GESTIRE LA GUERRA
Prima la pandemia, poi la guerra alle porte. E anche l’ormai noto acronimo Vuca – Volatility, Uncertainty, Complexity & Ambiguity – forse non basta più dopo gli ultimi due anni. Le aziende se ne sono accorte, tanto che tra le figure più richieste al momento nei board italiani ci sono i “risk manager”. Si richiedono competenze di analisi del rischio e simulazione strategica rispetto agli scenari che si possono verificare, tra aumento dei costi e interruzioni delle forniture. Da una veloce ricerca su Linkedin, viene fuori che ci sono oltre 5.600 posizioni aperte con questa qualifica nelle aziende italiane.
Imprese sospese L’impatto dell’aggressione russa in Ucraina sulle imprese è già forte e le conseguenze delle sanzioni imposte dall’Europa dureranno a lungo, anche per le organizzazioni che non hanno connessioni dirette con il teatro di guerra. Solo nella metalmeccanica si parla di 26mila posti di lavoro a rischio. Per fare un esempio: alla San Giorgio Acciaierie, 1.500 dipendenti, le bramme arrivavano da Mariupol, la città tra le più colpite da Mosca. Le scorte sono sufficienti per un mese circa, non di più. E ora dovranno cercare altri fornitori.
Non solo metano La guerra esacerberà la carenza di chip. Il gas neon, in particolare, è essenziale per la produzione di semiconduttori. In Ucraina, due sole aziende – una a Mariupol e l’altra a Odessa – producono abbastanza neon da coprire quasi tutto il mercato mondiale. O almeno lo facevano prima che arrivassero le bombe russe.
L’altra guerra In parallelo alle operazioni militari, poi, i cyberattacchi contro i servizi finanziari e governativi ucraini sono in pieno svolgimento. Molte aziende, anche se non hanno o non sanno di avere fornitori strategici nella regione, si troveranno coinvolte nella guerra digitale. Più di 3.300 aziende statunitensi ed europee hanno fornitori di primo livello in Russia, e più di 650 aziende statunitensi ed europee hanno fornitori di primo livello in Ucraina. Avere pronti dei piani d’emergenza, insomma, è essenziale. Senza dimenticare che le stesse aziende più di prima possono entrare nel mirino degli attacchi informatici: in allerta, in particolare, c’è il sistema bancario di tutta Europa.
Piani B e C Insomma, proprio quando sembrava che i problemi della catena di approvvigionamento globale potessero diminuire, la guerra in Ucraina ha dato un altro colpo. Con i prezzi delle materie prime e dell’energia in forte rialzo, le forniture a rischio interruzione, i servizi informatici non garantiti e il rischio di attacchi informatici, attrezzarsi per avere piani B e C è fondamentale. Conflitto e caro energia irrompono nei bilanci delle società. E la domanda di risk manager è destinata a crescere.
IL DEF DELL’INCERTEZZA
Sarà un Documento di economia e finanza (Def) pieno di incertezze quello che il governo si appresta a licenziare questa settimana, dopo che l’Istat ha anticipato a oggi l’aggiornamento del dato sul Pil nominale 2021 rivisto al ribasso (da +7,5% a +7,2%) per effetto del prezzo del gas. Il ministro dell’Economia Daniele Franco, dal workshop Ambrosetti di Cernobbio, ha già anticipato: «Usciremo con una previsione cauta sul Pil, perché c’è grandissima incertezza. Come l’anno scorso, è meglio essere smentiti per essere stati pessimisti piuttosto che troppo ottimisti». Nel testo dovrebbe esserci anche il riferimento alla destinazione del 2% del Pil alle spese militari, argomento che la scorsa settimana ha fatto sfiorare la crisi di governo per la contrarietà dei Cinque Stelle.
A caccia di risorse Il governo cerca nuovi fondi per finanziare un ulteriore decreto per sostenere le imprese colpite dalle conseguenze della guerra in Ucraina e dal caro energia. Nel Def potrebbero esserci 5 miliardi in più da utilizzare. Sullo sfondo resta un ulteriore scostamento di bilancio chiesto da tutte le forze politiche e che il Tesoro vorrebbe però evitare.
- Nb: Sul debito, il Def deve dare un segnale di certezza ai mercati, mentre si chiude l’ombrello pandemico della Bce. Da Moody’s è arrivato il rinvio dell’esame dell’Italia e la conferma del rating (Baa3 con outlook stabile), ma la stagione dei giudizi sui nostri titoli di Stato è appena iniziata.
