Metro contro naturaPerché gli ambientalisti si oppongono all’estensione della metropolitana di Parigi

Il Comune di Parigi progetta da tempo di allungare la linea 1, portandola dalla stazione Château-de-Vincennes alle località di Fontenay-sous-Bois e Montreuil. E mettendo a repentaglio un bosco di querce secolari, aggiungono i cittadini

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«Perché fare un gran casino quando un municipio installa una fioriera sul marciapiede, se parallelamente uccidiamo il bosco di nascosto?». Una domanda lecita quella che Barbara Jakowska, orticoltrice e giardiniera-paesaggista di Vincennes, località dell’hinterland parigino, si pone sulle pagine di Le Monde a chi le chiede cosa ne sarà della quercia bicentenaria presente nel bosco della sua città nei prossimi mesi. Il Comune di Parigi, infatti, progetta da tempo di allungare la metropolitana 1, portandola dalla stazione Château-de-Vincennes alle località di Fontenay-sous-Bois, nel dipartimento di Val-de-Marne, e di Montreuil, che si trova invece in quello di Seine Saint-Denis. Un allungamento ormai in cantiere da decenni (basti pensare che la prima inchiesta pubblica in materia risale al 1936 e i progetti per alleggerire l’autostrada al 1995), ma che soltanto negli ultimi 8 anni ha avuto una decisa accelerata dalla Île-de-France Mobilités, autorità che gestisce i trasporti urbani nella regione di Parigi, decisa a rendere operative le nuove linee entro il 2030.

La reazione degli ambientalisti
Più di 65mila firme. Ammontano a tanto le firme già raccolte su Change.org da parte della campagna “Touche pas mon bois”, che si batte per salvaguardare il bosco e cercare vie alternative al progetto, che punta a bonificare 1,4 ettari di questo sito naturale e a declassarne altri 6 per il tempo dei lavori. A preoccupare c’è il modo con il quale la società intende scavare per realizzare le tre fermate di metropolitana. «I lavori nel bosco saranno eseguiti non con una macchina perforatrice ma con una trincea a cielo aperto come nel 1900 durante la costruzione della linea 1», ha denunciato Pierre Serne, consigliere comunale Europe Ecologie-Les Verts di Montreuil. Secondo il sito dell’associazione “Touche pas à mon bois”, il progetto «squarcerà il bosco su oltre 7mila metri quadrati e lo scavo della galleria 2 metri sotto la superficie del terreno distruggerà tutte le radici degli alberi e si verificherà così un disboscamento totale, di gran lunga superiore a quello immaginato dai promotori dei lavori, che sottovalutano l’entità della distruzione».

Oltretutto nel bosco sono presenti oltre 130 querce secolari, utili a dare ossigeno a una regione tra le più inquinate di Francia (secondo uno studio di Airparif per il 2021, sarebbero ancora 60 mila le persone sottoposte a un inquinamento al di sopra dei valori di norma nella capitale) e che hanno reso la foresta di Vincennes conosciuta in tutto il Paese. Una preoccupazione condivisa anche da David Belliard, vicesindaco di Parigi con delega alla trasformazione dello spazio pubblico. «Questa estensione è essenziale per la transizione energetica, ma non può essere realizzata a qualunque costo. In un contesto di surriscaldamento globale, ogni albero conta in una città come Parigi». Il bosco di Vincennes è inoltre un vero e proprio patrimonio per la biodiversità presente, oltre a essere uno dei posti di svago preferiti dai parigini. Proprio la fauna circostante è uno dei punti più controversi, visto che le associazioni promotrici del progetto contestano all’Île-de-France Mobilités di non menzionarla minimamente. «Pensano che il bosco ricrescerà come prima. Quando sradichi un albero colpisci tutto, anche gli animali», sottolinea sempre Jakowska sulle pagine di Le Monde

La risposta delle autorità
L’allungamento della metropolitana è un progetto di cui si discute da molti anni a Parigi. «La popolazione qui appartiene perlopiù alla classe operaia, perciò non può lavorare a distanza. Senza la metropolitana devono portare la loro auto nel dipartimento più inquinato della Francia», ha dichiarato il sindaco di Montreuil Patrice Bessac. Un’opera difesa anche dalla società che realizza il lavoro, che ha garantito che ripianterà il triplo degli alberi spiantati e che «la flora e la fauna circostanti saranno protetti per tutta la durata dei lavori, con un ingegnere ecologico che garantirà il rispetto delle misure di protezione», ha sottolineato su Le Parisien dopo la marcia di fine febbraio, che ha radunato più di 200 persone a difesa del bosco di Vincennes.

Sulla realizzazione dell’opera nemmeno gli ambientalisti pongono dubbi, anche se sottolineano l’importanza di cercare anche vie alternative, visto che per questo progetto, in piedi da 8 anni, sono stati già spesi 1,5 miliardi di euro. L’area, infatti, non è completamente sprovvista di mezzi, visto che lì già ci passano due linee della ferrovia, la RER, e presto anche la linea numero 15 della metropolitana. «Si potrebbe potenziare la RER A, utilizzare le gallerie già presenti per la manutenzione nel bosco di Vincennes oppure cercare una linea tramviaria più veloce. Va cercata a ogni costo una soluzione alternativa», avevano sottolineato già a novembre i promotori della promozione su Le Parisien

L’impatto ambientale e i tempi del progetto
L’importanza nel cercarla sta nei numeri. Sul progetto si è da mesi espressa in modo negativo sia l’Autorità ambientale, che ha sottolineato l’aumento del 185 per cento dei consumi energetici, sia la stessa società incaricata del progetto, che ha dovuto ammettere come non sia per nulla sostenibile, dato che produrrà un’impronta di carbonio negativa. L’allungamento della metropolitana porterà infatti all’emissione di 3300 tonnellate in più di CO2. Una cifra mostruosa, che costituisce un problema di non poco conto per chi vuole raggiungere la neutralità climatica entro il 2050. E quindi perché portarlo avanti, se tutto evidenzia che non è per nulla sostenibile?

Secondo le associazioni promotrici della petizione, la ragione è chiara. La società Île-de-France Mobilités è fortemente indebitata e vuole che questo progetto sia finanziato dallo Stato e dalla regione della capitale per riuscire a guadagnare, nonostante la Segreteria Generale per gli Investimenti (Sgpi), dipendente dalla Presidenza del Consiglio dei ministri, abbia espresso parere negativo in quanto i benefici «restano troppo modesti in considerazione del costo». Il punto però è che il progetto ha avuto lo stesso il via libera da parte del governo francese, visto che si inserisce nella nuova metropolitana parigina, il Grand Paris Express, dal valore di 35 miliardi di euro. Per questo si profila una sorta di muro contro muro. Da un lato la politica e la società appaltatrice, che non vogliono mollare il progetto, dall’altro le associazioni ambientaliste, che promettono di fare tutto il possibile per far sentire la loro voce. «Siete pronti a fare anche uno ZAD, cioè un’occupazione fisica, per bloccare il progetto?», ha chiesto la giornalista di Le Monde. La risposta del collettivo è chiara: «Non lasceremo niente d’intentato».

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