Basta la parolaCon la proporzionale si può mettere in sicurezza l’Italia (chiunque vinca le elezioni)

In questi mesi si è aperto uno spazio per dividere i liberali dai populisti e separare il centro dalla destra. Uno spazio che Letta e il Pd sembrano però fermamente decisi a richiudere

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Forza Italia è spaccata, la Lega di più, mentre Fratelli d’Italia appare da tempo isolato dal resto del centrodestra, dove anche le forze minori spingono per una svolta antisovranista. È così da mesi, è un dato di fatto ormai pubblicamente acclarato e certo a cambiare questo stato di cose non sarà l’ultimo vertice di coalizione, con il rilancio di un’unità in cui non crede nessuno, in nome di un sistema elettorale (maggioritario) che molti vorrebbero cambiare e di una candidatura al Quirinale (quella di Silvio Berlusconi) che fa scappare da ridere a tutti (tranne lui, ovviamente).

Il problema è serio perché le ragioni di divisione non sono di poco conto, sono questioni strategiche e di principio. Con il governo Draghi si è infatti improvvisamente allargata la divaricazione tra una destra di governo, attenta alle ragioni della salute e dell’economia, e una destra populista, decisa a cavalcare persino la protesta No vax pur di far casino, e tanto peggio per la salute, per le imprese e per i lavoratori. Una linea che, almeno a giudicare dal risultato delle recenti amministrative, non sembra proprio avere pagato.

Sarebbe dunque il momento migliore per dare man forte a ministri e amministratori locali della Lega e di Forza Italia che hanno preso posizioni sempre più nette contro quella deriva. Si è aperto finalmente uno spazio, a volerlo sfruttare, per dividere i liberali dagli estremisti, isolando i populisti e mettendo in sicurezza il futuro dell’Italia, chiunque vinca le elezioni.

Uno spazio che il Partito democratico di Enrico Letta, a onta delle tante parole sulla minaccia rappresentata da una destra estremista e irresponsabile, ha fatto finora di tutto per richiudere, ostinandosi a rilanciare quello schema bipolare fondato su coalizioni pre-elettorali che è esattamente ciò che ha tenuto in vita per tanto tempo l’egemonia berlusconiana nel centrodestra (il fatto che i massimi sostenitori dello «spirito del maggioritario» siano anche i principali campioni dell’antiberlusconismo parolaio di questi anni è solo la millesima conferma del carattere gattopardesco di tutti i radicalismi italiani).

Invece di offrire una sponda ai tanti potenziali avversari interni di Matteo Salvini e Giorgia Meloni, il Partito democratico regala infatti ai sovranisti il più prezioso degli aiuti, sbarrando le porte a chiunque si sogni di abbandonarli.

È storia antica, eppure sempre dolorosa. Chiunque si sognasse di insistere nel dare qualche seccatura a Salvini e Meloni, sappia che dovrà scegliere tra la scomoda posizione di minoranza dissenziente nel centrodestra e l’assurda posizione di ultimo arrivato su un carrozzone fondato proprio sulla radicale contrapposizione alla coalizione avversaria. Letta non sembra intenzionato a offrire altre sponde.

Come tutti o quasi tutti i suoi predecessori, confida che lo scontro bipolare e il fantasma del regime sovranista gli offra la possibilità di tenere al guinzaglio tutti i possibili alleati, e magari di arrivare così fino a Palazzo Chigi. Pur di ottenere questo risultato, evidentemente, non esita a regalare analogo guinzaglio a quei leader sovranisti di cui pure ogni giorno denuncia le minacciose intenzioni e la pericolosa deriva estremista. Se davvero volesse smentire l’accusa di utilizzare persino il pericolo neofascista in modo strumentale, non avrebbe che da dire una parola: proporzionale. Sarei felicissimo di ricredermi, ma ne dubito.

È bene allora che le persone responsabili si facciano sentire, dentro il Partito democratico e fuori, prima di rivedere l’ennesima, bruttissima copia di un film già visto mille volte, e con un finale ancora peggiore.

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