Previsioni fosche Il Centro studi di Confindustria stima una crescita del Pil 2022 tagliata a +1,9% «con un’ampia revisione al ribasso (-2,2 punti)» rispetto alle stime dello scorso ottobre. Considerando il +2,3% di crescita acquisita, l’Italia «entrerebbe così in una recessione tecnica seppur di dimensioni limitate». Il ritorno a livelli pre-Covid «slitta dal secondo trimestre di quest’anno al primo del prossimo».
Pnrr di guerra Il presidente di Confindustria ha fatto notare che il Piano nazionale di ripresa e resilienza per la parte energetica «non comprende gli ingenti investimenti necessari per sostituire la quota di gas russo, quindi va modificato». E i potenziali effetti positivi «sono a rischio, perché alcuni degli investimenti previsti potrebbero essere di difficile realizzazione ai prezzi attuali», tenendo anche conto della scarsità di vari materiali. Franco ha assicurato che il piano va bene, ma bisogna rafforzarlo per avere una maggiore autonomia energetica e «si può aggiornare» sotto alcuni aspetti. Il ministro dell’Agricoltura Stefano Patuanelli dice che l’unica strada è allungare i tempi di attuazione.
- Oggi partono gli avvisi per la digitalizzazione della pubblica amministrazione: ci sono 400 milioni per i comuni.
Parti sociali Il 7 aprile, dopo l’approvazione del Def, è previsto un incontro a Palazzo Chigi tra il premier Mario Draghi e i leader di Cgil, Cisl e Uil, che tornano a chiedere un adeguamento dei redditi di pensionati e lavoratori rispetto all’inflazione crescente.
- La Cgil vota sull’ingresso di quattro nuovi segretari confederali, tra cui Francesca Re David, che lascia quindi la Fiom. A capo dei metalmeccanici andrà Michele De Palma, attuale responsabile del settore automotive.
ECONOMIA DI GUERRA
Dopo le immagini dei civili giustiziati a Bucha e l’accusa alla Russia di crimini di guerra, cresce la pressione sull’Unione europea per un quinto pacchetto di sanzioni. A metà della settimana si attende una nuova lista di prodotti per i quali sarà vietata l’esportazione e l’importazione dall’Ue. Ma sul tavolo ci sono misure più pesanti, ovvero l’embargo di gas, petrolio e carbone. L’accelerazione europea potrebbe partire da nuove misure sul petrolio, da attuare in tempi più brevi rispetto a quelle sul gas.
- Romano Prodi dice che del gas russo «abbiamo un gran bisogno». Ma «i russi hanno molto bisogno di venderlo. Oltre al fatto che se dovessero chiudere il rubinetto, ci vorrebbe molto tempo per riaprirlo. E per loro sarebbe un suicidio».
- Secondo Patuanelli, l’embargo dal gas russo è praticabile anche in Italia, «perché entriamo in una stagione in cui viene usato meno gas e perché stiamo affrontando bene la diversificazione dei nostri approvvigionamenti».
Rubinetti chiusi Mentre nella maggioranza di governo cresce il fronte favorevole allo stop del gas russo e anche la Germania apre al confronto sul tema, Draghi resta prudente in attesa delle scelte europee e torna a chiedere un tetto al prezzo del gas. Intanto Lituana, Lettonia ed Estonia hanno già annunciato da inizio aprile lo stop all’importazione degli idrocarburi da Mosca.
- Come funziona il nuovo decreto di Putin sul pagamento del gas in rubli e le mosse di Cina, India e Arabia Saudita per creare valute di riferimento alternative al dollaro per il petrolio.
- Il piano del governo in sette punti per fare a meno del gas russo e tutti i nuovi accordi dall’Algeria alla Libia.
Primi bilanci Secondo l’Osservatorio dei conti pubblici italiani, il rincaro delle materie prime costa all’import italiano un’extra tassa di 110 miliardi di euro. Quasi il doppio rispetto all’inizio del conflitto. Confcommercio parla di una gelata sui consumi, soprattutto per turismo e cultura.
Sguardo all’Eliseo Nelle cancellerie europee si discute di un Recovery bis su difesa ed energia per affrontare le conseguenze della guerra in Ucraina. Ma molto dipenderà dalla eventuale rielezione di Macron in Francia.
Occhio alla carta igienica Mentre l’inflazione nell’Eurozona a marzo è salita al 7,5%, si parla di «shrinkflation», da to shrink (restringere) e inflation (inflazione). Ovvero, il prezzo resta lo stesso, ma la porzione diventa più piccola. Anziché far pagare di più per avere la stessa cosa, si fa pagare lo stesso, ma per avere qualcosa in meno. Dai rotoli giganti di carta igienica, ad esempio, sono spariti 28 fogli.
