Inside LubianaChi è Robert Golob, l’uomo della svolta europeista della Slovenia

Il leader del Movimento Libertà ha vinto le elezioni promettendo una azione decisa contro il cambiamento climatico e una riforma per la completa depoliticizzazione di giornali ed emittenti pubbliche. Ovvero l'opposto di quanto fatto dal premier uscente Janez Janša

LaPresse

Una decisa svolta a ovest. Il voto in Slovenia è stato un vero e proprio successo per Robert Golob e il suo Movimento Libertà (Gibanje Svoboda), che ha conquistato oltre il 34 per cento dei voti surclassando il Partito dei Democratici Sloveni del premier Janez Janša, che ha superato il 23 per cento. Per formare un governo sarà necessaria una maggioranza che però non sembra essere complicata da raggiungere, visto che l’ex partito dei Verdi ha ottenuto 40 seggi, a cui si aggiungeranno i 7 dei socialdemocratici (partito per il quale hanno votato poco più di 6 elettori su cento) e, probabilmente, anche quelli della Sinistra (che ha superato di poco lo sbarramento, raggiungendo il 4,3 per cento delle preferenze).

Una coalizione che sarà più che sufficiente per ottenere la maggioranza più uno dei seggi del Državni zbor, la Camera bassa di Lubiana, che conta 90 seggi. Pare perciò essere giunto a conclusione il terzo regno di Janša, premier dal 2020 ma che aveva già ricoperto la carica tra il 2004 e il 2008 e tra il 2012 e il 2013.

A far discutere sono state soprattutto le sue continue prese di posizione nei confronti di avversari politici e media, irrisi sul suo profilo Twitter (tanto da far guadagnare al primo ministro sloveno il soprannome di Maresciallo Twito), che hanno spesso alimentato un clima da vera e propria guerra civile. Anche così si spiega l’affluenza record registrata alle urne: ha infatti votato il 68 per cento degli aventi diritto, un dato mai visto a Lubiana dall’inizio del nuovo millennio.

Europeista, liberale e con una profonda conoscenza del settore dell’energia. Le premesse di colui che si avvia a diventare il nuovo premier sloveno sembrano decisamente differenti da quello del suo predecessore. Nativo di San Pietro, paesino molto vicino a Nova Gorica e al confine italiano, Golob ha sempre vissuto a metà tra politica e impresa.

In Slovenia il suo nome è soprattutto legato alla società energetica GEN-I, fondata da lui nel 2004 e dai prezzi altamente competitivi, passata poi nelle mani dello Stato. Dal 2006 è stato confermato alla guida del consiglio d’amministrazione dai governi di ogni colore politico di Lubiana tranne l’ultimo: a dicembre scorso, infatti, Janša ha scelto di non rinnovarlo. Così l’ex fondatore di GEN-I ha deciso di scendere in campo in politica, aderendo lo scorso gennaio al Partito di Azione Verde (Z Dej), che era fuori dal Parlamento, e portandolo a diventare casa per tutti i liberali e i progressisti.

Non inganni però la sua storia imprenditoriale, visto che già da anni Golob è attivamente impegnato in politica: è stato Segretario dell’energia presso il ministero dell’Ambiente tra il 1999 e il 2002 con il governo di Janez Drnovšek e fra il 2011e il 2013 è stato vicino prima al movimento Slovenia Positiva (Pozitivna Slovenija) del sindaco di Lubiana, Zoran Jankovic, e poi al Movimento di Alenka Bratušek.

La poltrona di primo ministro era nel suo destino già da tempo: già nel 2013 Jankovic sosteneva che Golob fosse la scelta migliore per succedere al secondo governo Jansa, ma poi l’ex capo di GEN-I preferì lasciare il posto a Bratušek e diventare vicepresidente del suo partito.

