Rotte alternativeIl piano europeo per aggirare il blocco dei porti ucraini

La flotta russa nel Mar Nero limita pesantemente il commercio via mare di cereali, che vale il 20 per cento del totale delle esportazioni del Paese. L’Ue vuole facilitarne il trasporto terrestre verso gli hub baltici e rumeni

(AP/Lapresse)

Circa 40 milioni di tonnellate di cereali sono ferme nelle città portuali dell’Ucraina, la metà delle quali devono essere trasportate entro tre mesi. Il blocco operato dalla flotta russa sul Mar Nero danneggia pesantemente l’economia di Kiev, che via mare effettua il 90% delle sue esportazioni nel settore, ma anche le filiere alimentari a livello planetario, visto che il grano ucraino vale un decimo del mercato globale. Perciò la Commissione europea ha sviluppato un piano d’azione con l’obiettivo di facilitare il trasporto via terra di queste merci, che dall’Ucraina dovrebbero raggiungere in tempi brevi i porti della Romania sul Danubio o sul Mar Nero e della Polonia sul Baltico.

Corsie solidali e infrastrutture potenziate
Il piano europeo, che si articola in 20 punti, è stato presentato dalla commissaria ai Trasporti Adina Vălean, che ha insistito sulla necessità di coordinare le catene logistiche tra l’Ucraina e i Paesi europei per superare gli ingorghi e i rallentamenti sulle vie terrestri di trasporto. Agirà a doppio senso, permettendo all’Ucraina di esportare i suoi prodotti, ma anche di importare i beni di cui ha bisogno, tra cui gli aiuti umanitari europei.

«Al momento migliaia di carichi sono in attesa presso il confine ucraino: il tempo medio di permanenza è di 16 giorni, ma ad alcuni punti di frontiera si raggiungono i 30 giorni», ha spiegato la commissaria. I problemi sono diversi: lunghe procedure burocratiche per entrare nel mercato unico, carenza di personale e veicoli e deficienze infrastrutturali. Ad esempio, sulla rete ferroviaria: i vagoni ucraini non sono compatibili con la maggior parte delle ferrovie europee, cosa che comporta lunghe e dispendiose operazioni di scarico e carico delle merci.

La Commissione chiede quindi alle aziende europee di rendere disponibile in breve tempo l’equipaggiamento necessario, dai vagoni ai container. Per rendere il processo più veloce istituirà una piattaforma in cui incrociare le necessità con le capacità produttive.

Ogni Stato membro dovrà collaborare per allestire quelle che vengono definite «corsie solidali», cioè percorsi terrestri preferenziali che permettano alle merci ucraine di entrare in territorio europeo: i gestori delle reti di trasporto sono chiamati ad assicurare slot ferroviari prioritari per le esportazioni alimentari.

Un punto fondamentale della strategia riguarda il potenziamento delle infrastrutture di trasporto ucraine. Si tratterà di un’operazione complessiva su tutta la rete, come ha evidenziato la Commissaria Vălean rispondendo a una domanda de Linkiesta nella conferenza stampa di presentazione. Non ci saranno mappe con le linee da migliorare, anche perché potrebbero diventare obiettivo dei bombardamenti russi.

Gli strumenti a disposizione dell’Unione in questo senso sono il fondo Connecting Europe Facility e il Trans-European Transport Network, un programma per lo sviluppo delle rotte marittime e terrestri europee, che nell’ottica della Commissione dovrebbe coprire anche i percorsi che connettono l’Unione a Ucraina e Moldova. Per questo «allargamento» a Est sarà necessario un accordo specifico sul trasporto di merci con i due Stati, che per essere siglato necessita l’approvazione del Consiglio dell’Ue.

Controlli più elastici alle frontiere
Dalla Commissione e dagli Stati membri dovrebbero arrivare anche ulteriori garanzie assicurative per le aziende di trasporti europee, molte delle quali hanno esitato negli ultimi mesi a operare in territorio ucraino per paura di incorrere in grosse perdite economiche dovute al danneggiamento dei veicoli.

Le autorità nazionali dovrebbero pure garantire personale sufficiente a smaltire in modo rapido i controlli alle frontiere, con «il massimo grado di flessibilità per ridurre al minimo il fardello amministrativo». Un compito facilitato dal fatto che la legislazione europea non impone certificazioni fitosanitarie ai cereali importati dall’Ucraina, evidenzia la Commissione. Le ispezioni degli agenti di frontiera dovranno avvenire in modo «proporzionato» e «basato su rischi reali».

Il piano europeo potrebbe costituire una boccata d’ossigeno per le filiere agroalimentari europee, compresa quella italiana. Secondo le stime di Coldiretti, potrebbero essere sbloccati circa 30 milioni di chili di grano per la panificazione, 60 milioni di chili di olio di girasole e quasi 200 milioni di chili di mais per l’alimentazione animale.

Ma a beneficiare di questa iniziativa comunitaria saranno anche i Paesi extra-Ue: la Commissione infatti valuterà pure la capacità di stoccaggio disponibile nell’Unione e si coordinerà con i governi nazionali per indicare dove conservare temporaneamente le merci ucraine in attesa di salpare per lidi lontani. L’Ucraina è «il granaio del mondo», ha affermato la presidente della Commissione Ursula von der Leyen, e tenere le sue porte aperte sarà un vantaggio per tutto il pianeta.

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