Dittatura dei cretiniLe minacce dei No Pass a Beppe Sala sono un punto di non ritorno

Sui canali Telegram di chi urla di diritti violati, mentre ha la libertà di mettere a soqquadro il centro di Milano, il sindaco è stato oggetto di una serie di carinerie: «Appendere il maiale a testa in giù», «dare fuoco all’infame», e tanto altro. La misura è colma

Roberto Monaldo/Lapresse

Riassumiamo i fatti, perché prima di qualsiasi riflessione val la pena capire bene che non siamo solo di fronte a una brutta vicenda di cronaca che ha come vittima il sindaco di Milano, ma ad una gravissima minaccia alla democrazia dell’intero Paese. Sabato scorso, per il quattordicesimo sabato consecutivo, il centro della città è stato paralizzato da un manifestazione di sedicenti No Green Pass, insomma di gente che sostiene che un certificato di avvenuta vaccinazione contro un virus che per un anno a mezzo ha fatto precipitare economia, vita sociale, lavoro in un incubo, sia una provvedimento dittatoriale. Quindi da quattordici settimane – cioè poco meno di quattro mesi – va urlando di diritti violati, mentre ha la libertà di mettere a soqquadro il centro di una città che con sforzo collettivo enorme si sta rimettendo in piedi.

I commercianti milanesi che per colpa della pandemia hanno visto chiudere quasi 600 attività e rimanere a casa senza lavoro migliaia di addetti, hanno fatto notare al sindaco che a causa delle manifestazioni se ne andava in fumo ogni sabato il 25% del guadagno. Insomma, quel diritto di urlare che non c’è diritto stava creando danni enormi alla città. Una situazione di fronte alla quale Beppe Sala ha fatto quel che era doveroso e inevitabile: dichiarare che la misura è colma.

Ma se di sabato tutta quella gente invade il centro di Milano, negli altro giorni ha come piazza la rete. Nello specifico il canale Telegram “Basta Dittatura”, clone di quello con 40mila iscritti chiuso per ordine della procura di Torino. Qui in pochi minuti si è scatenata la violenza nei confronti del primo cittadino.

L’amministratore del gruppo ha invitato a pubblicare indirizzi e numeri di telefono che potessero essere riferibili a Sala, a cercare i suoi recapiti privati, mentre gli utenti si sono scatenati in minacce di ogni tipo. «Appendere il maiale a testa in giù», «dare fuoco all’infame», «aspettarlo fuori dal comune e prenderlo a mazzate»: solo alcuni dei propositi di coloro che ogni sabato, da quattordici settimane, sostengono di scendere in strada in difesa di libertà, democrazia e diritti costituzionali.

Per capire meglio di chi stiamo parlando, val la pena di perde qualche minuto a dar un’occhiata agli altri contenuti del loro canale Telegram, attraverso il quale le manifestazioni vengono organizzate. Si trovano post che  definiscono il femminismo «il cancro dell’occidente», altri che lanciano le stesse minacce rivolte a Sala contro Stefano Puzzer, il leader dei portuali di Trieiste, accusato di avere tradito la lotta. Naturalmente chi si vaccina contro il Covid o anche solo si sottopone a un tampone  è un «sottomesso alla dittatura, che non merita alcuna pietà».

Ora la riflessione, che in verità non ha bisogno di tante parole. Bastano quelle di chi ha sfidato Sala alle scorse elezioni, Luca Bernardo, candidato di quel centrodestra nel quale probabilmente tanti di quelli che ogni sabato bloccano il centro di Milano pensavano di trovare sponda: «Le istituzioni non si toccano, soprattutto quando tutti insieme stiamo cercando di uscire da una terribile pandemia che ha fatto tantissimi morti. Ora più che mai serve una presa di posizione forte e chiara da ogni forza politica. Da Milano, capitale morale del Paese, giunga il monito più fermo. Massima solidarietà al sindaco Giuseppe Sala».

Questa è Milano.

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