Dal reddito minimo garantito al tema della privacy, finalmente arrivano le prime proposte concrete dei cittadini che partecipano alla Conferenza sul Futuro dell’Europa, l’evento di democrazia partecipativa che vede coinvolte persone comuni ed esponenti politici dei 27 Stati membri fino alla primavera 2022. Nel fine settimana si è svolta online la seconda sessione del Panel 2, dedicato a «valori, diritti, Stato di Diritto, democrazia e sicurezza»: i partecipanti si incontreranno a Firenze a metà dicembre per l’ultimo appuntamento prima della discussione con i rappresentanti delle istituzioni comunitarie.
Al di là di qualche piccolo inconveniente tecnico, la tre giorni di incontri si è svolta in maniera lineare ed efficiente. Come accaduto per il primo Panel, si è cominciato con una riunione collettiva in cui i partecipanti potevano tenere spenta la telecamera e proseguito con dei gruppi più ristretti, in cui alcuni esperti in materia sono intervenuti su temi specifici. Non sono mancate questioni di stretta attualità, come quella relativa allo scontro tra il governo della Polonia e le istituzioni dell’Ue. «Ci è stato spiegato cosa può fare la Commissione europea per tutelare lo Stato di Diritto nei Paesi Membri e come funziona il suo meccanismo di monitoraggio», dice a Linkiesta Chiara Alicandro, 31enne di Minturno, in provincia di Latina, che di questo Panel è anche delegata.
I cittadini sono stati poi divisi in sottogruppi da una decina di persone. Questo è stato il momento del dibattito vero e proprio: un passaggio importante perché la stessa suddivisione sarà mantenuta nell’incontro in presenza del Panel, compresi gli argomenti specifici assegnati. «Noi dovevamo occuparci di corruzione, diritti civili, sicurezza economica e finanziaria», dice Chiara. Una proposta che ha avuto largo appoggio è stata quella di un reddito minimo garantito a tutti i cittadini dell’Ue: diversi partecipanti ne hanno sottolineato l’importanza per garantire sicurezza economica e una vita dignitosa. «La discussione sul reddito minimo è andata di pari passo con quella sull’armonizzazione delle politiche fiscali. Se vogliamo che ogni cittadino europeo riceva lo stesso importo, inoltre, il potere d’acquisto negli Stati europei dev’essere più omogeneo: una collega rumena ci ha fatto notare come, a parità di anni di contributi, la sua pensione è un terzo di quella di un tedesco».
Una parte del tempo nel sottogruppo di Chiara Alicandro è stata utilizzata per concentrarsi sul sistema informativo in Europa. In tanti hanno lamentato l’ampia diffusione di fake news e la presenza di media poco trasparenti, che inquinando il dibattito pubblico rendono più complicato per i cittadini farsi un’opinione adeguata su temi rilevanti. «Secondo noi servirebbero più organi d’informazione istituzionali, perché se sono finanziati da privati o da partiti politici è difficile che tengano una linea imparziale». Alla necessità di un’informazione più affidabile si accompagna quella di «istruire» il cittadino a leggere e inquadrare le notizie nella prospettiva corretta: per i partecipanti sarebbe il caso di pensare a corsi di formazione appositi.
La preoccupazione per la privacy
Tra i temi di discussione del Panel, c’erano pure le modalità per favorire la partecipazione dei cittadini alla vita politica europea e i loro diritti in materia di privacy, soprattutto in rete. «Abbiamo parlato di quando e come i dati personali possano essere utilizzati e di come i cittadini possano tutelarsi di fronte alle violazioni, in quella che sembra sempre più una giungla selvaggia», afferma a Linkiesta Valentina Balzani, un’altra delle delegate, inserita in un altro sottogruppo.
Quello della protezione dei dati è un nodo rilevante per la cittadinanza europea, visto che è stato oggetto di ampia discussione anche nel Panel 1, sotto il cappello della trasformazione digitale. «Personalmente ho ravvisato la necessità di una documentazione più accessibile e comprensibile quando si tratta di dare le autorizzazioni per la privacy, in modo anche l’utente meno pratico sia in grado di capire a quali rischi va incontro». Le esperienze personali condivise dai partecipanti hanno aiutato molto la riflessione, dice Valentina, convinta che sia necessaria una «formazione apposita per bambini e adulti, in modo da comprendere quali siano i pericoli che si corrono online».
Come raccontano i partecipanti, i mediatori presenti avevano solo il compito di evitare le divagazioni, ma non sono mai intervenuti nel merito della discussione. Le proposte che emergeranno da ogni Citizen Panel, infatti, devono essere rigorosamente frutto dell’interazione tra i 200 cittadini che vi partecipano, lasciati il più possibile liberi di arrivare in autonomia alle conclusioni.
Per ognuno dei quattro Panel sono stati individuati 3-4 portavoce, che hanno il compito di raccogliere le problematiche affrontate e le possibili soluzioni, per poi presentarle, in quattro minuti a testa, al resto dei colleghi. Tale processo avverrà nelle ultime sessioni di ogni Panel, che si svolgeranno in quattro diverse città europee: Dublino, Firenze, Natolin e Maastricht. Coloro che si sono incontrati online questo week-end, lo faranno in presenza a Firenze tra il 10 e il 12 dicembre. Nel fine settimana successivo sarà il momento della Plenaria della Conferenza, la terza dall’inizio dei lavori, ma la prima che vedrà sul tavolo temi e ipotesi concrete. Il momento del confronto fra politici e cittadini, cioè l’elemento innovativo di questo esperimento democratico, è sempre più vicino.