A poco meno di 48 ore dalla definitiva uscita di scena del cardinale Angelo Sodano, onnipotente e controverso segretario di Stato di Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI (che ne accettò le dimissioni il 22 giugno 2006 per raggiunti limiti d’età), Papa Francesco ha ieri annunciato, dopo la consueta preghiera del Regina coeli, un nuovo concistoro per la creazione di 21 nuovi porporati. Di essi 16 avranno diritto di voto in un eventuale conclave.
Avendo invece superato gli 80 anni il giorno della solenne adunanza, che si terrà il 27 agosto, saranno cinque i non elettori: i due arcivescovi emeriti di Cartagena (Colombia) Jorge Enrique Jiménez Carvajal e di Cagliari Arrigo Miglio, il salesiano belga Lucas Van Looy, vescovo emerito di Gent, il camerlengo del Capitolo di San Pietro ed ex sottosegretario del Sinodo dei Vescovi Fortunato Frezza, l’insigne canonista gesuita Gianfranco Ghirlanda. A quest’ultimo, già rettore della Pontificia Università Gregoriana dal 2004 al 2010, il pontefice ha voluto così riconoscere il fondamentale apporto alla stesura della Praedicate evangelium, la costituzione apostolica sulla riforma della Curia Romana in vigore dal prossimo 5 giugno. Documento che, come comunicato sempre ieri da Bergoglio, sarà oggetto di riflessione «di tutti i cardinali» il 29 e il 30 agosto
È facilmente immaginabile la consistenza di una tale assise, dal momento che con l’imminente concistoro (ottavo del pontificato di Francesco) il Sacro Collegio sarà costituito da 229 cardinali, di cui 132 elettori e 97 non elettori. Non tutti, è vero, potranno parteciparvi per motivi di salute, età avanzata o impedimenti vari. Ma anche con tali limiti sarà preponderante la presenza di porporati bergogliani: 113 contro i 64 e i 52 rispettivamente creati da Benedetto XVI e da Giovanni Paolo II. Differenze ancora più evidenti, se si considerano i soli elettori: il 27 agosto saliranno infatti a 83 i bergogliani di contro ai 38 ratzingeriani e agli 11 wojtyłiani. E alla fine dell’anno – con sei “nuovi” ottantenni – saranno rispettivamente 82, 34 e 10.
Ma a destare interesse sono soprattutto i profili dei 16 nuovi cardinali elettori, la cui creazione Francesco ha ieri annunciato. Più che i tre capi dicastero della Curia Romana, ossia il prefetto della Congregazione per il Culto divino e la Disciplina dei Sacramenti Artur Roche, il prefetto della Congregazione per il Clero Lazzaro You Heung-sik, il presidente del Governatorato Fernando Vérgez Alzaga, a colpire sono i nomi dei restanti presuli, tutti alla guida di diocesi più o meno importanti. Di essi due gli italiani: il settantunenne vescovo di Como Oscar Cantoni e Giorgio Marengo, prefetto apostolico di Ulan Bator in Mongolia, che coi suoi 48 anni diventa il componente più giovane del Sacro Collegio. L’altro europeo è invece l’arcivescovo di Marsiglia Jean-Marc Noël Aveline.
Quattro, inoltre, gli asiatici e altrettanti quelli operanti nelle Americhe: si tratta dell’arcivescovo di Goa e Damao (India) Filipe Neri António Sebastião do Rosário Ferrão (India), dell’arcivescovo di Hyderabad (India) Anthony Poola, dell’arcivescovo di Dili (Timor Est) Virgílio do Carmo da Silva, dell’arcivescovo di Singapore William Seng Chye Goh e dell’arcivescovo di Manhaus (Brasile) Leonardo Ulrich Steiner, dell’arcivescovo di Brasilia Paulo César Costa, dell’arcivescovo di Asunción (Paraguay) Adalberto Martínez Flores, del vescovo di San Diego (Usa) Robert W. McElroy. Due, infine, gli africani: il vescovo di Ekwulobia (Nigeria) Peter Ebere Okpaleke e il vescovo di Wa (Ghana) Richard Kuuia Baawobr.
Con tali porporati il Sacro Collegio appare sempre meno eurocentrico e più universale. Preconizzandoli, Francesco ha dato infatti nuovamente prova della sua predilezione per zone periferiche o per presuli impegnati in quelle che lui stesso chiama «periferie esistenziali».
Un nome, in ogni caso, solleva qualche perplessità ed è quello del vescovo di Wa. Promosso all’episcopato da Papa Francesco il 17 febbraio 2016 dopo essere stato per un sessennio superiore generale dei Missionari d’Africa o Padri Bianchi e quindi dallo stesso Bergoglio designato, il 4 luglio 2020, a componente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, Richard Kuuia Baawobr è indubbiamente un presule zelante. Ma è anche uno di quelli che si è sempre distinto per inequivocabili posizioni anti-Lgbt+ in un Paese come il Ghana, in cui i rapporti tra persone dello stesso sesso sono puniti fino a tre anni di carcere e in cui è all’esame una proposta di legge ancora più draconiana di quella russa contro la cosiddetta propaganda omosessuale.
S’è reso soprattutto celebre il 7 aprile dello scorso anno, quando ha pubblicamente ringraziato il neoeletto presidente del Parlamento, Alban Sumana Kingsford Bagbin, per l’inflessibilità contro la promozione dei diritti Lgbt+ e l’ha esortato a non cedere ad alcuna pressione esterna. Di Baawobr è inoltre noto l’aperto sostegno alla conferenza regionale per l’Africa del World Congress of Families, tenutosi proprio nella capitale ghanese dal 31 ottobre al 1° novembre 2019.
Tra i relatori, all’epoca, Brian Brown, presidente dell’International Organization of Families – Iof (noto in Italia per il ruolo protagonistico al Congresso di Verona, i legami con Pro Vita e l’aperto sostegno a Matteo Salvini), e Theresa Okafor, attivista nigeriana tra le proponenti della legge del 2014, che criminalizza le relazioni tra persone dello stesso sesso, lo scambio di effusioni in pubblico e persino la frequentazione di locali e associazioni Lgbt+.