Instabilità mediterraneaLa rottura tra Turchia e Grecia è un problema per la Nato

Erdoğan ha rimosso Mitsotakis dalla sua agenda, annullando anche l’incontro programmato per quest’anno: una nuova fase di tensione tra due Paesi dell’Alleanza atlantica che potrebbe avere ripercussioni gravi su Svezia e Finlandia, su Cipro, e ovviamente sulle storiche dispute tra Ankara e Atene

AP/Lapresse

«Per me non esiste più alcun Mitsotakis». Con queste parole, il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan ha interrotto ogni comunicazione diretta con il premier greco, annullando di fatto anche l’incontro programmato per quest’anno. Momenti di tensione tra i due Paesi non sono mancati in passato, ma la guerra in Ucraina aveva momentaneamente costretto Grecia e Turchia, entrambi membri della Nato, a mettere da parte la controversia legata al Mediterraneo e alla sovranità su alcune isole greche per concentrarsi sulla minaccia russa.

Pochi mesi dopo lo scoppio del conflitto i rapporti tra i due Paesi sono tornati più tesi di prima e rischiano di influire negativamente anche sull’entrata di Svezia e Finlandia nell’Alleanza atlantica.

Atene contro Ankara
Le dichiarazioni di Erdoğan contro il premier greco sono arrivate pochi giorni dopo la visita di Kyriakos Mitsotakis negli Stati Uniti. Il primo ministro ellenico si è recato in America per rafforzare la cooperazione militare con Washington e per segnalare la volontà di acquistare gli F-35, caccia di quinta generazione che anche la Turchia vorrebbe nel proprio arsenale.

Proprio su questo punto si è concentrato il discorso al Congresso del leader greco, preoccupato da un possibile rafforzamento delle capacità militari di Ankara, che con la sua assertività minaccia da tempo gli interessi ellenici nel Mediterraneo.

«L’ultima cosa di cui la Nato ha bisogno nel momento in cui siamo impegnati ad aiutare l’Ucraina contro l’aggressione russa è un’altra fonte di instabilità nel Mediterraneo orientale», ha detto Mitsotakis, riferendosi in maniera nemmeno troppo velata alla Turchia. Il premier ha anche richiamato l’attenzione sulla violazione dello spazio aereo greco da parte degli aerei militari turchi, che in un solo giorno hanno sorvolato per ben 125 volte le isole elleniche senza l’autorizzazione di Atene.

La Grecia dunque sta portando avanti un’operazione di lobbying per evitare che gli Stati Uniti vendano ad Ankara altri F-16 e i kit per l’ammodernamento di quelli già in dotazione alla flotta aerea turca, richiesta avanzata da tempo dalla Turchia.

In realtà, il presidente Erdoğan punterebbe al reinserimento del suo Paese nel programma degli F-35, dal quale è stato escluso a seguito dell’acquisto del sistema di difesa S-400 di fabbricazione russa. Ma sembra disposto ad accontentarsi di maggiori concessioni sul fronte degli F-16. Almeno per il momento.

Le conseguenze per Finlandia e Svezia
Lo scontro sui jet americani ha segnato un nuovo momento di tensione nei rapporti tra Grecia e Turchia, ma rischia di avere ripercussioni anche sulla Nato. La decisione di Erdoğan di bloccare la richiesta di adesione all’Alleanza atlantica di Svezia e Finlandia ha creato una frattura nell’organizzazione e sta mettendo in difficoltà gli Stati Uniti, da cui dipende in buona parte la risoluzione del problema.

In cambio del suo assenso all’allargamento della Nato, la Turchia punta a ottenere il via libera del Congresso americano alla vendita dei kit di ammodernamento degli F-16 e di nuovi jet, oltre alla fine dell’embargo militare imposto tanto dagli Stati Uniti quanto da altri Paesi europei. Ma se le richieste della Turchia erano già state accolte con scetticismo da una parte della politica americana, dopo il discorso di Mitsotakis la questione sembra di ancor più difficile risoluzione.

Un eventuale no del Congresso finirebbe con il complicare i rapporti tra Erdoğan e Biden, con il rischio che il presidente turco ritorni ad avvicinarsi alla Russia. Una scelta che romperebbe il fronte più o meno compatto della Nato avvantaggiando invece Mosca, che avrebbe tutto da guadagnare da una spaccatura nell’Alleanza mentre prosegue con l’invasione dell’Ucraina. In un simile scenario, è possibile anche immaginare che la Russia faccia qualche concessione ad Ankara sul fronte siriano, a discapito ancora una volta dei curdi del Rojava, nuovamente sotto minaccia di un nuovo attacco.

Cipro e il Mediterraneo
L’interruzione delle comunicazioni tra Erdoğan e Mitsotakis interessa anche Cipro. I due capi di Stato hanno intrapreso un percorso diplomatico per trovare un accordo sul futuro dell’isola, divisa in due dal 1974, e si sarebbero dovuti incontrare di nuovo nei prossimi mesi per discutere della questione cipriota. In realtà i risultati finora raggiunti sono stati di ben poco conto, ma questo ennesimo momento di tensione non fa che rendere ancora più complicata la risoluzione per vie diplomatiche della storica contesa tra Grecia e Turchia.

Tra l’altro, la rottura tra i due leader arriva in contemporanea con l’avvio di nuove perforazioni esplorative per la ricerca di gas nella zona economica esclusiva della Repubblica di Cipro da parte del consorzio Eni Cyprus Limited e Total Energies EP Cyprus BV. Un’operazione che va contro i piani di Erdoğan di trasformare la Turchia in un hub regionale del gas e che non tiene conto delle rimostranze espresse in passato da Ankara, che contesta la sovranità greco-cipriota delle acque in cui si trovano i giacimenti e da cui dovrebbe passare anche il gasdotto EastMed.

La cancellazione del nome di Mitsotakis dall’agenda di Erdoğan avrà non poche ripercussioni nel Mediterraneo e nella Nato, e ricucire in breve tempo questo ennesimo strappo non sarà semplice.

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