Fashion circolareLe nuove aperture dei negozi di moda all’insegna dell’ecosostenibilità

I più grandi attori del mondo del retail e del settore dell’abbigliamento stanno inaugurando numerosi spazi in una nuova campagna concentrata sul tema del riuso. Chi vende vestiti, e non solo chi li produce, cerca di rispondere alle preoccupazioni sull’impatto delle produzioni tessili sull’ambiente

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Galeries Lafayette all’inizio dello scorso settembre ha inaugurato a Parigi uno spazio di 500 metri quadrati dedicati alla moda circolare. Poca cosa rispetto ai 60 negozi proprietà di questo retailer, e poca cosa pure rispetto ai 70.000 mq complessivi occupati in quella sede.

Ma il gesto è comunque significativo perché Le(Re)Store è stato aperto nel centralissimo Boulevard Haussman nel flagship store della catena. Chi vende abbigliamento e non solo chi lo produce, cerca dunque di rispondere alle preoccupazioni sempre più diffuse circa l’impatto delle produzioni tessili sull’ambiente. 

Quello di Galeries Lafayette non è un gesto isolato. A Londra Harrods sempre a settembre ha risposto con Luxury for Life. E a dire il vero in Italia a Firenze per l’esattezza, Luisaviaroma, da sempre un trendsetter in questo settore, già nel 2019 aveva lanciato LVRSustainable

Sempre a Parigi e sempre lo scorso settembre i magazzini Printemps hanno inaugurato 7eCiel: 1.300 metri quadrati per proporre second hand, servizi di riacquisto, e una selezione di marchi eco-friendly.

Dall’altra parte della Senna, sempre nello stesso mese, Bon Marché Rive Gauche (proprietà di LVMH, primo gruppo del lusso al mondo) ha lanciato Maison Vintage, dove vengono proposti oggetti per la casa, ma sono presenti anche second hand di marchi moda molto conosciuti e un servizio di upcycling per il denim.

Sebbene la strada per giungere alla sostenibilità in questo settore sia ancora lunga la consapevolezza è in aumento: nell’agenda degli operatori anche solo tre anni fa il problema era praticamente inesistente.

Al di là delle maldestre (dannose) operazioni di marketing per cui da qualche tempo qualsiasi prodotto, a prescindere dalla categoria a cui appartenga, ha tra i suoi claim vocaboli come bio, ecologico e sostenibile. 

È ormai evidente a tutti che ogni articolo dovrebbe essere progettato pensando alla sua durata e al suo smaltimento. L’obsolescenza programmata, che ha goduto di una voga scellerata nello scorso decennio, si rivela oggi come il peggiore degli incubi: che si tratti di lampadine, automobili, maglioncini o sneaker poco importa.  

Secondo il Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente (UNEP) «Il raggiungimento della circolarità nei tessuti richiederà modelli di business completamente nuovi, che si spostino dal modello del fast fashion a prezzi più bassi possibili a modelli in cui l’abbigliamento e altri prodotti tessili per la casa divengano articoli mantenuti in servizio il più a lungo possibile».

Quel che sta accadendo nel retail tradizionale è stato del resto anticipato da quanto accaduto sul web. Gli esempi ”virtuosi” sono innumerevoli, citiamo qui di seguito solo i più celebrI. Il vintage online è ormai ovunque grazie a siti come eBay, Poshmark e Depop: quest’ultimo recentemente acquistato dal colosso americano Etsy (quotato al Nasdaq) per un valore di 1,62 miliardi di dollari. 

Esistono poi  piattaforme specializzate  che prendono assai seriamente ciò che significa essere un rivenditore sostenibile dedicato. 

Know The Origin, nato nel 2016 come marchio singolo, ora funge anche da rivenditore, per altri 200 brand che, per essere presi in considerazione, devono soddisfare standard precisi di sostenibilità. 

Slowco va alla ricerca di nuovi consumatori, inizialmente meno attenti alle tematiche ambientali. Lo fa offrendo un’immagine fashion nel tentativo di colmare il divario tra etica ed estetica e proponendo categorie di prodotti no gender.

Endless Wardrobe si spinge a incoraggiare apertamente abitudini di consumo più sostenibili, chiedendo ai clienti di pensare da subito come utilizzeranno un capo per poi decidere se affittarlo, comprarlo nuovo o di seconda mano. 

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