«Draghi sta facendo bene e sta ottenendo risultati eccellenti, grazie alla disponibilità di tutte le forze politiche della maggioranza, noi compresi, ad accettare dei compromessi, per privilegiare l’unità della nazione di fronte alla più grave crisi del dopoguerra». A parlare è Silvio Berlusconi, leader di Forza Italia, in un’intervista rilasciata al direttore del Giornale Augusto Minzolini. «È evidente che un governo di centrodestra», precisa Berlusconi, «metterebbe maggiormente l’accento sulle liberalizzazioni e sui tagli alle tasse per tornare a creare lavoro e ricchezza. Lo faremo quando gli italiani torneranno ad affidarci la guida del Paese». Tuttavia, «non ho nulla da rimproverare a questo governo, che nelle circostanze date sta facendo davvero tutto il possibile, con buoni risultati, accogliendo molte delle nostre indicazioni e delle nostre proposte». Anche perché, rivendica, il governo Draghi «è nato prima di tutto per nostra iniziativa».
Berlusconi sostiene quindi che Draghi debba restare a Palazzo Chigi fino alla scadenza naturale della legislatura del 2023. «Interrompere il buon lavoro del governo mentre la ripresa è appena avviata e l’emergenza sanitaria – pur controllata grazie al vaccino – è ancora attuale sarebbe irresponsabile. Di tutto ha bisogno l’Italia meno che di mesi di conflitto politico paralizzante».
L’anomalia di Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia divisi sul governo «durerà fatalmente fino alle elezioni del 2023», assicura. E nel 2023, «ci presenteremo uniti».
«Sulla linea politica di Forza Italia, che è chiarissima, mi pare che non ci siano distinguo né fibrillazioni da parte di nessuno», dice dopo le polemiche delle ultime settimane. «Siamo parte integrante ed essenziale del centrodestra, il nostro ruolo è quello di un partito di centro liberale e cristiano ben distinto da quello dei nostri alleati, siamo europeisti e garantisti, sosteniamo lealmente fino in fondo il governo Draghi, che è nato prima di tutto per nostra iniziativa. È un orientamento chiaro e lineare, scaturito da una comune riflessione fra tutti noi e del quale io naturalmente sono il garante. Non ho sentito nessuno proporre strade diverse, che del resto non esistono. Altra cosa sono piccole incomprensioni personali, del tutto normali in una grande comunità umana e perfettamente risolvibili con rispetto reciproco e spirito costruttivo».
Berlusconi non si esprime sul Quirinale e non rilancia la sua candidatura. Ma, dice, non si sono presidenti della Repubblica di destra o di sinistra: «Il Capo dello Stato deve rappresentare l’unità della nazione al di là degli schieramenti. Nel momento in cui viene eletto viene meno ogni sua appartenenza. Non considererei mai il presidente Mattarella, per esempio, come l’espressione di una parte politica».
Poi parla di legge elettorale. «Il bipolarismo in Italia è nato con la mia discesa in campo nel 1994», spiega. «Ovviamente io credo in questo sistema e ritengo necessaria una legge elettorale che lo consenta». Certo, «il bipolarismo italiano non è certo perfetto, ma non credo che gli italiani rinuncerebbero volentieri al diritto di scegliere con il voto da chi essere guidati. Del resto, è così che funzionano le grandi democrazie dell’Occidente a cui ci ispiriamo». Bipolarismo, aggiunge, non significa «uno scontro feroce che punta alla delegittimazione e all’annientamento dell’avversario. Quello che vorrei per il futuro è un bipolarismo europeo, basato sulla netta distinzione fra centro-destra e centro-sinistra, fra loro alternativi, ma anche uniti da reciproco rispetto e da un comune senso di appartenenza alle istituzioni democratiche». Forse, dice, «la convivenza nel governo Draghi – pur imposta dall’emergenza – può aiutare in questo senso».
E qui arriva la sua previsione: «Nel 2023 vedo un confronto bipolare di questo tipo, nel quale noi saremo naturalmente nel centro-destra. Anzi, saremo determinanti per la vittoria di un centro-destra europeo, liberale, cristiano e garantista». E qui traccia la sua distanza da Lega e Fratelli d’Italia.