Kitchen StoryOrizzonti sconosciuti e ciambelloni

Due chiacchiere a fornelli accesi con Francesco Pruneddu, storico dell'arte con la passione per il cibo e la fotografia

«Checco, con tutti questi dolci mi stai facendo diventare una pardula!». Ho perso il conto delle volte in cui le mie amiche hanno esordito con questa frase. Perché, a pensarci bene, il paragone con una pardula, uno dei nostri dolci tipici sardi, calza a pennello! Ho sempre amato i dolci e le torte. Quando vivevo a casa dei miei, le torte preparate da mia madre non mancavano mai. Purtroppo non ho ricordi delle mie mani piene di pasta frolla perché mamma era terrorizzata dallo spreco, quindi potevo sicuramente assistere e apprendere movimenti ma non rischiare di provare e fallire. Quando sono arrivato a Cagliari per studiare all’università, le torte non c’erano più ma quando ho iniziato a prepararle mi sono accorto che la lezione di mamma, fosse anche solo a furia di osservarla, in qualche modo stava dando i suoi frutti. Complice un briciolo di manualità, ho iniziato a preparare crostate e dolci ma senza alcun pensiero legato alla fotografia. Con l’avvento dei social, qualche anno dopo, ho iniziato a scoprire il mondo della fotografia di cibo attraverso il lavoro delle più famose food blogger americane.
Ci racconti chi sei immaginando di parlare a qualcuno che non ti conosce?
Mi chiamo Francesco Pruneddu e con questo cognome non posso proprio fingere di arrivare da Parigi! Sono sardissimo, nato e cresciuto a Oristano ma vivo e lavoro a Cagliari. Ho una laurea in Storia dell’arte medievale e lavoro nell’ufficio stampa di un consorzio che gestisce tre musei di Cagliari. La passione per la fotografia e per il cibo mi hanno portato a vivere una seconda vita lavorativa, fatta di partita Iva, clienti e occasioni lavorative che mi gratificano un po’ di più del lavoro d’ufficio.

Dove trovi ispirazione per i tuoi set?
Ho iniziato a fotografare solo dopo aver attraversato la crisi del “da dove comincio?”. Attingere dal mondo dei pittori fiamminghi mi ha sicuramente aiutato nel ricostruire contesti e scene ma la difficoltà più grande all’inizio è stata reperire strumentazione, props, tavoli etc. Diversamente non avrei mai potuto restituire l’atmosfera che tanto amavo e che vedevo nelle foto altrui ma che pulsava già nel repertorio di immagini viste sui libri durante gli anni di studio della storia dell’arte. Così, ho rinunciato del tutto a una stanza della casa, destinata nel tempo a diventare il mio studio.

Immagina di ospitarmi nella tua cucina per un caffè: cosa mi offriresti di buono?
Mi ripeterò, perché questa domanda mi viene fatta spesso: credo ti offrirei una fetta del mio dolce preferito, la meringata al limone.

Ci racconti com’è la tua cucina? Intendo, la parte che non si vede nelle fotografie: come hai organizzato gli spazi, i materiali, cosa ti piace avere a portata di mano, se l’hai fatta realizzare su misura… insomma facci fare un tour virtuale!
Vivo in un appartamento costruito negli ultimi dieci anni, pertanto ha un’impronta moderna che io cerco di mascherare il più possibile. Sicuramente il mio studio ha un aspetto completamente diverso: ho pitturato le pareti di grigio, l’ho allestito con due tavoli in legno e uno in marmo, ci sono due scaffali per i props e la maggior parte delle volte è talmente disordinato da sembrare una cantina! Il soggiorno e la mia cucina cercano di conservare un aspetto decoroso, o almeno ci provo.

Quali elettrodomestici usi per cucinare?
Il robot da cucina, l’impastatrice planetaria e le mani. Quando giro alcuni video preferisco impastare torte o pasta fresca interamente a mano come si faceva una volta perché credo che il processo di preparazione sia più affascinante visto così.

Cosa c’è in questo momento nel tuo frigo?
Una torta, ovviamente, verdure comprate al mercato, dello speck portato con me dall’ultimo viaggio in Alto Adige, limoni, latte, del sugo di lenticchie e altre cose poco spaziose che durano nel tempo.

Se dovessi scegliere una ricetta da affidare ai posteri quale sceglieresti? E perché?
Potrà apparire banale ma io amo i dolci da credenza e forse, proprio come accadeva un tempo, lascerei un foglietto sporco di farina e qualche piccola macchia con la ricetta del perfetto ciambellone da colazione. Non è forse la coccola più bella per iniziare la giornata?

So che sei intollerante al lattosio. Questo limite come impatta sul tuo modo di cucinare?
Quando nel 2012 ho scoperto di essere intollerante, i bancofrigo dei supermercati non erano pienissimi come oggi di prodotti delattosati pertanto sì, inizialmente mi sono sentito limitato e disorientato. Nel giro di pochissimi anni le intolleranze e le allergie hanno spinto i produttori ad aumentare l’offerta e ad oggi ti dico che non è più un limite e anche se sto attento e non abuso di latticini posso tranquillamente preparare ogni tipo di dolce con prodotti delattosati.

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