Previsioni d’invernoIl costo dell’energia e l’inflazione rallentano la ripresa nell’Ue

Secondo la Commissione europea l’economia dei 27 Stati membri crescerà del 4% nel 2022, un po’ meno di quanto previsto lo scorso autunno. Al ribasso anche le stime per il prodotto interno lordo italiano, mentre l’aumento dei prezzi resisterà tutto l’anno

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Le previsioni d’inverno della Commissione europea confermano la crescita generalizzata dopo gli anni della pandemia da Covid19, ma a un ritmo ridotto rispetto al 2021. Il rallentamento è più marcato di quanto previsto dall’esecutivo comunitario alla fine dello scorso anno, a causa soprattutto della massiccia diffusione della variante Omicron,  degli alti prezzi dell’energia e delle carenze di materie prime. Entro la fine del 2022, comunque, tutti gli Stati membri avranno raggiunto i livelli pre-pandemici.

Crescita sì, ma rallentata
Le previsioni d’inverno, così come quelle d’estate, sono una sorta di «aggiornamento» rispetto al pacchetto completo di stime economiche che viene pubblicato dalla Commissione due volte l’anno, in primavera e in autunno. Rispetto ai dati presentati lo scorso novembre c’è una stima al ribasso per il 2022: il Prodotto interno lordo dell’Ue crescerà del 4%, invece che del 4,3%, dopo il 5,3% registrato nel 2021. Stesso tasso di crescita e stessa differenza per la zona euro, mentre migliorano leggermente i pronostici per l’anno prossimo: +2,8% per l’Ue nel complesso e +2,7% per l’area Euro, invece che +2,5% e 2,4%. 

Questo rallentamento si deve molto alla persistenza della pandemia, secondo la Commissione: molti Paesi sono in difficoltà per la pressione sui sistemi sanitari, la carenza di personale a causa di malattie e quarantene e le misure di contenimento ancora in atto, che continuano a gravare sulle attività produttive.

Ma non solo: a condizionare la ripresa dell’economia europea ci sono i cosiddetti «bottlenecks», cioè le strozzature nelle catene di approvvigionamento, tra cui quelle di alcune materie prime metalliche e dei materiali semiconduttori, oggetto di un recente piano di sovvenzioni comunitario. Le carenze continueranno a pesare sulla produzione almeno per tutta la prima metà dell’anno, incidendo così sull’economia degli Stati Membri. Pure la crisi energetica fa la sua parte: l’aumento dei prezzi del gas, dovuto anche alla complicata situazione al confine tra Russia e Ucraina, sta colpendo i bilanci famigliari con le bollette domestiche e tagliando i profitti delle aziende in tutta Europa.

Non fa eccezione l’Italia, dove il Pil nel 2022 crescerà del 4,1%, poco sopra la media europea ma meno di quanto stimato in autunno (4,3%), e del 2,3% nel 2023. La crescita degli investimenti dovrebbe continuare, trainata dalle misure previste dal Piano nazionale di ripresa e resilienza, così come le esportazioni, scrive la Commissione nelle pagine dedicate al nostro Paese. Brutte notizie sul fronte dell’energia: i mesi invernali del 2022 saranno i più difficili, con i prezzi che toccheranno il punto massimo e resteranno comunque elevati tutto l’anno, provocando tra l’altro un aumento dei costi per la produzione alimentare.

Il lato positivo è che l’economia complessiva dell’Unione ha già raggiunto i livelli precedenti alla pandemia e quelle dei singoli Stati membri lo faranno entro la fine dell’anno. O, come nel caso dell’Italia, già in queste settimane, come ha spiegato il commissario all’Economia Paolo Gentiloni: «Stiamo comunque parlando del rallentamento di una crescita per l’Italia con numeri che dieci o vent’anni fa ce li saremmo giocati al lotto». Secondo il commissario, l’economia europea riprenderà slancio già in primavera, una volta attenuati i fattori che oggi la condizionano: la fase espansiva è destinata a continuare, con le forniture che torneranno agli standard abituali.

Inflazione e incertezza
Se la crescita rallenta, accelera invece l’inflazione, contribuendo a minare la fiducia dei consumatori in tutto il continente. Le previsioni autunnali della Commissione sono state sensibilmente ritoccate al rialzo, sempre per effetto del costo dell’energia.

Il tasso record del 4,6% raggiunto nella zona Euro nell’ultimo trimestre del 2021 verrà superato: 4,8% il dato previsto per i primi tre mesi del 2022, che si manterrà superiore al 3% fino all’autunno. Nel complesso, la previsione si attesta sul 3,5% per i Paesi con la moneta unica (3,9% per l’Ue e 3,8% per l’Italia).

Il target del 2% massimo fissato dalla Banca centrale europea sarà dunque recuperato soltanto nel 2023, cosa che potrebbe condizionare la decisione di alzare i tassi di interesse sui finanziamenti, attualmente oggetto di discussione a Francoforte. La presidente della Bce Christine Lagarde ha di recente aperto a questa possibilità, caldeggiata dal presidente della Bundesbank, la banca centrale tedesca, Joachim Nagel.

Incertezza e rischi rimangono dunque alti, sia perché i prezzi crescono più dei salari in tutta Europa sia perché le tensioni geopolitiche nell’Est del continente influenzano pesantemente i mercati. Il compito della Commissione è riassunto dalle parole del suo vice-presidente esecutivo, Valdis Dombrovskis: «Con la pandemia in corso, la sfida principale è mantenere la ripresa sui giusti binari».