GIOVANI, SUSSIDI E LICENZIAMENTI: I FALSI MITI DA SFATARE
Vi ricordate la polemica dell’estate sui camerieri e i bagnini che non si trovavano perché i giovani preferivano il reddito di cittadinanza al lavoro? E vi ricordate le previsioni catastrofiche sulle infinite lettere di licenziamento che sarebbero partite una volta eliminato il blocco? Ecco, numeri alla mano, sembra essere tutto falso.
Disoccupati cercasi Iniziamo dal primo punto. Gli economisti Andrea Garnero e Massimo Taddei su Lavoce.info hanno analizzato la questione dei lavoratori che le imprese italiane non riescono a trovare. Un fenomeno paradossale in un Paese con 2,3 milioni di disoccupati e 13,5 milioni di inattivi.
Quanti sono? Su quanti siano davvero i posti di lavoro disponibili che non si riescono a riempire, si possono consultare varie fonti: i dati sui posti vacanti dell’Istat, le stime della stessa Istat sulle imprese della manifattura che non riescono a produrre quanto vorrebbero per scarsità di manodopera e poi c’è il bollettino di Unioncamere e Anpal sulle intenzioni di assunzione delle aziende. Negli ultimi due casi parliamo di cifre soggettive che hanno a che fare anche con la percezione dei datori di lavoro. Il tasso di posti vacanti invece è il dato più conservativo ed è all’1,8%, pari a circa 400mila posti aperti, più basso di altri Paesi, ma il più alto dal 2016 (cioè dall’inizio della serie).
Giovani sdraiati? E dove si concentrano gli annunci di lavoro che cadono nel vuoto? La carenza di lavoratori riguarda soprattutto professioni scientifiche e tecniche, mentre nei servizi di alloggio e ristorazione il valore è sotto la media pre-pandemia. Ecco qui! L’“effetto sussidi” sui giovani, lamentato da molti imprenditori negli ultimi mesi, di fatto non è mostrato nei numeri. Il problema – come dimostrano i due economisti – sta nel fatto che si fa sempre più fatica a trovare lavoratori con le competenze richieste dalle aziende. Un fatto sempre più “strutturale”, che potrebbe peggiorare con la transizione ecologica e digitale spinte dal Pnrr. Non una buona notizia, insomma.
Non è la Big Quit E c’è anche una correlazione tra l’aumento delle dimissioni e i posti vacanti. Con il rimbalzo dell’economia, in pratica, ci sono più posti liberi a disposizione, per cui le persone si sentono più sicure a lasciare il lavoro. E nello stesso tempo le dimissioni spingono le imprese a cercare sostituti. Per cui – stando ai dati del secondo trimestre 2021 – non si può parlare ancora di “Great Resignation” italiana frutto di un ripensamento del valore del lavoro e delle priorità della vita dopo il Covid. Piuttosto, come dimostra l’analisi di Bankitalia e ministero del Lavoro appena pubblicata , insieme alle dimissioni crescono anche le assunzioni a tempo indeterminato. Insomma, un maggior numero di lavoratori potrebbe scegliere di lasciare un impiego perché ne ha trovato un altro. Ci si sposta da un posto all’altro con una ripresa della mobilità del mercato. E questa è una buona notizia.
Nessuno tsunami E sempre dall’analisi di Bankitalia scopriamo pure che la tanto temuta bomba sociale dopo lo sblocco dei licenziamenti non è esplosa . Il numero di licenziamenti rimane modesto anche a settembre e ottobre. E nei settori interessati dallo sblocco del 31 ottobre, nei primi 15 giorni di novembre il tasso di licenziamento è rimasto sostanzialmente in linea con quello del periodo pre-pandemia. E pure questa è una buona notizia.
