SalutismiL’happy hour si rimette in forma

Cocktail a basso contenuto di alcol e finger food pensati per chi pratica sport o segue un regime alimentare specifico. La nuova moda si chiama aperi-fit

Potrebbe essere la versione aggiornata, adulta e “modaiola” della classica punizione che ha accompagnato l’educazione di bambini e adolescenti fino a qualche generazione fa. Reminiscenze a parte, oggi questo monito riassume piuttosto la privazione che si autoimpongono sportivi, fitness addicted o, semplicemente, coloro che sono più attenti alla linea e all’alimentazione equilibrata, costretti a rinunciare a quello che, fino a non molto tempo fa, è stato univocamente considerato un pasto tutt’altro che salutare, tradizionalmente a base di alcolici (anche “super”) e stuzzichini con tutte le prerogative per rientrare a pieno titolo nella categoria junk food.

Un rituale antico…
L’aperitivo come oggi lo conosciamo (bandito il termine “apericena” che pure lo descrive benissimo!) non ha nulla a che vedere con il rito secolare in uso già presso gli Antichi Greci e Romani, che consumavano un composto di vino e miele come “pre-pasto medicamentoso” per stimolare l’appetito, né con l’appuntamento serale in voga dal 1786, quando Antonio Benedetto Carpano inventò il Vermouth, il primo cocktail a base di vino bianco, assenzio, erbe e spezie, e iniziò a servirlo accompagnato da olive e salatini.
E neppure ha mantenuto il format originario dell’happy hour del mondo anglosassone, dove l’“ora felice” fu inventata intorno alla metà del XX secolo come strategia di marketing adottata da alcuni bar per invogliare gli operai a fermarsi a bere a prezzo scontato al termine dell’orario di lavoro per una sola ora (dalle 17 alle 18 o dalle 18 alle 19).

… ma sempre attuale
Nel tempo l’aperitivo si è trasformato in un’occasione di convivialità flessibile e informale, molto amata soprattutto dai giovani. È un must della bella stagione, quando le giornate più lunghe e il clima serale più mite invogliano a uscire e trascorrere qualche ora all’aperto in compagnia, mangiando e bevendo qualcosa con gli amici, ma senza l’ingessatura di una cena al ristorante.

Sempre più locali hanno adeguato la loro offerta a questo trend di consumo, offrendo in determinate fasce orarie (di solito tra le 18 e le 21) una sorta di “menù a prezzo fisso” in cui, in sostanza, il pagamento della bevanda (cocktail, boccale di birra o calice di vino) dà diritto d’accesso anche al cibo.

Democratico, ma non per tutti
Grazie alla progressiva dilatazione oraria, al menù vario e ricco (spesso servito a buffet) e al prezzo contenuto, l’aperitivo si è trasformato in un format di ristorazione idealmente accessibile a chiunque. Con l’eccezione di sportivi e salutisti, di chi è a dieta o adotta un particolare stile alimentare (vegetariano o vegano), per i quali l’happy hour spesso non ha nulla di “happy”, ma resta un territorio off limits.

E anche se i ristoratori mostrano una crescente consapevolezza e sensibilità nei confronti di queste categorie (sempre più numerose) di clienti, nella maggior parte dei casi il tentativo di andare incontro alle loro esigenze si traduce tutt’al più nel proporre qualche ortaggio crudo in pinzimonio o un vassoio di pallido cous cous con verdure. Il tutto magari accompagnato da cocktail in versione “Virgin”, in cui però l’assenza di superalcolici (alimenti notoriamente a “calorie vuote”, cioè non nutritive) è compensata dall’uso di un’elevata quantità di sciroppi zuccherati o ingredienti ricchi di grassi (come il cocco), che trasformano ogni singolo bicchiere in un attentato alla salute e alla linea.

Verso una mixology più healty? Si può
Eppure una vera svolta in direzione di un aperitivo più healty è possibile, e sembra prendere forma proprio a partire dal mondo della mixology. Merito di appassionati, giovani bartender che si impegnano ad assecondare le tendenza (le esigenze e i gusti) dei loro coetanei, spesso traendo ispirazione da esperienze vissute sulla propria pelle. Nascono così progetti di ricerca applicati al mondo dei cocktail, che portano ingredienti nuovi dietro al bancone ma che strizzano anche l’occhio al mondo del finger food, attraverso lo studio di abbinamenti ad hoc tra bevande e ricette bilanciate capaci di accompagnarle senza mandare alle ortiche giorni di dieta e di allenamento in palestra.

Novità già in vista, da Milano in giù
Un esempio tangibile e già attuale di questa tendenza dell’happy hour di nuova generazione è Aperi-fit. A idearlo è stato Gianluca Franzoso, un giovane e sportivo allievo della Mixology Academy di Milano, che ha inventato un nuovo format di aperitivo dopo aver sperimentato in prima persona la difficoltà di uscire a bere un bicchiere con gli amici senza pagare le conseguenze degli inevitabili “sgarri” (alimentari e alcolici) compiuti in una sola serata.

Per questo ha pensato a veri e propri percorsi ad hoc per chi segue un regime alimentare specifico, proponendo serate di “aperitivo a tema” (mediterraneo, paleo, cheto, veg), attraverso l’abbinamento tra cocktail davvero salutari e finger food studiati in modo da apportare tutti i nutrienti necessari alla salute dello sportivo senza eccessi.

Cocktail e finger “fit”
I cocktail “Aperi-fit” sono low alcol (o persino analcoliche), a base di distillati analcolici o alcolici bianchi (senza zuccheri né coloranti), infusi e tè (come quello verde Kukicha biologico) estratti e spremute di frutta fresca o bevande fermentate prebiotiche (come il Kombucha). In più sono dolcificati con stevia, eritritolo e altri dolcificanti naturali acalorici, acqua tonica “zero” e abbinati con oli essenziali di fiori, erbe e spezie che incrementano le proprietà benefiche degli ingredienti.

Alcuni esempi sono il Beetlejuice (con estratto di barbabietola, acqua di cocco, basilico, lime, vodka), l’Esotico (con estratto di ananas o melone cantalupo, avocado, lime, miele millefiori, angostura, Rum bianco e fiori eduli), il Confettura di Margarita (con distillato analcolico, Tequila, confettura di arancia senza zucchero, lime, albumina, arancia essiccata e guarnizione di semi di sesamo tostati) e il Floreal analcolico (con infuso di lampone e ribes rosso, centrifugato di pompelmo e cetriolo, acqua tonica zero e menta).

E per gli abbinamenti non mancano tapas o mini-poke bilanciate sia nelle quantità sia negli ingredienti mixati in modo diverso a seconda del “tema” dell’aperitivo: dal pane proteico ai cereali integrali, dalle creme di legumi e verdure alle salse etniche in versione light, dalle verdure alle proteine magre (crude o cotte), passando per frutta secca e spezie.

Insomma, forse in un futuro non troppo lontano, potremo davvero concederci qualche extra senza sensi di colpa e ritrovare forma e salute nello shaker (e dintorni)….

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