Global footballIn Serie A giocano molti stranieri, ma non sono un freno per il movimento calcistico italiano

Uno studio dell’Ossertorio Cies rivela che nel nostro campionato i giocatori provenienti dall’estero giocano la maggior parte dei minuti disponibili. Vale soprattutto per squadre di vertice come Atalanta, Lazio, Napoli e Inter, ma una tendenza simile si ritrova anche in Premier League e negli altri grandi campionati

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Nell’ultimo turno di campionato prima della sosta Sampdoria-Udinese era stata la partita più spettacolare del weekend. Non solo per i 6 gol complessivi, ma anche per l’equilibrio competitivo tra le due squadre; per l’andamento della partita, che sembrava una gita sulle montagne russe; per gli sviluppi sempre sorprendenti di una gara giocata a ritmi elevatissimi per 90 minuti.

L’Udinese era andata in vantaggio con il gol di Pereyra su assist di Deulofeu, poi aveva subito il gol del pareggio – in realtà un autogol di Stryger Larsen – e Beto aveva riportato i friulani avanti con un tap-in vincente dopo il palo colpito da Samir. Prima dell’intervallo Quagliarella aveva realizzato il rigore del 2-2, e nella ripresa un gol per parte con Candreva e Forestieri.

Tre marcatori italiani e tre stranieri. Una statistica piuttosto casuale in grado però di rispecchiare le abitudini di entrambe le formazioni: l’Udinese è la squadra italiana che manda in campo più giocatori stranieri, la Sampdoria una di quelle che utilizza più italiani, seconda solo ai cugini del Genoa, e alle due neopromosse Empoli e Salernitana.

Lo rivela uno studio dell’Osservatorio Cies, che posiziona addirittura i friulani in cima al ranking dei club con più minutaggio concesso a giocatori stranieri tra i cinque grandi campionati europei (Serie A, Premier League, Liga, Bundesliga, Ligue 1) in questo inizio di stagione.

Non è un dato qualitativo: la proporzione tra giocatori italiani e stranieri di per sé non dice granché sul rendimento di una squadra. Le rose si assemblano un pezzo alla volta, si costruiscono secondo la disponibilità di risorse, le possibilità economiche, la qualità degli osservatori e l’abilità sul mercato. Guardare più al panorama nazionale o fare acquisti all’estero non è un merito né una colpa.

L’Osservatorio Cies fa notare che, in linea generale, la Serie A preferisce cercare i propri talenti fuori dall’Italia. L’Udinese è prima, ma nel ranking seguono il Chelsea campione d’Europa (86,6% di minuti concessi a giocatori non inglesi), e altre due italiane come Atalanta (86,3%) e Torino (83,7%).

Il caso della Dea è uno dei più particolari: il vivaio nerazzurro è tra i più floridi d’Italia, ma sempre più spesso i giocatori italiani cresciuti nell’Atalanta – Roberto Gagliardini, Gianluca Mancini, Mattia Caldara, Alessandro Bastoni, solo per fare qualche nome – proseguono la loro carriera altrove, rimpiazzati da chi viene da fuori.

Poi c’è l’eccezione del Venezia. Gli arancioneroverdi sono appena diventati la squadra italiana con più stranieri in rosa – 20, di 16 nazionalità diverse – grazie all’acquisto del portiere argentino Sergio Romero. Ma fin qui hanno una delle statistiche più basse in Serie A in quanto a minuti disputati da giocatori stranieri (55%). Un caso singolare dovuto al fatto che molti giocatori stranieri sono nuovi acquisti arrivati nel mercato estivo e l’allenatore Paolo Zanetti ne sta gestendo l’inserimento nei meccanismi di squadra un poco per volta.

Molte big del campionato concedono ai giocatori italiani meno del 30% dei minuti disponibili. È il caso di Lazio, Milan, Napoli e Inter, oltre alla già citata Atalanta. La Juve è poco sotto, in questa particolare classifica (34,2%), la Roma arriva al 37%.

Nelle squadre di vertice i giocatori non italiani sono praticamente sempre una minoranza. Questa potrebbe sembrare una spia accesa sulla qualità complessiva dei talenti italiani. Ma non è detto che sia un dato così decisivo: nell’Italia di Mancini che ha vinto gli Europei solo Jorginho e Verratti non giocavano in Serie A (Donnarumma non era ancora un giocatore del Paris Saint-Germain), tutti gli altri – Bonucci e Chiellini, Chiesa e Barella, Insigne e Immobile – giocavano e giocano in Italia.

Inoltre lo stesso Mancini sta provando ad allargare il gruppo anche a chi non ha fatto parte della spedizione vincente della scorsa estate. Negli ultimi due giri di convocazioni, tra qualificazioni ai Mondiali e Nations League, il ct ha chiamato Biraghi, Lazzari, Pellegrini, Kean e Scamacca, più Gollini che oggi è un giocatore del Tottenham. E ci sarà spazio in futuro anche per altri potenziali azzurri, come Zaniolo e Tonali.

La percentuale di minuti disputati dai giocatori italiani e stranieri non è, dunque, necessariamente indicativa dello stato di salute di un movimento sportivo nazionale. Almeno non direttamente. Anzi, in una squadra ben costruita e funzionale,  tutti i giocatori – italiani e non – possono esprimersi al meglio. Così il livello medio si alza, e i benefici sono di tutti. Anche della nazionale.

D’altronde i dati del Cies descrivono situazioni simili anche per gli altri grandi campionati europei, forse non così sbilanciati come per le squadre di Serie A. Dopo il Torino, nella classifica del Cies ci sono il Lille campione di Francia (18,1% dei minuti ai giocatori francesi), il Wolverhampton (18,2% agli inglesi) e il Lipsia (20,9% ai tedeschi). Seguono Manchester City, Atlético Madrid, Liverpool, Siviglia, Real Madrid, Psg. Squadre che lottano per un posto al vertice nel loro campionato, o quanto meno per una qualificazione alle coppe europee.

A dare maggior spazio ai talenti nazionali sono quasi sempre squadre della colonna di destra della classifica. In Italia il primato è del Genoa, con il 63,8% dei minuti disponibili destinato a calciatori italiani. Non una percentuale altissima: in Francia e in Spagna ci sono 6 club oltre il 75%, in Germania c’è l’Union Berlin al 74,9% e in Inghilterra il Burnley è oltre l’80%.

Ma il Genoa oltre a puntare molto sui giocatori italiani è anche la squadra che offre maggior spazio ai giovani di tutta la Serie A. I calciatori Under-21 occupano il 24,57% dei minuti totali tra i rossoblu (dati Kickest). Un segnale chiaro da parte del Genoa, che vuole costruire la sua salvezza di quest’anno su un gruppo di giovani con un buon potenziale per il futuro delle Nazionali azzurre, come Andrea Cambiaso (classe 2000), Nicolò Rovella (2001) e Manolo Portanova (2000).

Il dato più basso, in questo ranking, appartiene al Napoli: fino ad ora, in questo inizio di campionato, Luciano Spalletti ha lasciato le briciole agli Under-21, in totale solo lo 0,06% dei minuti, che corrisponde ai 4 minuti giocati da da Alessandro Zanoli contro l’Udinese, quando è entrato a fine partita per permettere a Mario Rui di tirare il fiato. L’Inter è poco sopra, con lo 0,20% e sono i minuti che Simone Inzaghi ha concesso al giovane attaccante uruguaiano Martin Satriano, entrato a partita in corso contro Genoa e Atalanta.

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