MANOVRA ALLA PROVA
Questa settimana il governo, alle prese con la nuova variante Omicron, prova a mettere al sicuro la legge di bilancio per arrivare all’approvazione evitando sorprese tra i partiti della maggioranza quando inizieranno le votazioni. Oggi il presidente del Consiglio Mario Draghi comincia il giro di incontri con i capigruppo parlamentari e i capi delegazione dei partiti. Alle 17,30 tocca al Movimento 5 stelle, poi gli altri partiti si alterneranno a Palazzo Chigi tra domani e mercoledì. Sempre oggi scade il termine per la presentazione degli emendamenti in commissione Bilancio al Senato, mentre stasera è convocato anche il tavolo al ministero dell’Economia tra il ministro Daniele Franco e i sindacati su tasse e pensioni. Ma le risorse sono esigue e il Parlamento avrà a disposizione solo 600 milioni per cambiare la manovra. Mentre in commissione al Senato sarà avviato l’esame della manovra, a Palazzo Madama questa settimana dovrebbe intanto arrivare in aula anche il decreto fiscale.
L’elenco delle richieste La tregua che i partiti hanno raggiunto sul fisco, e cioè su come usare gli 8 miliardi destinati al taglio delle tasse, è durata poco.
- Forza Italia chiede un’estensione del taglio dell’Irap, mentre Salvini vuole spostare una parte dei fondi del reddito di cittadinanza per un intervento contro il caro bollette. I Cinque Stelle, ovviamente, non sono d’accordo. E in più vogliono abolire il tetto di 25mila di Isee per il Superbonus sulle villette.
- I sindacati puntano a spostare tutti gli 8 miliardi su lavoratori e pensionati, dando maggiore sostegno a chi ha un reddito fino a 15mila euro e ampliando la no tax area, cioè la fascia di chi non paga l’Irpef.
- Il presidente di Confindustria Carlo Bonomi dice che servirebbero almeno 13 miliardi per tagliare il cuneo fiscale, riducendo i contributi a carico di lavoratori e imprese.
Cosa è stato deciso sulle tasse A disposizione nella manovra per il taglio delle tasse ci sono 8 miliardi: l’intesa di maggioranza prevede che 7 miliardi vadano al taglio dell’Irpef e 1 al taglio dell’Irap.
- Gli scaglioni dell’Irpef passano da cinque a quattro. La fascia di reddito fino ai 15mila mantiene aliquota marginale al 23%, l’aliquota tra i 15 e 28mila scende dal 27% al 25%, tra i 28 e i 55mila diminuisce dal 38% al 35%, mentre oltre i 55mila si passa direttamente al 43%.
- Secondo la simulazione fatta dall’economista Francesco Armillei , si avrà quindi una generale riduzione del carico fiscale, maggiormente concentrata tra i redditi compresi tra i 30mila e i 70mila euro. Le famiglie nel 20% più povero sperimenteranno un taglio tasse dello 0,7% e un aumento reddito dello 0,1%. Le famiglie del 20% più ricco avranno riduzione tasse pari al 2,7% e un aumento del reddito dell’1,2%. Il risultato è quindi una diminuzione della forza redistributiva del sistema fiscale. Ma è importante sottolineare, come dice lo stesso Parlamento, che questo è solo un primo step della riforma fiscale e serviranno altre mosse, in primis razionalizzare il sistema delle deduzioni e detrazioni oggi fuori controllo.
Promossi con riserva Intanto sono arrivate pure le pagelle della Commissione europea sull’impianto della legge di bilancio italiana. Bruxelles ci ha detto che la manovra rispetta gli obiettivi del Pnrr per il rilancio economico, ma che dobbiamo cominciare a prestare più attenzione alla spesa corrente e al debito.
Contro l’austerità Uno dei punti principali del Tratto del Quirinale che Draghi ha firmato con Macron riguarda proprio la riforma del Patto di stabilità europeo. «Oggi la revisione è inevitabile», ha detto Draghi.
