In un periodo storico in cui parlare di cibo e ristoranti potrebbe sembrare superficiale, in realtà, a tratti finisce per essere una dimensione sicura e di conforto. Sappiamo che il potere (salvifico) di un risotto cremoso e perfettamente all’onda è paragonabile quasi al caldo abbraccio di uno dei nostri cari. Ecco che quando vediamo le sale dei ristoranti senza nemmeno un posto a sedere, i camerieri indaffarati, i bicchieri che si riempiono di vino e le portate susseguirsi, non può che essere uno spettacolo bello da vedere. E buono da mangiare, si capisce. Quello che abbiamo notato, portando persone che non si conoscono e distanti di età a condividere uno stesso tavolo, è che anche la più forte timidezza finisce per cadere, davanti a un piatto caldo e fumante. Forse inizialmente si tratta di un esperimento più socio – culturale che non di una esperienza culinaria.
Il nome del ristorante fa il suo, la sua fama aiuta, il passaparola avvalla la scelta ma in realtà, quando ci si trova decontestualizzati e in mezzo a tanti nuovi volti, non è poi così fondamentale ciò che si mangia. È centrale, si. È il motore che ha riunito quelle persone in uno stesso ambiente. È la passione che accomuna tutti i presenti. Ma se una ricetta non è poi uscita perfetta, o quel piatto mancava di qualcosa per renderlo indimenticabile, ecco forse questa ricerca minuziosa e a volte squisitamente inutile del dettaglio passa in secondo piano. Il patto narrativo che sta a monte, con ogni #buonaforketters presente è sancito molto prima. Ancora quando si espone l’idea per la prima volta: andiamo a cena nelle buone tavole della città chiedendo agli chef in persona di farci da guida, di confezionare per noi quel menu che a detta loro è perfetto per comprendere al meglio la loro cucina, ad un prezzo giusto. Magari anche con uno o più bicchieri di vino, che non guastano mai e “colorano” la serata. Ridurre il numero di partecipanti a pochi tavoli e far sì che ognuno possa trovare il giusto interlocutore e ritagliarsi il proprio spazio è una delle sfide maggiori quando si è tra sconosciuti. Il cibo aiuta? Enormemente! Diventa argomento principe di cui parlare, elemento su cui essere in accordo o in disaccordo, elemento scatenante di ricordi, viaggi, momenti personali. Qualcuno scopre grandi passioni. Qualcuno ha persino delle rivelazioni. Alcuni finiscono per scambiarsi un numero di telefono e andando a casa sentendosi meno soli. Sicuramente nessuno si aspettava che la gente avesse di nuovo così visceralmente bisogno di pretesti e idee per uscire di casa e andare a cena fuori. È un po’ come se Forketters fosse arrivato nel momento perfetto per cogliere questa esigenza e trasformarla in occasione. La potenza della condivisione che si manifesta attraverso il cibo e nel cibo. Fantastique!
Per maggiori informazioni su Forketters visitate il sito www.forketters.it
Il prossimo appuntamento è fissato per il 5 aprile alle ore 20 presso il ristorante 28 posti a Milano.