Appuntamenti In questo scenario incerto, gli investitori aspettano di capire come si muoveranno le banche centrali: mercoledì 6 aprile e giovedì 7 aprile saranno pubblicati i verbali delle riunioni di marzo della Federal Reserve e della Bce. Il 4 aprile si riunisce l’Eurogruppo, il 5 aprile l’Ecofin, da cui potrebbero arrivare le nuove sanzioni contro la Russia.
DOSSIER CALDI
Fronte dell’acciaio La guerra riaccende anche la questione ex Ilva, con tutte le sue contraddizioni. All’Italia serve più acciaio, soprattutto ora che quello ucraino non arriva più, ma nello stabilimento la produzione è scesa da 8 a 6 milioni di tonnellate l’anno. Ed è fallita la mediazione al ministero del Lavoro sulla cassa integrazione dei 3mila lavoratori. I sindacati chiedono l’intervento del governo.
Decollo rinviato La via della privatizzazione si fa difficile per Ita Airways. Sei consiglieri di amministrazione si sono dimessi. Secondo fonti vicino al dossier, si tratta di una scelta che chiude la fase di creazione della società, ma a pesare ci sarebbero anche i dissapori legati alla spesa per gli advisor.
- Intanto oltre 500 lavoratori del call center Almaviva di Palermo rischiano di perdere il lavoro per la mancata intesa sulla fornitura del servizio di contact center.
E la Tim? Il 7 aprile il cda di Telecom Italia dovrebbe discutere la proposta del fondo Cvc per l’area business della società. Nell’ultimo consiglio, è stato dato tempo fino a oggi al fondo Kkr per presentare un’offerta vincolante dettagliata.
Tra i due litiganti Secondo una nota pubblicata il 4 aprile, la Consob, almeno per il momento, non interverrà sulla possibilità di un’azione di concerto su Generali tra gli azionisti Francesco Gaetano Caltagirone, Delfin (Leonardo del Vecchio) e Fondazione Crt. Intanto, Leonardo Del Vecchio ha espresso sostegno sul piano presentato da Francesco Gaetano Caltagirone e sui candidati proposti dall’imprenditore romano per il vertice della compagnia.
COSE DI LAVORO
I numeri Secondo gli ultimi dati Istat riferiti a febbraio 2022, i lavoratori a termine crescono di 133mila unità e raggiungono la cifra record di 3,175 milioni (il valore più alto dal 1977). Record anche per il tasso di occupazione, che sale al 59,6%. Oltre 100mila contratti a tempo indeterminato sono andati persi in un mese.
Più tempo per i figli Tra i decreti legislativi approvati dal governo per recepire le direttive Ue, è previsto anche l’allungamento del congedo parentale fino ai 12 anni del figlio dai sei attuali. I mesi di congedo coperti da indennità salgono da sei a nove.
E i navigator? Con il contratto (già prorogato due volte) che scade a fine aprile, coloro che erano stati assunti per trovare un lavoro ai percettori del reddito di cittadinanza – a oggi circa 1.900 – hanno manifestato in piazza a Roma. La richiesta è di essere assorbiti nei centri per l’impiego. Il ministro del Lavoro Andrea Orlando ha promesso la convocazione di un tavolo con i sindacati, escludendo ulteriori proroghe dei contratti.
- Il comune in provincia di Napoli che offre lavoro ai virtuosi del reddito di cittadinanza.
Altro che dittatura sanitaria Con la fine dello stato d’emergenza, i prof non vaccinati sono tornati a scuola. Non possono entrare in contatto con gli studenti, per cui i presidi stanno cercando di capire come impiegarli. Ma torneranno a percepire lo stipendio. Mentre quelli che li sostituiscono in aula (il cosiddetto “personale Covid”) non ricevono gli stipendi da dicembre.
Fotocopiatrici I libri piratati, secondo la stima di Aie e Fieg, costano al settore (indotto incluso) 1,88 miliardi di euro e 13.100 posti di lavoro. Secondo una ricerca Ipsos, oltre un italiano su tre (il 35% della popolazione sopra i 15 anni) ha compiuto almeno un atto di pirateria editoriale nell’ultimo anno.
Sindacalizzati I lavoratori del grande stabilimento Amazon di Staten Island, a New York, hanno votato a maggioranza per aderire al sindacato Amazon Labor Union: è la prima volta che i dipendenti di uno stabilimento Amazon negli Stati Uniti decidono di sindacalizzarsi, dopo anni di sconfitte nei referendum. Potrebbe diventare un precedente importante per altri voti simili nel Paese.
Alla prossima settimana,
Lidia Baratta
Per iscriverti a “Corona Economy” e alle altre newsletter de Linkiesta, basta andare qui.
Per segnalazioni, integrazioni, critiche e commenti, puoi scrivere a [email protected]