Bertani è celebre per la sua ampia biblioteca delle annate. In questa cantina sono racchiuse migliaia di bottiglie dal 1958 ad oggi, 38 annate a disposizione di chi – potendoselo permettere – può leggere attraverso il vino la storia dell’enologia e del clima.
Grazie a questa fornitissima riserva possiamo leggere il cambiamento. Intanto, quello climatico. Anche qui, come abbiamo avuto modo di scrivere moltissimo ultimamente, i vigneti si vanno a cercare sempre più in alto, e le bottiglie delle varie annate testimoniano quanto il sole sia sempre più forte e quanto la mancanza di escursione termica tra giorno e notte sia un problema da gestire per gli enologi che vogliono fare qualità.
Ma queste bottiglie conservate nei decenni ci possono aiutare a capire anche il cambiamento del mondo, e ci raccontano – per esempio – come il sughero che dà origine ai tappi si sia modificato e quanto questo cambiamento nei sughereti abbia contribuito a modificare le rese in bottiglia di tanti vini degli anni ’80 che, purtroppo, “sanno di tappo” più di quanto non succeda con altri decenni. È un piccolo esempio di quanto la piccola storia del vino ci possa raccontare di scelte e decisioni che esulano dal settore specifico.
Questi vini così simili vengono prodotti sempre con lo stesso procedimento: alla raccolta segue l’appassimento e poi la pressatura, in seguito c’è il riposo in botte di rovere e poi l’affinamento in bottiglia. Solo allora, a nove o dieci anni di distanza dalla raccolta si può passare alla degustazione: oggi infatti possiamo iniziare a bere il risultato della vendemmia 2012, sempre che dopo averla comprata non decidiamo di darle ancora un po’ di anni di vita, conservandola nelle nostre cantine.
Queste bottiglie preziose ci raccontano il clima che ha caratterizzato le diverse annate, soprattutto nel periodo magico di questo vino, da settembre a dicembre. Perché il momento dell’appassimento delle uve è quel lungo processo che dà carattere e unicità a questo vino così particolare nella sua produzione, tipica di questa zona d’Italia tra il lago di Garda e Verona. La messa a riposo è ‘il’ momento che dà maggiore diversificazione alle annate, le cui caratteristiche vengono riconosciute anche nel vino. E questa distesa violacea e compatta, in locali aerati e sottoposti a costante controllo, è la vera risorsa della zona, che su questi stessi graticci fino ai primi anni del ‘900 allevava bachi da seta e subito dopo li ha riutilizzati in maniera creativa, dando vita alla storia di un vino incomparabile.
Ogni annata vede poi un cambiamento nell’approccio in vigna. Non cambia il pensiero che guida l’azienda: c’è uno “stile Bertani” molto riconoscibile. Ma a seconda dell’annata cambia il modo di vivere il momento, e c’è una capacità di andare al passo con quello che al vino sta intorno. Pur mantenendo il proprio stile, gustando le diverse annate si ha la consapevolezza di quanto questo vino sia in grado di stare a suo agio nel mondo che lo circonda. Chi conosce da vicino l’azienda è in grado di dirci chi era l’enologo e quali scelte aveva fatto, dimostrando come ogni decisione umana incide su quello che andremo a bere.
Il grande potenziale di invecchiamento aiuta l’Amarone ad essere longevo, e la biblioteca di Bertani, con le sue 38 annate ancora disponibili, aiuta a percorrere la storia del vino e di questa cantina, proprio come un documento antico, testimone del suo tempo.