Un concerto da mille persone. Non tra il pubblico, mille sono i musicisti in azione, contemporaneamente. Rockin’1000 è la più grande rock band del mondo e nel 2015, per la prima volta, si riunì per un tributo ai Foo Fighters suonando “Learn To Fly”: l’obiettivo era la realizzazione di un videoclip da pubblicare su YouTube, per convincere Dave Grohl e compagni a fare un concerto a Cesena.
Da quel giorno, la band è cresciuta, si è evoluta, ha fatto concerti dal vivo in tutto il mondo. La band più grande di tutte – letteralmente – si riunisce in gruppi di cento o mille persone dopo le dovute audizioni – si possono online tutto l’anno attraverso la piattaforma di Rockin’1000, che ha oltre 26mila iscritti.
Adesso gli ideatori del progetto hanno capito che è venuto il momento di fare ancora uno step di crescita: Rockin’1000 è diventata una Pmi innovativa e una società benefit, e ha aperto il capitale agli investitori.
Rockin’1000 ha lanciato una campagna su MamaCrowd, una campagna aperta ovviamente ai membri della community, ma anche agli investitori interessati a un progetto nato da un evento che ha portato alla nascita di una fanbase enorme e internazionale
«Oggi il nostro progetto è diventato una Pmi innovativa e siamo pronti a fare il grande salto, vogliamo suonare sempre di più all’estero e riunire la più grande community di musicisti», dice a Linkiesta Fabio Zaffagnini, ex geologo marino e ora Ceo di Rockin’1000. «Abbiamo visto che possiamo offrire alla nostra community – aggiunge – molto più dei singoli concerti: possono diventare tutti parte della band e fare esperienze bellissime, suonando in grandi stadi davanti a platee da decine di migliaia di persone, che per i musicisti non professionisti non è poco. E per sostenere gli investimenti necessari abbiamo deciso di aprire il nostro capitale e lanciare un equity crowdfunding».
I fondi raccolti serviranno per sostenere una crescita in tre direzioni: consolidamento della parte musicale, potenziamento tecnologico della piattaforma, sviluppo della community e suo coinvolgimento. Nei prossimi anni la parte musicale verrà ampliata, perfezionando lo show e potenziando le strategie di distribuzione. L’obiettivo finale è un tour che tocchi 4 continenti, unito all’incisione di un disco con brani inediti.
La strategia di Rockin’1000 per far crescere l’azienda non è un caso unico. L’equity crowdfunding è una forma di finanziamento partecipativo online in cui, a fronte di un investimento anche piccolo, l’azienda interessata riconosce all’investitore un titolo di partecipazione della società stessa. E nell’ultimo anno sempre più spesso vediamo piccole e medie imprese, o anche semplici startup, ricorrere a questo strumento.
Il team di analisi Entrepreneurship Finance & Innovation del Politecnico di Milano ha rilevato una crescita del 70% in Italia tra il primo semestre 2021 (in cui sono stati raccolti 65,4 milioni di euro in Equity Crowdfunding) e primo semestre 2020 (38,4 milioni).
«Pensiamo che lo sviluppo della finanza alternativa (o complementare) al credito bancario in Italia stia continuando a generare vantaggi tangibili nei tempi e costi di accesso al capitale, in una fase ancora delicata per l’economia; le filiere che analizziamo in questa ricerca hanno consentito a tante Pmi italiane, fino a pochi anni fa escluse da questa opportunità, di incrementare la propria competitività e ottenere vantaggi non solo in termini di maggiore inclusione e diversificazione delle fonti, ma anche di accresciute competenze manageriali, visibilità sul mercato, maggiori opportunità di investimento», dicono i ricercatori del Politecnico di Milano.
L’equity crowdfunding è una modalità di raccolta fondi relativamente nuova, che in Italia ha una cornice normativa solo dal 2013 – primo Paese europeo a introdurre questo tipo di normativa nel suo ordinamento.
