa e più aggressiva – la variante fascio-sovranista rappresentata da Giorgia Meloni.

Le replicazioni populiste (estremiste e moderate, radicali e trasformiste) sono destinate – in assenza di un vaccino – a occupare l’intero spazio politico e sarà questo processo di selezione causale a determinare quella che sarà più adatta a persuadere (infettare) la maggioranza degli italiani.

Per intanto, la variante populista post-grillina ha già ampiamente conquistato – in modo totalitario da Roma in giù – anche il Pd. Chi crede che il populismo non vada drammatizzato, né sfidato, ma corrotto con i buffet di potere, con la cooptazione a palazzo e con un po’ di retorica e di pratica gentista, ignora che i processi politici, come quelli biologici, sono complessi e impersonali e non rispondono né a un disegno, né a un destino e soprattutto non sono negoziabili.

Ciò che succede nelle cellule invase dal virus che sembra uscito dalle pagine di “Spillover”, somiglia a quanto accade nelle teste occupate dal virus, che rinnova i fasti dell’eterno fascismo italiano. Anche per questo secondo bisogna cercare un vaccino e non cadere nell’errore di pensare, in questo modo, di provocare la bestia, che non ha bisogno di essere provocata, per essere quello che è e diventare più cattiva.

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