«Forze armate moderne ed efficienti sono garanzia in primis per i cittadini, per la loro sicurezza e per il ruolo dell’Italia nel mondo. E il contesto attuale lo richiede ancora di più». Lo dice al Corriere il ministro della Difesa Lorenzo Guerini, dopo che una circolare data 9 marzo invitata i comandi militari a tenersi pronti per ogni eventualità. Mentre la Camera ha votato un ordine del giorno per portare le spese militari al 2 per cento del Pil.
«Le Forze armate sono chiamate a rispondere a missioni decisive: la difesa dello Stato e dei suoi interessi vitali, la difesa degli spazi euro-atlantici ed euro-mediterranei, le missioni internazionali. È quindi necessario che gli uomini e le donne in uniforme siano messi in grado di svolgerle nel miglior modo possibile, con piena operatività e massima sicurezza. E che il Paese possa contare su uno strumento militare capace di difenderlo da tutte le forme di rischi», dice Guerini. «La Camera, a larga maggioranza, ha deciso di incentivare il governo a raggiungere in tempi rapidi questo obiettivo che riguarda la nostra appartenenza alla Nato».
Il ministro spiega che i militari italiani sono presenti «in Lettonia con 250 unità, in Romania con le attività di sorveglianza degli spazi aerei atlantici oggi con 8 Eurofighter» e anche con «l’impegno navale nel Mediterraneo orientale». In più, «siamo disponibili a rafforzare le misure di rassicurazione dei Paesi più esposti sul fianco sud-est». Per questo, dice Guerini, «ho intensificato le interlocuzioni con l’Ungheria, dove parteciperemo a esercitazioni congiunte. Iniziative che sono il nostro contributo al rafforzamento della deterrenza in conseguenza delle scelte di Putin. La Nato è un’alleanza difensiva, non una minaccia. Chi racconta il contrario dice una bugia».
Sulla circolare dello Stato maggiore dell’Esercito dello scorso 9 marzo, che ha creato molte polemiche, Guerini spiega: «Francamente sono sorpreso della sorpresa. È un’attività ordinaria che riguarda il livello esercitativo e di prontezza, anche tenendo conto del contesto attuale e delle sue possibili evoluzioni, per le missioni cui sono chiamate le Forze armate».
Ma sulla risposta a Putin, Guerini continua a sostenere che la no-fly zone «vorrebbe dire aerei Nato che fronteggiano quelli russi, non è la soluzione al problema perché è una misura che allargherebbe drammaticamente il conflitto. La soluzione sta nel percorso avviato: pesanti sanzioni alla Russia e sostegno materiale, anche con invio di armamenti, all’Ucraina, per fermare Putin e portarlo al negoziato».
Putin, prosegue, «ha sbagliato previsione: puntava su una Nato piegata dalla drammatica conclusione della missione afgana e invece ha trovato una Nato più determinata e unita che mai». Intanto, però – dice il ministro – è tempo che il presidente russo «capisca che non c’è altra strada che quella diplomatica. Ciò passa attraverso il riconoscimento che una vittoria strategica per lui non è più possibile. Bisogna lavorare a un negoziato trasparente e sincero che ponga fine alle sofferenze del popolo ucraino».