«Nessuna scissione». Però basta guerra dei social. «Di Maio sta lavorando benissimo come ministro». Mentre il leader Giuseppe Conte «deve essere aiutato. Intorno, non tutti sono all’altezza. Fossi in lui, mi terrei caro uno come Luigi». Perché «l’effetto Conte» nei Cinque Stelle ancora «non si è visto né nei sondaggi, né sui temi».
Vincenzo Spadafora, ex ministro del governo Conte 2, alleato del ministro degli Esteri, parla su Repubblica della crisi in corso nel Movimento Cinque Stelle. Dopo che il garante Beppe Grillo sul suo blog ha scritto un post dal titolo “Cupio dissolvi”. «Il necessario», dice, «è saper rinunciare a sé per il bene di tutti, che è anche poter parlare con la forza di una sola voce. Ma se non accettate ruoli e regole restano solo voci di vanità che si (e ci) dissolvono nel nulla». Con tanto di like sui social da parte di Giuseppe Conte.
«Non c’è dubbio che la situazione all’interno del Movimento sia piuttosto critica. Grillo per la sua storia e il suo ruolo richiama tutti a un forte senso di responsabilità…», dice Spadafora. «Ma già l’uso strumentale che è stato fatto delle sue parole mette in dubbio che alcuni ne abbiano compreso il senso».
Ma «nessuno auspica una scissione che rischierebbe di distruggere il Movimento. Luigi sta lavorando benissimo come ministro, e sicuramente è l’ultimo che vuole destabilizzare il governo. Per questo non voglio credere a ciò che leggo, cioè che l’obiettivo di chi guida oggi il Movimento sia proprio quello di arrivare alla scissione. Anzi, chi ha la leadership ha la responsabilità e il dovere di lavorare per l’unità».
Spadafora spiega che «le fibrillazioni di tutto il sistema politico non sono la conseguenza, ma la causa della richiesta del sacrificio al presidente Mattarella: la scorsa settimana è emersa la fragilità di tanti leader. Tutti i partiti sono chiamati a una riflessione seria prima di presentarci agli elettori, sempre più disaffezionati, nel 2023».
Secondo l’ex ministro, da parte di Conte «ci sono state ingenuità politiche ed errori di comunicazione nelle trattative per il Quirinale». Così come, aggiunge, «è grottesco l’attacco organizzato su Twitter contro Di Maio, cose che a me suonavano ridicole già cinque, sei anni fa. È il momento di ragionare, non di sguinzagliare i troll sui social».
«I tempi sono cambiati, l’esperienza di governo ci ha portato a riconoscere alcuni errori del passato, la pandemia ha modificato le priorità dei cittadini e dovrebbe modificare linguaggio e comportamenti della politica», prosegue Spadafora. «Il Movimento si è evoluto in questi anni: la sua comunicazione, per molti aspetti, no. Non è vincendo la guerra dei social che si crea consenso, ma migliorando la vita delle persone».
E ora? «Il dialogo non si auspica, si pratica: oggi serve un confronto vero senza sterili e inutili minacce, e serve farlo prestissimo. Conte ha la necessità di essere aiutato, non tutte le persone che ha intorno sono all’altezza della difficile fase politica. Fossi in lui cercherei di tenermi più stretto i giocatori migliori, come Luigi».
Secondo Spadafora, però, la foto dell’incontro con Elisabetta Belloni, capo del Dis, diffusa da Di Maio è stato «un messaggio istituzionale doveroso. Politicamente, poi, i contatti tra Di Maio, Raggi e Appendino ci sono sempre stati, e sarebbe strano il contrario. Stupisce anzi che chi ci guida sottovaluti l’apporto che due esponenti storiche possono dare».
E ora cosa ne sarà del legame con il Partito democratico? «Per me il legame con il Pd deve essere messo al riparo dalle questioni interne, dalle discussioni di questi giorni. Quello che conta è l’identità e la prospettiva politica, e al momento quelle del Movimento non sono chiare nemmeno a noi. L’effetto Conte non si è visto né nei sondaggi, né sui temi. Dopo molti mesi siamo ancora alle premesse».