Da un lato non poteva esserci produzione più azzeccata per un periodo denso e complesso come quello che stiamo vivendo, dall’altro “Uno spettacolo per chi vive in tempi di estinzione”, che ha debuttato lo scorso 3 marzo al Teatro Studio Melato e prosegue fino al 27, è un progetto un po’ troppo didattico, articolato e non in grado di coinvolgere quanto ci si aspetterebbe (già il titolo, molto lungo, dovrebbe destare qualche sospetto).
Si tratta della nuova creazione del Piccolo Teatro di Milano tratta dalla pièce dell’americana Miranda Rose Hall, reinterpretata in Italia da lacasadargilla a partire dal progetto per il Théâtre Vidy-Lausanne della regista britannica Katie Mitchell. Già qui, nella spiegazione della cabina di regia e produzione del lavoro, siamo in un terreno complesso e da spiegare: lacasadargilla è un artista associato del Piccolo Teatro, ovvero uno dei nomi che lo Strehler ha coinvolto per arricchire ulteriormente il cartellone in modo che «non si esaurisca nella sola produzione di spettacoli, ma tenda ad alimentare processi artistici dinamici e frastagliati, alimentati da sistemi in dialogo tra loro, da reti, percorsi intrecciati, da una articolata, continuativa, condivisa progettualità artistica, come voleva l’auspicio dei fondatori del Piccolo: che il Piccolo, cioè, fosse concretamente una casa per gli artisti».
Gli associati sono due: lacasadargilla, un gruppo di attori, musicisti, drammaturghi, artisti visivi fondato da Lisa Ferlazzo Natoli, romana classe ‘72, e Marco D’Agostin, performer classe ’87 della provincia di Treviso, Premio Ubu come miglior performer under 35 nel 2018. È grazie a questi due artisti associati che il Piccolo Teatro inizia a tracciare il progetto di “Uno spettacolo per chi vive in tempi di estinzione”. Il tema della piece è la fine del Mondo e l’estinzione della specie umana. Il tutto affidato alla unica narrazione dell’attrice Ester Elisha, bresciana classe 1980, con padre marocchino e diplomata alla Paolo Grassi, che è accompagnata, alla fine dello spettacolo, da un coro misto di uomini e donne di età diverse.
Si vedranno filtrati da un telo sul fondo della scena, ma si capisce che sono in maggioranza anziani e non professionisti. Appartengono a otto cori dilettanti attivi sul territorio milanese. Attraverso una partitura di voci e gesti armonizzata da Marco D’Agostin, restituiscono la trama della memoria, il ritmo delle generazioni, il passo del tempo: fanno percepire al pubblico di essere una comunità, riunita in teatro dopo le interruzioni a causa del Covid. Dopo questa lunga spiegazione per avvicinare il lettore alla comprensione di un testo tanto filosofico, si può concludere che l’unico merito di questo lavoro è quello di voler aprire una riflessione sulla vulnerabilità del genere umano, concetto che stiamo vivendo in questi anni di covid e la recente guerra in Ucraina.
Il monologo di Ester Elisha ripercorre infatti tutte le precedenti estinzioni capitate sulla Terra, e l’intero spettacolo è alimentato, dal vivo, da quattro biciclette azionate da ciclisti (anch’essi non professionisti): tra parole che ci ricordano il tempo limite della Terra, ma soprattutto le colpe dell’umanità nell’accelerare questa fine, si cerca di indurre a una soluzione vedendo nello sforzo dei ciclisti la possibilità di alimentare l’intero spettacolo sera per sera. Forse il risultato sarebbe più accattivante se risultasse meno didattico (ci si ispira alla teoria già dell’evoluzione già espressa da Stefano Mancuso, per cui se anche l’uomo si estinguesse il Mondo proseguirebbe ka sua vita senza) e più in grado di entrare nella vita delle persone. Il pubblico è chiamato anche a rispondere a certe domande dall’attrice in alcuni momenti, ma ciò aumenta l’impressione di sentirsi a una lezione scolastica più che dentro a quella che dovrebbe essere una serata di teatro contemporaneo.
Info. Orari: martedì, giovedì e sabato, ore 19.30; mercoledì e venerdì, ore 20.30; domenica, ore 16. Lunedì, riposo. Durata: 75 minuti senza intervallo. Informazioni e prenotazioni 02.21126116 – piccoloteatro.org