L’idrogeno potrebbe rivoluzionare diversi settori industriali e trasformare la produzione e il consumo energetico dell’Italia. Sfruttando la sua posizione geografica, la sua vasta rete infrastrutturale e un solido know how scientifico e progettuale, l’Italia potrà assumere un ruolo baricentrico tra il Sud e il Nord dell’Area Euro-Mediterranea, facendo da hub di collegamento per il trasporto e la distribuzione dell’idrogeno. L’idrogeno, però, dovrà necessariamente essere “verde”, cioè prodotto da fonti rinnovabili, altrimenti non si avrà l’effetto sperato sulla riduzione dell’impatto ambientale.
«Il Piano nazionale di ripresa e resilienza rappresenta la base per iniziare un nuovo processo nel nostro Paese fondato sull’economia Green ed anche sulla sinergia che può instaurarsi con l’economia Blue, non ha caso abbiamo anche dedicato un capitolo alla portualità e allo shipping. L’Italia deve essere pronta a giocare e vincere “The new game of Hydrogen”, è questa la nuova capacità da mettere in campo», ha detto Massimo Deandreis, Direttore Generale di SRM – Centro Studi collegato al Gruppo Intesa Sanpaolo – durante la presentazione del nuovo MED & Italian Energy Report, lavoro di ricerca annuale frutto della collaborazione proprio tra SRM e [email protected] Center del Politecnico di Torino, quest’anno intitolato “The new game of hydrogen in the Euro Mediterranean region”.
Giunto alla sua terza edizione, il rapporto si concentra sulla transizione energetica e sul ruolo di rilievo che l’idrogeno può rivestire in termini di sostenibilità ambientale e di equità per lo sviluppo e la cooperazione euro-mediterranea. L’evento di presentazione è stato patrocinato dalle deputate europee Tiziana Beghin e Patrizia Toia, ed è organizzato con la collaborazione dell’ufficio di Bruxelles di Intesa Sanpaolo.
«Srm con il terzo Rapporto sull’Energia ha concluso un primo triennio di ricerca che ha voluto rappresentare quanto fosse strategico questo comparto per il Paese. Abbiamo voluto tracciare un quadro dei nuovi orizzonti e delle nuove sfide che lo scenario competitivo ci chiama ad affrontare: investimenti in infrastrutture, miglioramento della sicurezza energetica, rinnovabili ed efficienza, più sostenibilità e attenzione a ciò che va sviluppandosi sul tema dell’idrogeno», ha aggiunto Deandreis.
Si tratta di un’analisi ad ampio raggio sul tema dell’idrogeno, come una delle nuove frontiere del futuro sistema energetico. Non solo per l’Italia: l’intera regione del Mediterraneo può assumere un ruolo cruciale in termini di sviluppo di nuove fonti rinnovabili e tecnologie orientate alla riduzione delle emissioni e all’efficientamento di tutta la filiera energetica.
La transizione verso la sostenibilità nella regione, si legge nel report, non può prescindere dall’interazione tra una terna di triangoli: un triangolo geografico, relativo alle tre macro-zone (Nord, Est e Sud) della regione, aventi differenti caratteristiche socio-economiche ed energetiche; un triangolo di attributi energetici, ovvero sicurezza energetica, sostenibilità ambientale ed equità sociale (coerentemente con il cosiddetto “trilemma energetico”); un triangolo delle commodity, che include energia elettrica, idrogeno e gas, che risulteranno centrali nell’implementazione della transizione energetica.
Intervenuto durante la presentazione, il professor Ettore Bompard, Direttore Scientifico ESL, Energy Center del Politecnico di Torino, ha spiegato che la transizione energetica è ormai un’esigenza vera e propria per i Paesi del Mediterraneo, e la sua implementazione poggerà sull’interazione tra energia elettrica, idrogeno e gas: «In particolare, l’idrogeno “verde” potrà rivestire un ruolo di rilievo non soltanto da un punto di vista di sostenibilità ambientale, ma anche come opportunità di sviluppo per i paesi delle sponde Est e Sud e, pertanto, di crescita armonica dell’intera regione mediterranea. Investimenti mirati nel settore, supportati da un’adeguata cornice normativa, potranno infatti consentire la creazione di una nuova filiera industriale, portando a un miglioramento delle condizioni di vita dei cittadini e a una possibile stabilizzazione dell’area. Ciò consentirà di aprire le porte a un nuovo dialogo energetico Mediterraneo, basato sulle rinnovabili, in grado di rimpiazzare quello attuale, fondato sulle fonti fossili».
L’interazione tra le 3 commodity energetiche che si prevede saranno cruciali nell’implementazione della transizione energetica giocherà quindi un ruolo chiave nell’evoluzione del mix energetico mediterraneo, costruendo un nuovo dialogo energetico basato sulle energie rinnovabili, con ricadute positive per l’intera regione.
Sotto questo aspetto, i Paesi europei hanno già inserito l’idrogeno nella strategia del Green Deal, tradotto in obiettivi specifici su energie rinnovabili, efficienza energetica ed emissioni attraverso il pacchetto “Fit for 55” nel 2021; inoltre, nel 2020, la Commissione Europea ha pubblicato la Strategia Europea per l’Idrogeno e la Strategia di Integrazione del Sistema Energetico (che include l’idrogeno tra i suoi pilastri).
La Strategia Europea per l’Idrogeno prevede di installare almeno 6 GW di elettrolizzatori entro il 2024 e 40 GW nel 2030. La maggior parte delle installazioni coinvolgerà elettrolizzatori alcalini (76%) ed elettrolizzatori a membrana a scambio protonico (Proton Exchange Membrane, PEM) (21%), con un piccolo numero di elettrolizzatori a ossidi solidi (Solid Oxide Electrolysers, SOE). Queste tecnologie utilizzano ampiamente materie prime critiche (critical raw materials, CRM).
Viceversa, le regioni del Medio Oriente e del Nord Africa a volte mancano ancora di strategie organiche sulla penetrazione dell’idrogeno, anche se alcuni paesi (Giordania, Qatar, Arabia Saudita e Tunisia) hanno individuato nell’idrogeno una commodity che può aiutare a raggiungere gli obiettivi di sostenibilità.
L’Europa, insomma, si muove in modo più rapido verso la sostenibilità. Il suo mix di generazione elettrica è variato negli ultimi 20 anni; l’uso del carbone è diminuito dal 32% al 13% mentre l’utilizzo del gas naturale è cresciuto in maniera significativa dal 16% al 22%. Le energie rinnovabili sono passate dal 15% al 41%. Le traiettorie previste dalle politiche europee prevedono un massiccio aumento del peso delle rinnovabili che dovrebbero arrivare a coprire il 61% del mix elettrico nel 2030, l’84% nel 2040 e l’88% nel 2050.