Il finto bipolarismo L’imminente rinuncia di Berlusconi al Quirinale e il centrodestra da rifondare

Il fallimento dell’autocandidatura del Cavaliere alla presidenza della Repubblica apre il campo alla formazione di una nuova forza politica neocentrista, moderata, in grado di sbloccare un quadro politico ingessato tra opposti populismi ed estremismi

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A questo punto sembra che il tema non sia se Silvio Berlusconi si tira fuori ma come lo farà. E quando. Comunque la si giudichi, comunque vada a finire, l’iniziativa del Cavaliere può rappresentare un punto di svolta nella vicenda del centrodestra italiano, il campo finora più attraversato dalle scosse telluriche quirinalizie.

Se candidandosi al Colle il fondatore di Forza Italia ha voluto verificare la sua leadership del centrodestra, dovrebbe trarre la conclusione che questa ha subito un colpo, dato che Matteo Salvini e Giorgia Meloni non sono stati in grado di garantirgli i numeri, o meglio di garantire una compattezza (altro che franchi tiratori) e un clima prodromici a un allargamento dei consensi.

Pertanto il Cavaliere, che non può ammettere di non essere il capo del centrodestra, non avrebbe tutti i torti a dire che la coalizione, con il fallimento dell’operazione, quantomeno si incrina.

Non sarebbe nemmeno una ripicca ma una pura constatazione politica. Un esito forse reso meno triste se, come ha fatto balenare Vittorio Sgarbi, accompagnato dalla proposta da parte di Berlusconi di rieleggere Sergio Mattarella, come avevamo scritto, o più difficilmente Mario Draghi, scartando comunque uno del centrodestra: dopo di me nessuno, sarebbe (sarà?) il messaggio ai suoi.

Dunque il punto politico di sistema riguarda la possibile riconfigurazione della destra italiana. Una destra – come ha sostenuto Alberto Mingardi – che ha «il problema di cosa fare un minuto dopo aver vinto le elezioni, e con chi», una destra che «non sa indicare un orizzonte» prigioniera com’è di rancori, animosità, fumisterie ideologiche e sostanzialmente priva di una vera proposta politica di governo, finanche scarsa sul piano del know how.

Matteo Salvini, sempre ondivago, dovrebbe essere terrorizzato dall’idea di un rottura con Forza Italia, e non solo perché così egli si consegnerebbe mani e piedi a un sovranismo che non è fino in fondo la sua idea (i famosi piccoli imprenditori del Nord certamente troverebbero in Luca Zaia e Massimiliano Fedriga due campioni molto più affidabili). E neanche solo per il fatto che se sovranista deve essere la destra, allora meglio Giorgia Meloni a guidarla.

Salvini dovrebbe essere terrorizzato dal fatto che Silvio possa a quel punto rendersi disponibile a una nuova Cosa neocentrista, terza forza – e determinante, a due cifre – tra una destra estremista lontana dal sentire europeo e un Partito democratico sempre in cerca d’autore e di alleanze, stante la fine prossima ventura del Movimento 5 stelle.

In un quadro ancora dominato dalle figure di Sergio Mattarella e Mario Draghi (o anche solo da quest’ultimo), uno spazio nuovo – pur dando per scontate tutte le ambiguità insite in una proposta di centro – potrebbe essere per il berlusconismo un approdo ben più credibile di quello del sovranismo estremista. È eloquente, in questi giorni, il silenzio dell’ala di Mara Carfagna, Maria Stella Gelmini, Renato Brunetta, che forse attendono gli eventi con un cauto ottimismo nella direzione descritta. Probabilmente è presto. Ma le cose non restano mai uguali a se stesse.

Questo ci pare possa essere lo sviluppo di sistema forse più importante di una sin qui bruttissima partita sul Quirinale, viziata tra l’altro da scorrettezze di vario tipo (non ultima il deprimente protagonismo di Denis Verdini): il fallimento dell’autocandidatura di Berlusconi come causa e occasione di un ridisegno abbastanza radicale di un quadro politico ingessato nel finto bipolarismo di questi anni e la messa in circolo di una nuova domanda moderata e di centro che né il Partito democratico a trazione bettiniana né la destra sovranista hanno saputo intercettare. Tutto da vedere, naturalmente. A partire da come finirà questa scombiccherata corsa al Colle.

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