Homo homini ReportLo spiraglio di luce liberale nella giungla della politica italiana

Mentre Enrico Letta non si pronuncia, Irene Tinagli, Guido Crosetto e Carlo Calenda hanno avuto il coraggio di superare lo scontro tra partiti per ribadire un semplice fatto: la pubblicazione dei conti di Renzi è una violazione dei diritti fondamentali della persona. Uno sprazzo di onestà intellettuale che fa ben sperare

Unsplash

Come gli incubi nei sonni dei malati, il tempo delle monetine sta ritornando con tutta la sua violenza oggi enormemente amplificata dai social e della crescente isteria nazionale. Tutti contro tutti, meglio ancora se tutti contro uno solo: Thomas Hobbes ne avrebbe, da scrivere. 

Ma non tutto è perduto. Qualche voce liberale si leva ancora, minoritaria – come negli anni Venti del secolo scorso – ma c’è. E così dopo giorni di eloquente silenzio del Nazareno, tranne qualche meritorio tweet (Emanuele Fiano, Andrea Marcucci, Tommaso Nannicini), un esponente di primissimo piano del Partito democratico, la vicesegretaria Irene Tinagli, ha concesso un’intervista al Messaggero nella quale dice una cosa semplicissima ma fondamentale riguardo alla pubblicazione dei conti di Matteo Renzi: «Mi è sembrata una violazione dei diritti fondamentali della persona». 

Dunque non si può trattare la questione misurando i chilometri di distanza dal leader di Italia viva, qui si tratta di tutelare la libertà di un cittadino che oggi si chiama Matteo Renzi ma che domani potrebbe chiamarsi Mario Rossi. 

È semplice. Tinagli è una persona seria che, come ha sottolineato rispondendo all’intervistatrice, non ha certo dovuto chiedere il permesso a Enrico Letta per dire queste cose: la domanda tuttavia non era peregrina visto che il segretario del Pd, cui scotta ancora tra le dita quella maledetta campanella che il 22 febbraio 2014 passò furente nelle mani di Renzi all’indomani di una Direzione dem in cui Roberto Speranza e Gianni Cuperlo ne avevano chiesto la testa, Letta – dicevamo – ha postato la foto dì un drink. 

Dice Tinagli: «Non c’è differenza politica che possa giustificare attacchi così»: ecco, non poteva dirlo Letta? Se nel frullatore della connection Fatto-Report-procure fosse finito un dirigente del Pd il segretario non avrebbe forse trovato il modo e il tempo per sollevare, almeno, un sopracciglio? Ma poiché qui nel vortice mediatico-giudiziario c’è cascato il nemico di ieri, allora silenzio di tomba.

Di tutto il Pd, una volta tanto unito ma nella contemplazione di una guerra condotta con altri mezzi, le carte delle procure, i giornali compiacenti, certe trasmissioni maniacali. Questo è il moderno homo homini lupus hobbesiano che paradossalmente non connota lo stato di natura ma addirittura la politica, persino la politica del Pd – d’altronde prossimo all’abbraccio europeo con i sacerdoti illiberali del Movimento 5 stelle – che dovrebbe essere il custode più inflessibile delle regole e dei diritti. Invece tutti zitti: silenzio dei ministri dem, della sinistra interna, e persino degli ex renziani, salvati in extremis dalla vicesegretaria che appartiene a quella componente. 

Dopo Marco Bentivogli e Maurizio Lupi nei giorni scorsi, dunque ieri è uscito anche questo raggio liberale targato Pd, uno sprazzo di onestà intellettuale in un mondo malmostoso e vendicativo, quella specie di giungla che è diventata la politica italiana che imita l’istinto selvaggio di chi ieri lanciava le monetine e oggi urla «vergogna vergogna» per qualunque ragione, persino se ti vogliono salvare la vita con una iniezione. 

Per fortuna non è un unico raggio come quello verde di un lontano e dolente film francese, perché ieri sono usciti altri due liberali appartenenti a campi politici diversi ma uniti nella cultura dello Stato di diritto, Guido Crosetto e Carlo Calenda. «Questo metodo rappresenta la distruzione della democrazia e della credibilità della magistratura», ha detto il primo ad Huffington post; mentre il leader di Azione, pur dichiarandosi «avversario» di Renzi, e infatti da lui durissimamente criticato in tutta questa ultima fase, è stato molto chiaro: «Quello che accade tutti i giorni sui giornali contro di lui è BARBARICO (in maiuscolo-ndr). Pezzi di intercettazioni, conti correnti privati, scoop che non dicono nulla. E il tutto alimentato da carte riservate». 

Di fronte alla gragnuola mediatica, a questo napalm di cui a troppa gente piace annusare l’odore al mattino, ieri Tinagli, Crosetto e Calenda hanno trovato il modo erigere una piccola ma coraggiosa barriera contro gli assalitori delle regole al di là degli schieramenti politici: ed è forse questa è la cosa più bella.

Le newsletter de Linkiesta

X

Un altro formidabile modo di approfondire l’attualità politica, economica, culturale italiana e internazionale.

Iscriviti alle newsletter