La lezione I riformisti cercano la pace con azioni concrete, a Bersani & Co. bastano le belle parole

Macron, Scholz e Draghi (più Biden dietro le quinte) sono il baluardo dell’Occidente contro il nuovo fascismo di Mosca. Lavorano con impegno per fermare l’invasione dei russi su più canali, soprattutto quello diplomatico. Altri invece si limitano a criticare l’invio di armi, senza però fare nient’altro

Christophe Petit Tesson/Pool via AP, File

Ma davvero i riformisti calcano l’elmetto mentre i pacifisti veri vogliono la trattativa? Sembra di tornare al 1914, quando i massimalisti accusavano i riformisti di volere le guerra. Allora era vero ma oggi non è così. È una falsità propagandata dal Fatto, da professori e giornalisti (sempre quelli, da decenni) “de sinistra”, da politici di Articolo Uno e Sinistra italiana, dall’Anpi e dirigenti della Cgil, da personaggi che cercano per la milionesima volta di creare una roba di sinistra radicale (Alternativa, ManifestA), da reduci ex grillini, Marco Rizzo, un po’ da Massimo D’Alema (che come raccontano le cronache delle ultime ore ama le mediazioni…), molto da Pier Luigi Bersani, l’altro dioscuro di Articolo Uno. «Bisognerebbe mettere in campo un’azione diplomatica», suggerisce Bersani rimpiangendo la visione nientemeno che di Metternich (quello dell’«Italia come espressione geografica») che dopo il Congresso di Vienna (!) ridisegnò la carta d’Europa, purtroppo per Bersani in spregio alle aspirazioni dei popoli.

Certo è difficile avviare negoziati mentre stanno massacrando un Paese libero. E tuttavia dire che che in queste ore la politica sia assente fornisce una rappresentazione non vera della realtà.

L’Occidente democratico è in campo, è il baluardo contro il nuovo fascismo di Mosca. Vediamo.

Emmanuel Macron, il presidente francese che sta per giocare la partita decisiva per fermare le destre del suo Paese mentre la sinistra chiacchiera, sta tentando di tenere aperto un dialogo con Vladimir Putin. Lo aveva fatto prima dell’aggressione all’Ucraina, lo ha fatto dopo, lo ha fatto ancora ieri parlando a lungo con il dittatore asserragliato al Cremlino riportandone peraltro un’impressione pessima, cioè che «il peggio deve ancora venire».

Il presidente francese, che è temporaneamente presidente dell’Ue, è la figura su cui stanno puntando gli Stati Uniti per tenere in piedi un minimo di interlocuzione con gli aggressori. E a quanto ha riferito il ministro russo Lavrov, gli americani sarebbero dietro le varie iniziative anche mediatiche di Zelensky, che d’altra parte in questi giorni durissimi è stato varie volte al telefono con Joe Biden.

Dopo Macron c’è Olaf Scholz, il Cancelliere tedesco che si era seduto anche lui senza costrutto al mega-tavolo bianco del Cremlino con lo zar Vladimir ed è costantemente al lavoro in questa complicata ragnatela in modo molto dignitoso. C’era stata la disponibilità di Mario Draghi di volare a Mosca, opportunità chiesta da Putin e rapidamente naufragata in seguito all’aggressione militare voluta dallo stesso Putin, ma in questa crisi l’Italia è ben presente sulla scena europea. Dunque, Macron, Scholz, Draghi. E Biden dietro le quinte. I governi democratici e riformisti non voltano la testa dall’altra parte e non stanno con le mani in mano. Il loro lavoro è utile almeno tanto quanto le manifestazione per la pace, cui peraltro gli attivisti dei partiti democratici stanno partecipando in massa.

Di lezioni quegli statisti dunque non hanno bisogno. Semmai sarebbe utile che in ogni manifestazione, in ogni dichiarazione, in ogni comizio, in ogni apparizione televisiva, la sinistra pacifista premettesse a ogni discorso la condanna di un regime imperialista e dispotico che ha scatenato la Guerra proprio come fecero negli anni Trenta altri governi imperialisti e dispotici che ben conosciamo.

Criticano tanto l’invio di materiale bellico agli ucraini: chissà se avrebbero fatto lo stesso se il Paese aggressore fosse stata l’odiata America capitalista. I pacifisti più utili non sono i Tomaso Montanari e i Gad Lerner e nemmeno i Bersani e i Nicol Fratoianni ma sono quelli che soccorrono concretamente gli oppressi (con gli aiuti e con l’accoglienza dei profughi) e al tempo stesso cercano una via d’uscita: questa ci pare essere la linea dei riformisti. Il resto è propaganda buona per far vedere che si esiste.

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