Non ci sarà una luna di miele tra Emmanuel Macron e i francesi, malgrado il risultato elettorale netto e al di sopra delle aspettative. È inevitabile, perché il presidente è stato rieletto per continuare il lavoro intrapreso finora e soprattutto guidare il paese nelle crisi che verranno, tra le principali qualità riconosciutegli dall’elettorato. I sondaggi riflettono questo scarso entusiasmo: il 68% dei francesi, secondo un sondaggio Ifop del 29 aprile, desidera che le prossime elezioni legislative del 12 e 19 giugno siano vinte da una maggioranza avversa al Presidente. È difficile che questo desiderio di alternanza, frustrato dal casting per le presidenziali, giudicato non all’altezza, si tramuti in un effettivo risultato negativo per Macron a causa del sistema elettorale previsto alle legislative.
Il presidente non sembra in effetti particolarmente preoccupato, e ha deciso di prendersi del tempo prima di nominare il nuovo governo, contrariamente alle aspettative. In silenzio Macron ha lavorato alla composizione delle liste elettorali del suo partito, La République en Marche!, rinominato Renaissance in una conferenza stampa il 5 maggio, ma soprattutto si è rimesso a lavoro sulle questioni europee.
La Francia è ancora titolare, fino a giugno, della presidenza di turno dell’Unione europea e, come riporta Politico, dovrà affrontare dei negoziati molto complessi con gli Stati membri che intendono portare avanti degli accordi commerciali di libero scambio con l’America latina, l’Australia e la Nuova Zelanda. Il tema è stato “sospeso” dalle elezioni francesi, perché il presidente Macron non voleva che un argomento potenzialmente esplosivo per gli agricoltori transalpini piombasse sulla campagna elettorale.
Ora la questione torna di attualità, perché, a causa della guerra in Ucraina, è evidente che l’Unione dovrà trovare nuovi partner commerciali per compensare la perdita del mercato russo, tra i primi produttori agricoli mondiali. I francesi, piuttosto protezionisti nel settore, dovranno dunque trovare il modo di costruire un consenso europeo per bilanciare le richieste degli stati membri più aperti ai trattati commerciali. Non solo: Macron volerà a Berlino questo lunedì per incontrare il cancelliere Olaf Scholz, primo viaggio all’estero dalla rielezione, per cominciare ad affrontare le questioni in agenda nei prossimi mesi. I due leader discuteranno di Ucraina, certo, ma anche di molto altro.
Come nota il settimanale Challanges, «Nulla di quello che Macron ha in mente potrà farsi senza una forte iniziativa europea. Che si parli di transizione ecologica, carbon tax da applicare alle frontiere europee, dumping fiscale, reindustrializzazione, indipendenza energetica, regolazione delle piattaforme digitali o controllo migratorio, è a livello continentale che bisogna agire».
Alcuni di questi dossier potrebbero diventare concreti già durante la presidenza francese dell’Unione, in particolare la carbon tax, discussa e approvata dai ministri delle Finanze europei il 15 marzo e ora in discussione al Parlamento europeo, e il salario minimo europeo. Naturalmente, a causa della probabile crisi economica che ci attende, un altro dossier importante sarà la revisione delle regole di bilancio europee. Parigi, come Roma, è favorevole al superamento dei parametri di Maastricht sul deficit degli Stati membri, e propensa a utilizzare il meccanismo che ha finanziato i piani di ripresa e resilienza nazionali anche per altri progetti, come la difesa. Anche qui, i negoziati non saranno affatto semplici vista la contrarietà dei paesi “frugali”.
Il 30 e 31 maggio, infine, si terrà a Bruxelles un Consiglio europeo straordinario per discutere della «sovranità strategica» dell’Unione, e della postura comune da adottare nei confronti della Russia. Sarà un momento molto importante per misurare la capacità di Macron di influenzare il dibattito continentale, in un momento di grande difficoltà della coalizione al potere in Germania e delle sempre maggiori tensioni nel governo italiano a causa delle posizioni filorusse di Lega e Movimento 5 Stelle.
In questo contesto, il presidente francese continua a essere il leader occidentale più capace di dialogare con Vladimir Putin, con cui martedì c’è stata una nuova telefonata, durata più di due ore: «Continuo a parlargli perché se non parla più con nessuno non sappiamo fino a che punto può arrivare. È la mia ossessione con lui, glielo ripeto ogni volta, perché quando entri nel ciclo della violenza, la cosa più difficile è fermarsi. Il pericolo, in questa situazione, è che si arrivi a scelte irreversibili», ha spiegato Macron in un’intervista al settimanale Le Point.
Per ora, queste discussioni non hanno prodotto grandi risultati. In attesa di eventuali aperture da parte russa, Macron sta organizzando anche una visita a Kiev per incontrare Volodymyr Zelensky; non è ancora chiaro se il presidente francese andrà da solo o insieme ad altri leader europei.