IL DESTINO DI TIM
Cosa è successo Luigi Gubitosi si è dimesso da amministratore delegato di Tim. Le deleghe sono state affidate al presidente Salvatore Rossi. Pietro Labriola diventa il nuovo direttore generale della società, come chiesto da Vivendi. Il consiglio di amministrazione da oggi avvia l’esame della manifestazione d’interesse del fondo Kkr tramite un comitato di valutazione creato ad hoc.
Cosa accadrà? L’idea alla base della manifestazione di interesse di Kkr sarebbe quella di separare l’infrastruttura della rete telefonica dall’attività commerciale. Dal punto di vista finanziario questa operazione ha senso, scrive Repubblica . Però, come tutte le operazioni che massimizzano il ritorno finanziario, bisogna capire se non ci siano delle controindicazioni dal punto di vista industriale, occupazionale, degli investimenti e della sostenibilità nel lungo periodo. Draghi non sembra aver alzato le barricate. Anzi, secondo Bloomberg , i vertici di Kkr a inizio novembre hanno fatto visita a Palazzo Chigi per il loro progetto, ricevendo un sostanziale via libera. La rete potrebbe tornare nelle mani dello Stato con Cdp, che al momento ha il 10% di Telecom e il 60% di Open Fiber. Con la scissione, potrebbe procedere a una fusione con Open Fiber tornando a una rete unica per tutto il Paese.
COSE DI LAVORO
Smart per tutti Il ministro Andrea Orlando ha consegnato ai sindacati e imprese una bozza di protocollo per regolare lo smart working nelle aziende private: previsti accordi individuali e lavoro agile solo con il sì del dipendente, senza alterazioni delle retribuzioni e con il diritto alla disconnessione. Per i dipendenti pubblici, invece, Brunetta ha detto che il nuovo lavoro agile partirà da gennaio, con piena autonomia degli enti. Il piano sarà illustrato domani ai sindacati.
Orizzonte Pnrr Con il Piano nazionale di ripresa e resilienza, secondo Brunetta nella pubblica amministrazione ci saranno 1 milione di nuovi posti di lavoro nei prossimi cinque anni. Dal 10 gennaio partirà anche il maxi piano formativo da 1 miliardo per la riqualificazione degli statali. E nel nuovo contratto del pubblico, di cui i sindacati tornano a discutere oggi, sono previsti aumenti da 59 a 114 euro . Secondo il ministro, pubblico e privato si contenderanno i dipendenti ma lo Stato sarà più attrattivo. Vedremo
- Intanto, con il Pnrr, anche il nuovo decreto flussi allarga le possibilità occupazionali legate alle quote di ingresso per i cittadini stranieri, passando da circa 30mila a 80mila. La Lega, ovviamente, non è d’accordo.
La polemica Francesco Rotondi , avvocato fondatore dello studio legale LabLaw, ha risposto con un video alle forti polemiche, arrivate anche dal mondo politico, provocate da un post fatto sui social per festeggiare il premio ricevuto dalla rivista Top Legal come “Studio dell’anno-Lavoro” per aver, tra le altre cose, assistito la Gkn di Campi Bisenzio per la vertenza sulla chiusura dello stabilimento fiorentino. “Nessuno ha licenziato 430 persone e nessuno in questo momento ha voglia di licenziarle”, dice. “Il mio studio da oltre trent’anni non fa altro che cercare soluzioni per le imprese che a noi si rivolgono per la gestione di questi problemi occupazionali e in trent’anni abbiamo raggiunto migliaia di accordi con i sindacati e con le istituzioni ”.
ARIA DI CRISI
L’epilogo Dopo quattro anni di vertenza sulla ex Embraco di Riva di Chieri, per i 400 lavoratori il 22 gennaio finirà la cassa integrazione. E per chiudere la vicenda la curatela fallimentare di Ventures Production e Whirpool ha chiesto il concordato preventivo , destinando i 9 milioni di euro rimasti nel fondo al pagamento dei costi del fallimento. A ogni lavoratore, oltre ai crediti fallimentari, resta una somma pari a circa settemila euro lordi. L’esito positivo del concordato è vincolato però alla firma di una conciliazione da parte di almeno il 90% dei lavoratori coinvolti. L’eventuale risposta negativa dovrà arrivare entro il 20 dicembre.
