Corona EconomyLa nuova classe operaia post-pandemia, il patto sulla manovra e lo smart working portoghese

Nella newsletter di questa settimana: le rivendicazioni dei lavoratori americani e il nuovo protagonismo dei sindacati, la legge di bilancio in Parlamento e le modifiche al reddito di cittadinanza cancellate, ma anche le delocalizzazioni crescenti e i numeri molto bassi dell’apprendistato. E poi la battaglia del 2022 sul lavoro ibrido tra manager e dipendenti

(Unsplash)

UNA NUOVA CLASSE OPERAIA?
«La pandemia ha creato una nuova working class?». La domanda se l’è posta da tempo il settimanale americano The Atlantic, mentre negli Stati Uniti alle prese con la Great Resignation i lavoratori che si sono dimessi dal lavoro a settembre sono arrivati a 4,4 milioni. Con piattaforme come TikTok, Reddit e Slack sempre più popolate da rivendicazioni su stipendi più alti, condizioni di vita migliori e sberleffi agli ex capi.

Odiare il lavoro? Recode scrive che si sta vivendo un momento di «odio per il lavoro». Molti si aspettavano che, con la scadenza dei sussidi di disoccupazione, i lavoratori sarebbero tornati dietro scrivanie e banconi dei bar. E invece, nonostante l’aumento dei posti di lavoro di oltre mezzo milione nel mese scorso, ci sono ancora più di 4 milioni di lavoratori in meno nel mercato americano rispetto al periodo pre-pandemia. E questo accade nonostante si contino 10,4 milioni di posizioni aperte e 7,4 milioni di disoccupati.

  • Il problema è che molti di annunci prevedono paghe basse e condizioni di lavoro pericolose. O semplicemente non offrono la possibilità di lavorare da remoto. Non a caso, su LinkedIn si vede che quando si dà la possibilità di lavorare a distanza le candidature raddoppiano.

Chiedi a Google Le dimissioni si concentrano tra i posti di lavoro pagati di meno, in ristoranti, bar e commercio. Qualcuno ha provato ad alzare le paghe, ma non è bastato. Si chiedono ritmi di lavoro migliori, tutele e flessibilità. Secondo i Google Trend, le ricerche su come inviare un’email di dimissioni negli ultimi tre mesi sono schizzate in alto, sia in inglese sia in spagnolo.

Non di solo sciopero Intanto abbondano sui social post e video di chi racconta di essersi dimesso. Su Reddit la pagina “Antiwork” sta ottenendo grande successo, annunciando forme di mobilitazione come il boicottaggio del Black Friday. E in tanti stanno cercando di creare nuove rappresentanze sindacali, anche in grandi aziende come Starbucks e Amazon. Il mese di ottobre è stato definito “Striketober”, dopo che più di 100mila lavoratori di tutti i settori, compreso il cinema, hanno partecipato a varie azioni sindacali. E ci sono pure i cosiddetti “time millionaires”, che protestano rallentando i ritmi di lavoro e dedicando più tempo alla famiglia e al tempo libero.

  • Senza dimenticare quelli che provano a rinunciare completamente al lavoro con fonti di reddito alternative. Il movimento Fire, che sta per “Financial Independence, Retire Early”, punta a ridurre al massimo il costo della vita vivendo di piccoli investimenti. Mentre il gruppo WallStreetBets, esploso su Reddit con il fenomeno delle Meme Stock, mira a utilizzare piattaforme di trading come Robinhood per negoziare azioni, guadagnare e rinunciare al lavoro.

Orizzonti italiani Anche in Italia le dimissioni sono aumentate, anche se – come abbiamo raccontato più volte – ci sono ancora pochi dati per parlare di Big Quit come negli Stati Uniti. E pure in Italia sono cresciute le ricerche su Google su come comunicare le dimissioni al proprio capo. Non si vedono però grandi mobilitazioni all’orizzonte, fatta eccezione per le minacce di sciopero generale contro la manovra. Da noi, le rigidità del mercato del lavoro – unite al disastro sul fronte delle politiche attive – potrebbero frenare non solo il passaggio a un nuovo lavoro, ma anche l’aumento dei salari.

