Oggi l’incontro con il governoI sindacati pronti allo sciopero sulle pensioni

Cgil, Cisl e Uil sono contrari al ritorno graduale alla legge Fornero, chiedono l’apertura di un tavolo, ma non vogliono farsi scavalcare dalla Lega nella difesa dei pensionandi. Il segretario Luigi Sbarra dice: «Se troveremo un muro davanti a noi, o se le nostre rivendicazioni e proposte saranno ostacolate o non prese in considerazione, le mobilitazioni saranno inevitabili nelle prossime settimane e nei prossimi mesi»

Foto Mauro Scrobogna /LaPresse

L’appuntamento tra governo e sindacati è fissato per oggi alle 18. Sul tavolo: il futuro delle pensioni nella manovra. E le posizioni non potrebbero essere più distanti. Da un lato la posizione dell’esecutivo che guarda a un graduale ritorno alla legge Fornero. Dall’altra quella dei sindacati, che chiedono una riforma complessiva che introduca nuovi criteri di flessibilità. Altrimenti, dicono, sono pronti a mobilitarsi fino a proclamare lo sciopero.

I discorsi sul “Patto per l’Italia” e la pace sociale sembrano lontani. Ma lo spazio entro il quale si muovo Cgil, Cisl e Uil è angusto. Sulle barricate per le pensioni, dalla loro stessa parte, c’è anche la Lega, che di Quota 100 ha fatto il suo cavallo di battaglia elettorale. Le sigle sindacali però non possono permettersi di farsi scavalcare da Matteo Salvini nella difesa dei pensionandi – scrive Repubblica. Eppure le tre confederazioni considerano «inaccettabile» l’impostazione illustrata la scorsa settimana a Bruxelles da Draghi, che ha confermato l’obiettivo di tornare gradualmente alle regole della riforma del 2011 con l’età pensionabile a 67 anni.

Il segretario della Cisl Luigi Sbarra a Repubblica spiega: «La nostra proposta unitaria è conosciuta dal governo da mesi. Noi dobbiamo lasciare alle persone la scelta volontaria di andare in pensione dopo i 62 anni o con 41 anni di contributi, a prescindere dall’età, sapendo che non tutti i lavori sono uguali e che quindi non possono esserlo neanche le regole pensionisiche, quindi c’è la necessità di introdurre elementi di forte flessibilità in uscita dal mercato del lavoro, come fatto ad esempio nell’Ape Sociale, dove chiediamo l’ulteriore allargamento. Inoltre bisogna riconoscere alle donne un anno di contributi in più per ogni figlio, sarebbe un segnale forte a sostegno della genitorialità, e garantire ai giovani, ai quali oggi viene applicato un sistema contributivo puro, e che hanno carriere discontinue, una pensione di garanzia».

In manovra il governo ha stanziato solo 600 milioni per le pensioni. Le proposte dei sindacati però hanno un costo ben diverso. «Le risorse attuali sono assolutamente insufficienti», dice Sbarra. «Le pensioni non possono essere considerate solo un costo economico, ma c’è anche un tema di sostenibilità sociale. E comunque la riforma Fornero ha realizzato risparmi importanti, così come il finanziamento di Quota 100 non è stato interamente utilizzato. Noi chiediamo che parte di questi risparmi vengano reinvestiti per cambiare il sistema pensionistico, introducendo elementi di equità, flessibilità e sostenibilità. Il governo deve recuperare un metodo del confronto con il sindacato più strutturato e permanente, altrimenti la manovra rischia di nascere squilibrata e insufficiente a causa dello scarso dialogo che l’ha preceduta».

È «questione di volontà politica», dice il segretario. «Per questo diciamo che serve un metodo di confronto centrato sul dialogo e sulla responsabilità. In caso contrario non resteremo certo con le mani in mano. Se troveremo un muro davanti a noi, o se le nostre rivendicazioni e proposte saranno ostacolate o non prese in considerazione, le mobilitazioni saranno inevitabili nelle prossime settimane e nei prossimi mesi».

È una questione decisiva per Cgil, Cisl e Uil. Ci sono pochi precedenti nei quali un governo è intervenuto sulle pensioni senza coinvolgere le organizzazioni sindacali. I casi più recenti sono nel 2004 quando Maroni introdusse lo scalone che alzava l’età pensionabile e, poi nel 2011 quando il governo Monti fu costretto su pressione della Bce a una legge draconiana sulla previdenza, per fare cassa e salvare i conti pubblici. Contro la Fornero quale Cgil, Cisl e Uil, anche per senso di responsabilità, non andarono allo scontro. Ci furono alcune ore di sciopero e da una parte del mondo del lavoro e anche della politica arrivò l’accusa di aver accettato senza battere ciglio la legge Fornero. Nella lunga autocritica che ne è seguita, Cgil, Cisl e Uil considerano quella scelta un errore che oggi non hanno alcuna intenzione di ripetere.

Ma Quota 100, fin dall’inizio sperimentale per tre anni, è un’invenzione salviniana. È già costata 11,6 miliardi, ha consentito di lasciare il lavoro con 62 anni e 38 di contributi soprattutto ai lavoratori del pubblico impiego, a un pezzo di operai maschi dell’industria del Nord, non ha assolutamente favorito il ricambio generazionale come era stato sostenuto del governo Conte I, né favorito il pensionamento delle donne. Irene Tinagli, vicesegretaria del Partito democratico, al Corriere spiega: «Quota 100 è stata iniqua, penalizzando in particolare le donne. Apprezziamo lo sforzo del governo di uscire da Quota 100 con gradualità, ma sottolineiamo che il sistema delle Quote non dà un aiuto concreto a chi ha più bisogno, cioè a chi fa lavori gravosi o si ritrova disoccupato in età avanzata. Per noi queste sono le priorità, nel rispetto dell’equilibrio complessivo della manovra».

Cgil, Cisl e Uil non hanno osteggiato Quota 100, ma non è la loro proposta. Chiedono, invece, di prevedere forme di flessibilità per andare in pensione a partire da 62 anni con almeno 20 di contributi e, in alternativa, 41 anni di versamenti indipendentemente dall’età. Vorrebbero negoziare con Draghi, pronti anche ad accettare eventuali penalizzazioni per chi dovesse lasciare prima il lavoro.

Ed è su questo che i sindacati si preparano a proporre al governo di avviare una trattativa parallela (anche sul fisco) mentre il Parlamento esaminerà la legge di Bilancio. Un eventuale accordo potrebbe poi essere trasferito in un emendamento governativo alla manovra da 23,4 miliardi. Non è uno schema inedito, altre volte è stato utilizzato. Farebbe uscire i sindacati dall’angolo e dalla strana competizione con la Lega.

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