Turbolenze Oggi è previsto un nuovo tavolo al ministero del Lavoro per la vertenza Air Italy, con i sindacati che chiedono la proroga della cassa integrazione. I liquidatori della compagnia aerea hanno già risposto di no, confermando i 1.322 licenziamenti.
- I titoli delle compagnie aeree sono stati tra i primi a crollare nelle Borse di tutto il mondo dopo l’allarme sulla variante Omicron e il blocco dei voli da diversi Paesi africani.
ORIZZONTI POST QUARANTENA
Soglia minima Dopo il via libera in commissione, anche il Parlamento europeo ha votato a favore della direttiva sull’introduzione del salario minimo. Tra i punti del contratto della futura coalizione di governo tedesca, formata da Spd, Verdi e liberali, c’è l’innalzamento del salario minimo a 12 euro. In Italia, per il momento, la discussione resta per lo più politica e poco concreta: la proposta di legge dei Cinque Stelle in Senato parla di 9 euro; Emanuele Felice, ex responsabile economia del Pd, parla di una soglia minima di 8 euro.
Da Hanoi è tutto Rest of World ha raccontato la storia incredibile degli operai di uno stabilimento Samsung nel nord del Vietnam che hanno fatto il lockdown continuando a lavorare in fabbrica e senza poter tornare a casa. In pratica, dopo che a maggio scorso i contagi sono saliti, sono stati messi di fronte a una scelta: restare a casa senza lavoro o trasferirsi in uno spazio allestito in fabbrica, ottenendo un extra in busta paga. In centinaia hanno scelto la seconda ipotesi, dormendo in un magazzino e vivendo tra la catena di montaggio e la mensa aziendale. Così come alcuni hanno trasferito il lavoro a casa, loro hanno trasferito la casa al lavoro.
Scrivania in giardino Bbc parla del nuovo trend tra chi lavora da casa: senza uno spazio dedicato al lavoro, per evitare disturbi, si stanno diffondendo dei cubi prefabbricati da sistemare in giardino. Il costo è di circa 16mila dollari. E in alcuni casi sono anche green, prodotti con i resti di vecchi aerei.
Basta lavorare Su Business Insider, invece, da leggere l’approfondimento sul nuovo movimento “Antiwork”, ovvero quelli che dopo il Covid-19 hanno deciso di smettere di lavorare. Molti appartengono alla Generazione Zeta, ma ci sono anche over 50 che hanno perso il lavoro con la pandemia.
Cartellino rosso Il Post racconta che mancano gli arbitri di calcio. Tra pandemia e vecchi problemi, negli ultimi anni se ne sono “persi” circa cinquecento.
AGENDA
- Il 29 novembre dall’Istat arrivano prezzi alla produzione a ottobre e nel terzo trimestre.
- Jerome Powell, appena riconfermato alla guida della Federal Reserve, è atteso in audizione al Congresso tra martedì 30 novembre e mercoledì 1 dicembre.
- Il 30 novembre l’Istat diffonde i conti economici nel terzo trimestre, l’inflazione a novembre e il fatturato nei servizi nel terzo trimestre. E la Svimez pubblica il Rapporto 2021.
- Giovedì 2 dicembre occhi sul meeting Opec Plus sul petrolio; l’Istat pubblica i dati su occupati e disoccupati a ottobre.
- Venerdì 3 dicembre arriva il rating di Fitch sull’Italia, le prospettive per l’economia italiana 2021-2022 dell’Istat, il Rapporto sulla situazione sociale del Paese del Censis e i nuovi dati sugli occupati negli Stati Uniti.
Buona settimana,
Lidia Baratta
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