«Alexa, ti voglio bene»Ci preoccupiamo troppo di user experience dei prodotti, dimenticandoci quella della vita

L’assistente virtuale di Amazon ha raccolto 7 milioni di “tvb” in un anno: urge tornare ad avere piena consapevolezza di cosa ci rende veramente felici e soddisfatti: un mezzo di difesa per liberarsi dalla trappola dell’avere per poterci sentire bene

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«Nei primi tre anni dall’arrivo in Italia, gli utenti attivi che utilizzano Alexa sono cresciuti in maniera rilevante, oltre l’80% anno su anno» ha dichiarato in diverse interviste il Country Manager di Amazon Alexa Gianmaria Visconti. Solo quest’anno si sono contate oltre 5 miliardi di interazioni tra gli utenti italiani e Alexa.

Una delle funzioni, altrimenti dette skill, più apprezzate fin da subito è stata la possibilità di riprodurre musica in streaming. Un fenomeno che in Italia risulta in costante crescita, infatti le ore di streaming fruite nel corso degli ultimi 12 mesi sono state oltre 280 milioni. «Alcune di queste dimostrano come Alexa sia entrata nelle nostre case come un vero e proprio membro aggiuntivo della famiglia» – ha rivelato Visconti – «basti pensare che oltre 7 milioni di volte, solamente nell’ultimo anno, gli utenti le hanno detto “ti voglio bene”».

Dunque, se nell’ultimo anno sette milioni di utenti italiani hanno pronunciato la frase «Alexa ti voglio bene» il ragionamento da fare non è più solo quanto rapidamente l’intelligenza artificiale stia entrando nelle nostre case, ma anche e soprattutto quanto pervasiva sia all’interno delle nostre vite, quanti e quali spazi di quotidiana solitudine vada a occupare.

Rolling Stone scrive che Alexa si è meritata i 7 milioni di “tvb” «perché ha semplificato notevolmente la vita degli utenti in Italia, aiutandoli nella loro routine quotidiana ad esempio, accendendo la macchina del caffè la mattina, oppure le luci, dando le previsioni del tempo o rispondendo alle domande più gettonate “cosa c’è stasera in tv?”, “quanti giorni mancano a Natale?” e “che santo è oggi?”». Ma possiamo ritenere questa user experience semplificativa sufficiente a scomodare i grandi sentimenti?

Oggi puntiamo tanto sulla cosiddetta user experience di oggetti e servizi, dimenticando che è la vita da sempre l’experience, che siamo noi esseri umani a esserci lasciati distrarre continuando a credere di dover fare esperienza di prodotti, servizi o piattaforme digitali, senza capire che in realtà vogliamo fare esperienza di noi.

E un’esperienza è sostanzialmente un incontro in cui la maggior parte delle persone – forse tutte – altro non sono che alla costante ricerca della felicità. Una volta che abbiamo soddisfatto i nostri bisogni basilari, ciò che ci rende felici è la qualità delle relazioni sociali. Più in fretta ne diverremo consapevoli, più ne godrà il nostro pianeta. 

Avere piena consapevolezza di cosa ci rende veramente felici e soddisfatti è un mezzo di difesa per liberarsi dalla trappola dell’avere per poterci sentire bene. Ora, se da un lato è vero che il percorso della vita ci provoca costantemente con l’illusione che per non essere soli basti utilizzare qualcosa che distragga la nostra attenzione da quella sensazione di solitudine che avvertiamo nelle nostre profondità, dall’altro sappiamo che non avremmo bisogno di espedienti se solo prendessimo coscienza che la solitudine non è una condizione da associare all’idea di abbandono, di malinconia, di sconforto, di tristezza, ma è spazio e occasione di riflessione. In noi stessi e rispetto agli altri.

Provando a rifletterci uno nell’altro, condivideremo i due beni più preziosi che la vita ci ha donato, gli unici che una volta spesi nessuno ci potrà mai più restituire: il nostro tempo e la nostra storia.

Credo infatti non vi sia nulla di più importante nella vita di un uomo se non la sua capacità di raccontare la propria storia. La storia di un uomo non è forse la storia di tutti gli uomini? Non siamo forse tutti viandanti che lungo il proprio sentiero si fermano per ristorarsi e incontrano altri viandanti con cui scambiarsi racconti di storie. Storie dei propri pensieri e delle proprie aspirazioni, delle proprie emozioni e dei propri sentimenti, e di come tutte queste suggestioni si trasformino in riflessioni sul senso delle cose, traducendosi poi in azioni pratiche nella propria vita.