Sono gli ultimi giorni di preparazione, messa a punto e programmazione prima del fatidico Roma Bar Show 2022. La comunicazione era partita ormai più di un anno fa, con le date già pubblicate e salvate in calendario per l’appuntamento in assoluto più atteso e chiacchierato della mixology italiana (e non solo). Nella capitale italiana – che è anche una delle capitali del bere miscelato della penisola – il Palazzo dei Congressi nel quartiere dell’EUR, si trasforma nel principale luogo di ritrovo e di confronto per tutta quella che nel settore viene definita “la industry”. Tutti gli attori del mondo beverage and hospitality – cocktail bars, bartenders, distillatori, importatori, produttori, retailers e fornitori di servizi annessi al mondo della mixology – sono diretti a Roma per il 30 e il 31 maggio.
Ma che cos’è esattamente un bar show? È letteralmente una grande esposizione del comparto miscelazione – internazionale e nazionale – dove aziende e addetti ai lavori hanno la possibilità di presentare i propri prodotti, il proprio lavoro e la propria attività, tenere seminari di formazione o aggiornamento, lanciare nuove ricettazioni e batch di prodotto, facendo assaggi e tasting guidati. Una due giorni dove oltre a fare grandissime pr, si conoscono personalmente tanti interlocutori con cui negli ultimi anni forse ci si è parlati solo in call, produttori che non si ha la possibilità di andare a visitare perché troppo lontani e che eccezionalmente espongono la loro storia e la loro filosofia in queste grandi manifestazioni. Andrea Fofi, Giuseppe Gallo, Fabio Bacchi e i fondatori del The Jerry Thomas Project – uno dei cocktail bar speakeasy più significativi a livello internazionale – non si sono inventati nulla di nuovo. Il format bar show –l’idea di un evento a cavallo tra una fiera e un festival dove liquori e distillati sono i veri protagonisti – era già presente in altre manifestazioni più o meno affini. A partire dal Bar Convent di Berlino, il Whisky Festival di Parigi, il Bar Show di Atene che sono ormai appuntamenti fissi nelle agende della maggior parte dei bartenders. Tuttavia, da bravi italiani, alla cordata romana si deve il merito di essere riusciti a creare un evento di grande respiro internazionale che non solo condensa in due giorni una innumerevole varietà di eventi / presentazioni / anteprime ma che contestualmente arriva a coinvolgere la città stessa. Già con la prima edizione, nel 2019, sorprese la quantità di utenti generici, di appassionati e consumatori che prese parte al Bar Show. Fu un successo insperato, di molto sopra le aspettative – mosso da ovvia confusione e quasi schizofrenia come ci si aspetta dai numeri zero di ogni grande evento – ma incredibilmente di successo. Ora, dopo la pandemia, si torna ancora più carichi di curiosità e buone intenzioni verso quello che tutto il settore aspetta di vedere come un vero banco di prova. Per rilanciare marchi, professionisti, attività di marketing e adv, progetti esteri, nuove tecnologie. Per testare quanto la miscelazione italiana abbia una sua voce e una sua identità nel momento in cui esce dai propri confini per rapportarsi con il resto del mondo. Un’occasione per assaggiare il lavoro di tanti colleghi internazionali – trovate sul sito del Roma bar show un calendario incredibilmente fitto di guest shift sparse per la città – , incontrare guru della saggistica di settore e perdersi negli assaggi. Non ci resta che pregustare l’attesa, godendosi il viaggio, e ridarsi appuntamento tra una settimana per tirare le somme e raccontare che cosa è stato. Se ne riparla dopo il Roma Bar Show.