Manovra da 23 miliardiApprovato il Documento programmatico di bilancio, la Lega contro Quota 102

Il Consiglio dei ministri ha approvato all’unanimità il Dpb, ma ancora non sono stati sciolti tutti i nodi: 8 miliardi subito per il taglio del cuneo fiscale, 2 miliardi per la Sanità, 3 miliardi per il Fondo di garanzia per le piccole e medie imprese e il rifinanziamento fino al 2025 di Industria 4.0

Lapresse

Ventitré miliardi di euro, pari all’1,2% del Pil. Otto miliardi subito per il taglio del cuneo fiscale. Addio a Quota 100, si passa a Quota 102 nel 2022 e Quota 104 nel 2023 per le pensioni (per una platea di 50mila persone in due anni). È stato approvato ieri il Documento programmatico di bilancio (Dpb), subito inviato a Bruxelles – dal momento che l’Italia era già in ritardo di quattro giorni sulla deadline prevista per il 15 ottobre.

Ma ancora non sono stati sciolti tutti i nodi della manovra per il 2022, al punto che il disegno di legge di Bilancio verrà approvato solo tra qualche giorno nonostante il termine ultimo fosse previsto per oggi.

Come riporta il Corriere della Sera, «con il Dpb è stata definita l’entità della manovra, 23 miliardi, e la ripartizione delle risorse. Ventitré miliardi che saranno coperti grazie alla crescita del Pil superiore al previsto, che ha indotto il governo ad aumentare il deficit 2022 dal 4,4% al 5,6%».

La fetta più grossa è destinata proprio al fisco, cioè 9 miliardi, di cui 2 già stanziati con la precedente legge di Bilancio e 7 aggiuntivi. Nove miliardi che serviranno, tra le altre cose, per calmierare le bollette di luce e gas (un miliardo), rinviare sugar e plastic tax, ridurre dal 22% al 10% l’Iva sugli assorbenti (tampon tax).

«L’anno prossimo – spiega il Corriere – ci sarà un primo alleggerimento del prelievo sulle persone fisiche, in particolare sul ceto medio, e sulle imprese per complessivi 8 miliardi, ma il mix degli interventi non è ancora definito perché nella maggioranza ci sono posizioni diverse. Così come su altri due capitoli: le pensioni e il Reddito di cittadinanza».

Inoltre sono previsti 3 miliardi per il Fondo di garanzia per le piccole e medie imprese e il rifinanziamento fino al 2025 di Industria 4.0 (con aliquote un po’ ridotte). E saranno prorogati i vari ecobonus edilizi, tranne il bonus facciate del 90%: il Superbonus del 110% sarà prorogato al 2023, ma limitatamente ai condomini e agli Iacp (case popolari), poi scenderà al 70%.

Un po’ più indietro i lavori sulla riforma degli ammortizzatori sociali. «La Cigo (cassa integrazione ordinaria), verrà estesa alle piccole imprese dei servizi e sarà rafforzata la Naspi, cioè l’indennità di disoccupazione: la riduzione del 3% al mese scatterà dopo 6 mesi anziché 4. Diverrà strutturale il congedo parentale obbligatorio di 10 giorni per i padri» scrive il Corriere.

Ma bisognerà anche rafforzare la Sanità: 2 miliardi di euro in più saranno destinati a vaccini e farmaci, e altri 2 per il fondo sanitario. Infine saranno rese strutturali 12 mila borse di studio annue di specializzazione per i medici.

La parte più difficile sarà convincere tutti gli alleati di governo. O meglio, la Lega. Nella cabina di regia di ieri a Palazzo Chigi il ministro dell’Economia, Daniele Franco, ha illustrato ai ministri capidelegazione e ai responsabili economici dei partiti della maggioranza le linee guida del Dpb.

Nel corso della riunione la Lega ha espresso una riserva politica sulla soluzione ad ora individuata sulle pensioni con quota 102 e 104, ma il tema sarà discusso nei prossimi giorni in vista del varo della legge di bilancio in un successivo Cdm.

«La Lega si è messa di traverso sull’ipotesi affacciata da Franco di sostituire Quota 100 (pensione anticipata se si hanno 62 anni d’età e 38 di contributi), che scade il 31 dicembre, con un canale di pensionamento meno favorevole: Quota 102 nel 2022 e Quota 104 nel 2023», scrive il Corriere.

Non c’è solo il partito guidato da Matteo Salvini nel fronte degli scettici. Il ministro Franco ha fatto sapere che l’introduzione di criteri più stringenti sulla concessione del Reddito di cittadinanza e il rafforzamento delle condizionalità finirà per tagliare la spesa prevista nel 2022, allineandola a quella del 2021, lanciando così un segnale al Movimento 5 stelle – ancora da capire le reazioni del leader Giuseppe Conte e del suo partito.

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