Arriva da Maranello e non ci ha pensato due volte a mettersi in pista: Valentina Balzani si occupa di social media e comunicazione nella vita quotidiana, ma ora è anche una degli 80 delegati dei cittadini alla Conferenza sul Futuro dell’Europa. Un ruolo che la lusinga e le conferisce responsabilità: rappresenterà infatti le posizioni emerse nel suo Citizens’ Panel, dedicato a valori, diritti, Stato di diritto, democrazia e sicurezza.
Quali sono state le tue sensazioni durante gli incontri della Conferenza?
L’esperienza alla Conferenza sul Futuro dell’Europa è stata stimolante e impegnativa, forse più di quanto mi aspettassi al momento in cui sono stata contattata. In generale, il dialogo nel mio Panel è stato molto rispettoso, educato e produttivo. Credo che la diversa provenienza dei partecipanti sia il grande punto di forza di questo evento: il confronto con visioni differenti permette di mettere a fuoco dei punti comuni.
Di cosa avete parlato nello specifico?
Il mio sottogruppo si è occupato principalmente di privacy. Abbiamo parlato di quando e come i dati personali possano essere utilizzati da chi li raccoglie. Non ci siamo soffermati sugli aspetti tecnici e legali, quanto piuttosto sul punto di vista dei cittadini: come possono acquisire maggiore consapevolezza dei propri diritti informatici e gestirli di conseguenza? In questo contesto, a nostro avviso le richieste delle piattaforme digitali dovrebbero essere più comprensibili dagli utenti. Mi riferisco a quella serie di condizioni da accettare per proseguire su un sito internet o per iscriversi a un social network: in pochi le leggono davvero, la maggior parte clicca a ripetizione su «accetta». Invece serve una documentazione più accessibile, affinché gli utenti meno tecnologici capiscano a quali rischi vanno incontro.
E invece a livello più generale?
I grandi temi del dibattito europeo emergono quando ci riuniamo nelle sessioni collettive del Panel e poi nelle plenarie. Si è discusso ad esempio della possibilità di concedere il diritto di voto a partire dai 16 anni, dell’importanza dell’educazione civica o del ruolo della stampa nel mondo dell’informazione. Abbiamo cercato di affrontare i problemi in un’ottica europea, dalla visione transnazionale della politica alle necessità quotidiane di quei cittadini che vivono in uno Stato europeo ma possiedono la nazionalità di un altro. Poi c’è la questione dell’unanimità: una delle raccomandazioni che forniremo potrebbe riguardare la modifica del sistema di voto all’interno delle istituzioni europee, che prevede l’accordo di tutti i Paesi membri per prendere decisioni in determinati ambiti. È auspicabile una riforma in senso maggioritario, perché permetterebbe di sbloccare alcune situazioni che oggi si trovano in stallo proprio a causa dell’unanimità.
Quali sono i temi che, personalmente, ti interessa di più trattare?
Da mamma di due bambine, mi stanno molto a cuore la parità di genere e la conciliazione della dimensione lavorativa con quella famigliare, così come il cosiddetto work-life balance. A questi aggiungerei senza dubbio la tutela dei diritti delle minoranze e la sicurezza dei cittadini all’interno dell’Unione europea.
Come si è svolta l’interazione con gli esponenti politici durante la sessione plenaria?
La prima occasione di confronto è stata più che altro un momento di presentazione reciproca, con contenuti necessariamente poco approfonditi. Il problema principale non era tanto la rappresentanza numerica di noi cittadini, che nella plenaria è inferiore a quella dei politici, ma il fatto di non avere abbastanza tempo per comunicare in modo completo. Ci è stato però assicurato che nelle prossime sessioni potremo esprimere la nostra visione e presentare le raccomandazioni in maniera esauriente. Personalmente, poi, sono stata più spaventata dalla scarsa conoscenza delle dinamiche della politica europea piuttosto che dalle competenze limitate sui temi specifici che abbiamo trattato. Il timore diffuso in molti dei miei colleghi è quello di essere «schiacciati» dalla «macchina» delle istituzioni comunitarie.
Che aspettative hai dai prossimi incontri?
Io spero di mettere a fuoco le idee che emergeranno e di saperle comunicare al meglio. La sfida più grande per i Citizens’ Panel è fornire raccomandazioni chiare e puntuali, che possano in primis risultare efficaci in plenaria, poi essere ascoltate dalle istituzioni europee e infine trovare un seguito concreto nella legislazione. In questo senso, una spinta dovrebbe arrivare anche dalla piattaforma digitale della Conferenza: per ora però vedo molti commenti sulle proposte, ma pochi iscritti rispetto al totale della popolazione europea. Sarebbe molto più interessante se ci fosse una partecipazione maggiore.