  • Come spiega L’Essenziale questa settimana, in assenza di un’offerta qualificata in Italia non è semplice passare da un posto all’altro. È per questo che i dati sulle dimissioni sono anche allarmanti: i 485mila che si sono licenziati nel secondo trimestre 2021 lo hanno fatto sapendo che lì fuori ci sono 2,3 milioni di disoccupati e che l’Italia è l’unico Paese in Europa in cui gli stipendi sono diminuiti anziché aumentare.
  • Di questi temi abbiamo parlato anche al Festival de Linkiesta: qui si può rivedere il panel dedicato al Pnrr e lavoro.

LA MANOVRA IN PARLAMENTO
Entra nel vivo questa settimana la discussione parlamentare della legge di bilancio, arrivata in Senato con grande ritardo come ogni anno. E con tutti i nodi irrisolti che si porta dietro: la revisione chiesta dai partiti sul Superbonus, il tesoretto da 8 miliardi da assegnare per alleggerire il carico fiscale e la previdenza.

  • Sul capitolo pensioni, martedì pomeriggio a Palazzo Chigi sono attesi i sindacati. Ma i leader di Cgil, Cisl e Uil, nella manifestazione di sabato indetta per morti sul lavoro nell’edilizia, hanno già detto di volere proposte concrete dal governo e un disegno complessivo di riforma.

Scontro da 8 miliardi Il segretario del Pd Enrico Letta ha chiesto ai partiti di maggioranza un «patto sulla manovra» in cui ognuno rinuncia «alla sua bandierina per un risultato condiviso da tutti». In modo da blindare la legge di bilancio prima di arrivare alla scelta per il Quirinale. Il centrodestra ha dato il suo assenso. Ma, soprattutto sulle tasse, ogni partito ha la sua ricetta e sarà difficile arrivare a una sintesi su come usare quegli 8 miliardi. L’articolo 2 in realtà è chiaro: intervenire su Irpef e Irap nel solco della delega fiscale approvata dal governo. Ma Pd e LeU vogliono favorire le buste paga dei lavoratori, Cinque Stelle e Lega puntano su Irap e flat tax.

 

IL NUOVO REDDITO, FORSE
Tra il testo approvato in consiglio dei ministri e l’invio in Parlamento, la legge di bilancio è aumentata di 34 articoli, ma ha anche perso dei pezzi. Nell’articolo che rivede le disposizioni sul reddito di cittadinanza, è saltato il comma in base al quale l’aliquota marginale a carico dei percettori che accettano un lavoro scendeva dal 100 all’80%. Con il 100%, in pratica, se si accetta il lavoro si perde tutto l’assegno. Con la riduzione all’80%, i percettori perdono 80 centesimi di beneficio per ogni euro guadagnato. Le modifiche prevedevano l’alleggerimento non solo per i mesi immediatamente successivi, ma anche l’anno seguente alla presentazione del nuovo Isee, quando un aumento degli introiti spesso determina la perdita del sussidio.

  • La norma era stata annunciata dal premier Mario Draghi, descrivendola come una delle modifiche pensate per far sì che il sussidio smettesse di rappresentare un ostacolo all’accettazione di un’opportunità di lavoro. E invece quella parte è stata cancellata.
  • Eppure il comitato guidato dalla sociologa Chiara Saraceno aveva indicato tra le dieci proposte per migliorare il reddito proprio l’ipotesi di consentire un cumulo parziale con il sussidio, proponendo di tagliare ulteriormente l’aliquota marginale dall’80 al 60% contro lo «scoraggiamento ad accettare un nuovo lavoro, dato che l’emersione di un reddito aggiuntivo si traduce in prospettiva in una uguale riduzione del sussidio».
  • Bisognerà capire ora se la modifica sarà reintrodotta nel passaggio parlamentare, anche se il reddito è materia incandescente e rischia di finire nel fuoco incrociato dei partiti.

E i navigator? Nella manovra non è prevista la proroga del contratto degli oltre 2.500 navigator, il cui contratto ad aprile era già stato prorogato fino a fine anno. I sindacati criticano la scelta del governo e annunciano una manifestazione per il 18 novembre a Roma. I navigator dicono: «È uno spreco. Abbiamo maturato delle competenze e sappiamo come aiutare chi cerca lavoro».

