L’atteso inattesoEcco come Mattarella proverà a ridare slancio alla politica

Il presidente della Repubblica, più che criticare i guasti dei partiti, dovrà indicare una via d’uscita dalla situazione di difficoltà, forse ricordando anche quali provvedimenti di carattere istituzionale e costituzionale prendere

Ufficio Stampa Quirinale/Francesco Ammendola/LaPresse

In un’aula di Montecitorio di nuovo piena grazie a misure anti-Covid di particolare severità, oggi pomeriggio Sergio Mattarella pronuncerà il discorso di giuramento, in pratica l’accettazione della nuova elezione a Capo dello Stato, ed è un discorso ovviamente molto atteso e, scusate il bisticcio, inatteso: non era Mattarella l’uomo che si pronosticava, ma conosciamo ormai tutto della rocambolesca settimana passata e di cui il finale rappresenta la via d’uscita migliore.

I partiti hanno dato cattiva prova, chi più chi meno, e Mattarella li ha salvati prima che venissero sommersi: il Presidente è molto più forte dei partiti, è un dato incontrovertibile, non c’è bisogno di renderlo esplicito. Detto questo, molti paragoneranno il discorso odierno di Mattarella con quello che Giorgio Napolitano pronunciò il 22 aprile 2013, dopo la sua rielezione, anch’egli non sottraendosi alla richiesta del Parlamento di un secondo settennato malgrado fosse contrario (come Mattarella oggi) alla rielezione del Presidente della Repubblica e superando «ragioni strettamente personali legate all’ovvio dato dell’età».

Quello di Napolitano fu un duro, persino violento, attacco alle molteplici inerzie della politica e del Parlamento culminate con l’incredibili bruciature di Franco Marini e Romano Prodi («Quanto è accaduto qui nei giorni scorsi ha rappresentato il punto di arrivo di una lunga serie di omissioni e di guasti, di chiusure e di irresponsabilità»). Fu un discorso a suo modo memorabile: i parlamentari, politicamente schiaffeggiati, non facevano altro che battergli le mani.

Oggi il quadro presenta similitudini (si può dire che la performance di Matteo Salvini sia stata ancora più dilettantesca di quella di Pier Luigi Bersani ma in entrambi casi è giusto parlare di fallimento dei partiti) e tuttavia il momento politico è differente: dopo i tormenti durati tre anni in balìa di Salvini, Conte e Zingaretti, da un anno il Paese è governato con un’incomparabile superiorità tecnica e politica da Mario Draghi, quel Mario Draghi portato a palazzo Chigi proprio da Mattarella: ed è questo dato che muta il clima generale della situazione, il Presidente lo sa meglio di tutti.

Inoltre, non è nello stile “a bassa voce”, per quanto fermo nei propositi, di questo Capo dello Stato entrare in polemica diretta con il Parlamento, cui anzi egli riconosce il ruolo una volta tanto da protagonista manifestato la settimana scorsa e al quale non potrà che dirsi riconoscente per la fiducia confermatagli.

Non è il caso di fare delle polemiche, da parte del Quirinale. Semmai lo sforzo va indirizzato al “come” suscitare un colpo di reni della politica dinanzi alle emergenze: ma da questo punto di vista, per Mattarella, l’impegno del governo sta dando comunque dei frutti, sia sul versante della lotta alla pandemia che su quello della ripresa economica certificata dalla crescita del 6,5 del Pil.

Il problema dei problemi resta quello delle riforme istituzionali e costituzionali, e su questo è probabile che il Capo dello Stato interverrà con una certa perentorietà. Così anche sull’emergenza sociale e il lavoro, tema richiamato nella breve comunicazione davanti ai Presidenti delle Camere che lo informavano della avvenuta elezione.

Anche Mattarella aveva «altri piani». Non lo farà pesare, non è da lui forzare i toni. Ma insistere sui contenuti, questo sì. Dunque, riforme, realizzazioni, iniziative concrete: non è il tempo delle parole, questo. Dall’alto della sua postazione istituzionale, il vecchio-nuovo Presidente della Repubblica vigilerà a che la politica vinca le sue sfide, a partire dalle riforme, e lo farà non in modo notarile ma attivo, con il suo stile non gridato ma sapendo che la politica gli è debitrice e che in ogni modo dovrà ascoltarlo e seguire le sue indicazioni.

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