In più, da novembre grazie a un regolamento europeo sul crowdfunding vengono armonizzate tutte le donazioni sulle piattaforme regolate: adesso società e investitori hanno più opportunità di raccogliere capitali o di investire i propri capitali in economia reale.
«C’è un cambiamento di trend negli ultimi tempi, perché le aziende stanno capendo che non si vive solo di finanziamenti bancari ma è sempre più utile aprire a strumenti innovativi di finanziamento ideali, soprattutto per una piccola e media impresa: si possono raccogliere fino a 8 milioni di euro con il crowdfunding», dice a Linkiesta Alberto Bassi di Backtowork, portale italiano di equity crowdfunding (società partecipata di Intesa Sanpaolo).
C’è anche un altro fattore importante che accomuna molti progetti che hanno trovato nuovo slancio grazie all’equity crowdfunding: è il sentimento identitario, il desiderio di sentirsi ancor più a contatto con quell’azienda, quel progetto, quella startup, merito soprattutto di un legame particolare creato con la community di riferimento. E sempre più spesso i consumatori guardano ai valori e allo stile di un’azienda prima di decidere quanto gli piaccia.
La piattaforma Backtowork ha aiutato Weroad a raccogliere 13,5 milioni di euro per finanziare crescita ed espansione internazionale. Weroad, scale-up italiana specializzata in viaggi avventura a lungo raggio, è stata fortemente danneggiata – come tutto il settore – dalla pandemia, ma adesso si appresta alla chiusura di un 2021 superiore al 2019 e riprende lo slancio della crescita con nuovi capitali.
A dimostrazione che la pandemia ha in qualche modo contribuito a spingere le Pmi verso l’equity crowdfunding, e che quest’ultimo si è rivelato uno strumento particolarmente adatto per questa fase storica.
Lo dimostra anche il caso delle Cesarine, il primo network italiano di cuoche e cuochi casalinghi che aprono le porte della propria casa a viaggiatori provenienti da tutto il mondo.
Nel 2019 le Cesarine – con 1.800 cuoche e cuochi distribuiti in tutta Italia – avevano ospitato nelle proprie case più di 10mila clienti, totalizzando vendite lorde pari a 1,2 milioni di euro, +225% rispetto all’anno precedente, con una clientela composta per l’80% da turisti stranieri.
Il progetto è stato ovviamente colpito duramente da lockdown e restrizioni di ogni tipo negli ultimi due anni. La società è però riuscita ad adattarsi al contesto, ascoltando la domanda di mercato e riorganizzandosi. Due gli obiettivi: ri-focalizzazione sul turismo domestico e sviluppo di linee di business nuove come le cooking class online. Azioni che hanno aumentato il potenziale di crescita e sviluppo dei prossimi anni in un contesto di mercato da sempre molto favorevole ma, in questo momento, particolarmente mutevole.
«Ci siamo dovuti reinventare, adesso ci sono delle Cesarine 2.0», dice a Linkiesta Davide Maggi, fondatore e Ceo del brand Cesarine. «Con la pandemia abbiamo deciso – aggiunge – di lavorare molto di più con la piattaforma online, è stato un processo di disintermediazione deciso dopo un anno e mezzo in cui gli affari non sono andati benissimo».
Tutto questo è stato possibile anche grazie a una campagna di equity crowdfunding su CrowdFundMe, necessaria per il raggiungimento degli obiettivi, ma anche per l’evoluzione della piattaforma al modello marketplace, con prodotti tipici locali e attrezzature da cucina, l’ampliamento dell’e-commerce e nuove campagne di marketing.
«Senza l’emergenza Covid, probabilmente questa svolta non ci sarebbe stata – dice Davide Maggi – l’interesse per la cucina non sarebbe esploso come ha fatto nel corso del lockdown di questa primavera e, dal canto nostro, avremmo portato avanti il business come da nostro modello tradizionale. L’emergenza ci ha permesso invece di cogliere un’opportunità che non avevamo avuto modo e tempo di sviluppare e che si aggiunge alle linee di offerta tradizionale, di ospitalità alla tavola delle nostre cuoche e cuochi».