Ripartire dall’uomoDurante l’emergenza climatica non va sottovalutato il ruolo dell’educazione

Sia che si parli di cultura individuale o che si invochi l’adozione di provvedimenti, siamo di fronte ad atti politici che necessitano di coraggio. Per quanto il secondo aspetto possa sembrare più tempestivo rispetto al primo, dobbiamo ricordare che l’educazione è la chiave di volta nella costruzione del futuro

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Accogliendo un ricorso della Commissione europea nell’ambito di una procedura d’infrazione, la Corte di Giustizia dell’Unione europea ha stabilito che l’Italia è venuta meno agli obblighi previsti dalla direttiva comunitaria sulla qualità dell’aria, accertando il sistematico superamento – dal 2010 in poi – del valore limite di biossido d’azoto in tutte le zone in esame. E in particolare nelle città di Torino, Milano, Bergamo, Brescia, Firenze, Roma, Genova e Catania.

La Corte – come abbiamo spiegato qui – afferma che «l’oggettivo superamento del valore limite annuale fissato per il biossido d’azoto è di per sé sufficiente per ritenere l’Italia inadempiente all’obbligo previsto dalla direttiva», sottolineando che le giustificazioni addotte dal nostro Paese – quali le difficoltà strutturali legate ai fattori socio-economici, gli investimenti di grande portata da mettere in opera, la tendenza al ribasso dei valori di diossido di azoto, i tempi di attuazione necessariamente lunghi dei piani adottati, le tradizioni locali, la presenza di co-fattori causali esterni quali la configurazione orografica di certe zone e la circolazione dei veicoli diesel – non possono essere ritenute valide.

Secondo un’analisi della Lancet commission on pollution and health, ogni anno nel mondo muoiono 9 milioni di persone a causa dell’aria inquinata: parliamo di circa 1 decesso su 6. Se per 1,8 milioni di esseri umani la causa principale è l’esposizione alle sostanze chimiche (900.000 sono colpiti da avvelenamento da piombo) e per 1,4 milioni l’impatto dell’acqua contaminata, alla cattiva qualità dell’aria (sia indoor, sia outdoor) sono ascrivibili 6,7 milioni di vittime: il 75% del totale.

L’inquinamento atmosferico è un problema grave ovunque. È un problema che in Italia causa la morte prematura di circa 60mila persone l’anno, cioè in media 165 ogni giorno. Ce lo confermano i dati dell’Agenzia europea dell’Ambiente. Tra le zone più colpite ci sono la Valle del Sacco nel Lazio e l’agglomerato di Napoli e Caserta. Ma soprattutto il bacino padano. 

Questi sono alcuni dei dati chiave del Position paper “La qualità dell’aria” – pubblicato la scorsa settimana dal Gruppo di lavoro dell’Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile (ASviS) sul Goal 11 (Città e comunità sostenibili) – il quale contiene un’analisi aggiornata e una serie di proposte sul fenomeno dell’inquinamento atmosferico in Italia. Il documento conferma che, pur in un contesto di generale miglioramento rispetto al passato, buona parte delle città italiane registra livelli di inquinanti atmosferici oltre ai limiti consentiti dalla legge. 

Nel Position paper, il bacino padano è individuato come l’area con il rischio sanitario più elevato d’Europa, insieme ad alcune regioni della Polonia e della Repubblica Ceca. È importante sottolineare che, nella pianura padana come nel resto del Paese, l’inquinamento dell’aria è solo in parte dovuto alla mobilità. La qualità dell’aria che respiriamo dipende anche dai gas emessi dagli allevamenti di bestiame, dalla combustione di biomassa per uso agricolo o domestico e dalla qualità degli impianti di riscaldamento.

«Il tema della mobilità è il primo che viene in mente quando si parla di qualità dell’aria» – afferma ASviS in una nota – «ma bisogna lavorare anche su altri settori che concorrono alla formazione dell’inquinamento atmosferico, come per esempio l’agricoltura. Servono incentivi in grado di ridurre le attività agricole più impattanti».

«Uno dei punti chiave su cui intervenire è quello della cultura, ossia della conoscenza e della consapevolezza dei cittadini rispetto all’ampiezza e alla gravità del problema», si legge più avanti nella stessa nota di ASviS. «Le conseguenze dell’inquinamento atmosferico sono infatti sottovalutate rispetto alle altre emergenze ambientali, come per esempio quelle derivanti dai cambiamenti climatici, occorre l’adozione di provvedimenti che possono essere anche impopolari, sul piano politico, come limitare la circolazione dei veicoli più inquinanti, in particolare i diesel, incentivare la copertura e lo stoccaggio dei liquami degli allevamenti zootecnici, disincentivare i sistemi di riscaldamento domestico più inquinanti».

Tuttavia, sia che si parli di cultura individuale o che si invochi l’adozione di precisi provvedimenti, siamo di fronte ad atti politici ben definiti che necessitano di non poche dosi di coraggio. Per quanto il secondo aspetto (quello delle azioni da parte di chi ha il potere) possa sembrare più tempestivo rispetto al primo (la cultura del cittadino), dobbiamo ricordare che l’educazione è sempre la chiave di volta nella costruzione del futuro. Non è mai troppo tardi ripeterlo: quello dell’istruzione è un settore cruciale per qualsivoglia società, organizzazione o Stato. 

Dobbiamo essere consapevoli che, in un sistema, i provvedimenti saranno pensati, regolati, erogati, distribuiti e fruiti da esseri umani che li devono condividere. È per questo che dall’uomo, nella sua interezza, si deve partire. Ed è dall’uomo, nella sua interezza, che si deve tornare. È all’uomo, nella sua interezza, a cui ci si deve decidere di dedicarsi. Ed è su di esso che si deve rifondare la certezza del presente, oltre che una continuità per il futuro. 

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