Visioni opposte Il ministro Brunetta, annunciando le modifiche al reddito e il coinvolgimento delle agenzie private per far funzionare le politiche attive, parla di «rivoluzione». Secondo la sociologa Saraceno, l’irrigidimento sulle offerte di lavoro è invece «irrealistico» perché «in Italia manca una domanda di lavoro adeguata alle caratteristiche di potenziali lavoratori molto fragili, con basse qualifiche, che non possono aspirare a redditi alti».

 

COSE DI LAVORO
Lavoratori cercasi La Commissione europea ha fatto notare come l’occupazione in Italia cresce molto più lentamente del Pil, ma anche che la carenza di manodopera potrebbe creare problemi alla ripresa. Secondo gli ultimi dati Istat, le imprese dicono che fanno sempre più fatica a trovare manodopera qualificata nel manifatturiero. Si tratta però di dati soggettivi sulla fiducia delle imprese e non dei posti vacanti veri e propri.

Numeri bassi A proposito di competenze e formazione, il nuovo rapporto dell’Inapp riporta che i contratti di apprendistato di terzo livello sono stati solo 982 nel 2017 e 960 nel 2018. Siamo praticamente all’anno zero di uno strumento che potrebbe invece accompagnare i processi di innovazione e qualità del lavoro, dice Francesco Seghezzi di Adapt.

 

ARIA DI CRISI
Addio, Italia Sarebbero almeno tremila i lavoratori licenziati in seguito alla fuga delle multinazionali dall’Italia, scrive La Stampa. E mentre ancora si discute del decreto anti-delocalizzazioni, fermo da settimane, alla ex Saeco Caffè – nel bolognese – le operaie stanno dormendo in fabbrica per presidiare gli impianti ed evitare che vengano spostati in Romania.

 

Patto d’acciaio Dopo lo sciopero degli operai dell’ex Ilva e di Piombino per chiedere un piano sulla siderurgia italiana e la tutela dei livelli occupazionali, entro fine novembre il cda di Acciaierie d’Italia dovrebbe presentare ora il nuovo piano industriale alla luce dell’aumento della domanda di acciaio e soprattutto del processo di decarbonizzazione dello stabilimento di Taranto.

 

Tutti al mare Dopo l’approvazione della legge sulla concorrenza, le sentenze del Consiglio di Stato hanno riaperto la partita delle gare per le concessioni balneari: sarà possibile la proroga, ma solo fino al 31 dicembre 2023. Ora il governo Draghi dovrà adeguare la norma alla decisione (anche se c’è ancora tempo). Mentre i tassisti sciopereranno il 24 novembre contro le aperture alla concorrenza presenti nella legge.

 

ORIZZONTI POST QUARANTENA
Qui Lisbona Con una legge sul lavoro da remoto, il Portogallo si avvia ad essere il primo Paese europeo a regolamentare il rapporto tra dipendente e impresa dopo il boom dello smart working. Alle aziende sarà vietato contattare i propri impiegati al di fuori dell’orario di lavoro e saranno obbligate a sostenere le spese aggiuntive dei dipendenti per il consumo di energia elettrica e Internet.

 

La battaglia ibrida Nelle previsioni per il 2022, l’Economist scrive che assisteremo a una battaglia per il futuro del lavoro ibrido. I lavoratori premono per svolgere almeno qualche attività da remoto, i datori di lavoro vorrebbero tutti in ufficio. Le statistiche mostrano che c’è una distanza abissale tra ciò che vogliono i manager e quello che chiedono i lavoratori.

 

AGENDA
16 novembre: Dall’Istat arrivano i dati sui prezzi al consumo; Draghi incontra i sindacati su fisco e pensioni; Assemblea di Confesercenti a Roma.
17 novembre: Dall’Istat arrivano i dati su commercio estero e prezzi all’import a settembre; a Roma si tiene l’assemblea nazionale dei pensionati di Cgil, Cisl e Uil.
18 novembre: Manifestazione dei navigator a Roma; riprende la trattativa sul contratto del settore pubblico.
19 novembre: l’Istat diffonde i dati su fatturato e ordinativi dell’industria a settembre e produzione nelle costruzioni; Bankitalia diffonde il rapporto sulla stabilità finanziaria.20 novembre: Confindustria presenta il Rapporto 2021 di Scenari industriali del Centro Studi “La manifattura al tempo della pandemia. La ripresa e le sue incognite”.

 

Buona settimana,
Lidia Baratta

 

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