Le priorità di governo
I progetti del futuro premier sembrano già piuttosto delineati. «Le persone vogliono davvero il cambiamento, ma intanto il nostro obiettivo di portare la libertà nel Paese è stato raggiunto», ha dichiarato raggiante Golob nel suo discorso della vittoria. In cima alla lista, intanto, ci sono ben altre priorità, come la lotta al Covid-19. In Slovenia soltanto il 60 per cento della popolazione ha ricevuto almeno una dose e poco meno di un cittadino su tre ha completato il ciclo vaccinale. Per questo preoccupa soprattutto un’eventuale nuova epidemia in autunno, alla quale bisogna arrivare preparati.

La seconda priorità sarà garantire l’approvvigionamento energetico per l’inverno, una questione non semplice da risolvere considerando che il 42 per cento del gas sloveno giunge dalla Russia, proteggendo allo stesso tempo le fasce della popolazione più a rischio dagli shock dei prezzi. Grande attenzione sarà dedicata anche all’ambiente visto che, come si legge nel programma, «le esigenze dello sviluppo sostenibile saranno prese in considerazione quando si adotteranno tutte le decisioni strategiche di sviluppo».

Particolare riguardo sarà riservato ai media: una delle promesse di Golob più importanti riguardava infatti la completa depoliticizzazione di giornali ed emittenti pubbliche, come RTV Slovenija. La differenza rispetto a Janša pare evidente, visto che il leader dei Democratici Sloveni ha spesso avuto parole durissime nei confronti dei giornalisti, accusati di essere al servizio dei centri di potere della sinistra.

Un punto sul quale l’attuale premier sloveno è sempre stato molto vicino a Viktor Orban, il premier ungherese riconfermato dal voto dello scorso 3 aprile, e sul quale adesso sarà chiamato a esprimersi anche Golob. Considerando che il leader del Movimento Libertà è stato ambasciatore per la Slovenia del Patto climatico europeo, come mostra la scheda, e le parole della vicepresidente del partito Marta Kos (che ha dichiarato in conferenza «come non deluderemo mai più l’UE. La Slovenia sarà un pilastro ancora più forte di questa partnership e non sentirete mai più la parola democrazia illiberale dalle nostre bocche») c’è da credere che l’uomo forte di Budapest non sarà più tanto di casa a Lubiana.

Il futuro di Janša
Almeno per stavolta ha deciso di non seguire il suo mito Donald Trump. Il premier uscente Janša sembra aver accettato la sconfitta elettorale e in conferenza stampa ha ringraziato il suo partito e quanti hanno lavorato in questa campagna elettorale. «Penso che in queste elezioni i cittadini abbiano espresso il loro disagio nei confronti dell’attuale opposizione che difatti è stata spazzata via dal Parlamento», ha dichiarato Janša, con evidente riferimento sia al risultato dei socialdemocratici che a quello dei movimenti di due ex premier, quello di Alenka Bratušek e la lista di Marjan Sarec, che non hanno superato la soglia di sbarramento.

Nel suo discorso non è mai stato nominato né Golob né il suo Movimento Libertà ma il premier ha evidenziato «che comunque il risultato non cambia in alcun modo il nostro programma o i nostri principi. Siamo sempre pronti a collaborare per il bene comune della Slovenia, indipendentemente dal fatto se siamo al governo o all’opposizione». Infine, non poteva mancare una chiosa finale sulla Russia, ormai diventato un suo nemico giurato tanto da essere stato tra i primi leader europei a recarsi a Kyiv: «C’è preoccupazione in Europa su alcuni orientamenti filorussi nelle politiche di alcuni Stati membri. In Slovenia, questa preoccupazione è più che giustificata: le persone che hanno la medaglia insanguinata di Putin sul petto girano con orgoglio per il Paese e commentano le elezioni».

Visto che le maggioranze in Slovenia si formano solitamente in Parlamento, l’impressione è che Janša e il suo Partito dei Democratici Sloveni resteranno comunque vigili, pronti a sfruttare eventuali errori della futura maggioranza governativa. È già successo nel 2012, quando il leader dei Democratici Sloveni divenne premier sfruttando l’incapacità di Jankovic di formare una maggioranza, e può magari succedere ancora.

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